Fino a ora abbiamo considerato come la sapienza sia capace di coinvolgere profondamente l’uomo, a partire dal suo centro, il cuore, ed estendendosi a tutta la sua esperienza vitale. Ma una qualità di tale importanza per la vita umana, è data a tutti o appartiene solo a chi è capace di svilupparla?
A differenza della sapienza intesa come conoscenza e abilità di sottile ragionamento, accessibile solo a chi è particolarmente dotato e ha la possibilità di sottoporsi a un lungo periodo di formazione, la sapienza biblica è un dono di Dio e quindi accessibile a tutti, come testimoniano tanti passi biblici, tra i quali i libri della Sapienza 6,12, e dei Proverbi 1,20-21 e 8,2-3, dove “donna sapienza” grida a tutti nelle piazze e non parla nel segreto solo per pochi eletti.
Come ogni dono divino, va però accettato nella libertà, cosa possibile solo se si coltiva una relazione con Dio nella preghiera. Così ci insegna un testo molto suggestivo, sempre dal libro della Sapienza (9,17), che contiene una bellissima preghiera in cui Salomone chiede il dono della sapienza, unica mediatrice tra Dio e l’uomo, capace di portare alla conoscenza della volontà di Dio.
La sapienza è dunque la via privilegiata con la quale Dio si apre all’uomo. Essa non è solo dono di Dio ma è Dio stesso che si dona. Non stupisce quindi che il nuovo testamento rilegga la sapienza come il Signore Gesù che viene nel mondo e si dona agli uomini.
Pensando infine al nostro san Paolo e, specificamente, a 1Corinzi 2,6, la Sapienza che porta alla perfezione e che “non è di questo mondo” è “Cristo crocifisso, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro, Giudei o Greci, che sono chiamati, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,23b-24).

Stefano Maria

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