Palla da biliardo ovvero l’indeterminazione nella vita di tutti i giorni. Immaginate un tavolo da biliardo. Immaginate di essere ciechi. Immaginate che sul tavolo ci sia una palla da biliardo e che qualcuno vi chieda di dirgli esattamente la posizione di questa palla sul tavolo. Come fareste? La soluzione più semplice è quella di utilizzare proprio una stecca da biliardo. Tramite la stecca si può pensare di “sondare” il tavolo finché la stecca non tocca la pallina. Proprio quando c’è il contatto avete l’informazione sulla posizione della pallina. Tuttavia nel processo di misura, voi urtate la pallina giusto? Avendola urtata, questa si muoverà dalla sua posizione di partenza. Ciò significa che per conoscere la posizione della pallina, voi perdete completamente informazione sulla velocità della pallina. L’esperimento può essere condotto al contrario pensando di misurare la velocità della pallina ma si scopre che anche in questo caso si perde informazione sulla posizione. Velocità e posizione della pallina non possono essere misurate contemporaneamente con infinita precisione. Ciò ci insegna che la conoscenza dell’uomo ha un limite. Non è colpa degli strumenti che usiamo per misurare la natura, ma è qualcosa che riguarda la natura stessa. Questo fatto prende il nome di “principio di indeterminazione” e fu formalizzato da Werner Heisenberg nel 1927 generando un certo sgomento nella comunità scientifica, perché per la prima volta ci si è imbattuti contro un limite della nostra conoscenza che non può essere superato. A mio parere questo principio va oltre all’aspetto puramente fisico ma riguarda la nostra quotidianità. Mi riferisco al fatto che ognuno di noi vuole avere sempre il controllo, sulle proprie scelte, sulle proprie emozioni e sulle proprie idee. Eppure proprio la natura ci insegna che non è sempre possibile. Prima o poi tutti sono costretti ad affrontare questa realtà, che è difficile da accettare. Crescere significa anche questo, abituarsi all’idea di non avere sempre il controllo. Che per quanto si viva una vita sana ci si può ammalare, che per quanto una persona sia buona possa anch’essa sbagliare, oppure vivere una vita di stenti solo perché nata nella nazione sbagliata al momento sbagliato. Le persone religiose sono inclini a pensare che ciò che succede faccia comunque parte di un “disegno” più grande. Le persone meno religione attribuiscono tutto ciò al caso. Il punto è che non abbiamo sempre il controllo sulle nostre vite e questo fatto va accettato con serenità perché non si può fare altrimenti. Roberto Nava

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