Cari amici,
vi proponiamo alcune schede di presentazione dell’Enciclica Laudato sì di papa Francesco, sono il frutto del KampiVeror 2015 a Milot; le stesse schede sono tradotte in portoghese per i nostri amici latino americani.
augurandoci possano permettere un buon dibattito, auguriamo buona lettura.

Scheda 1,
presentazione dell’enciclica Laudato si, 24 maggio 2015

Un mondo fragile, con un essere umano al quale Dio ne affida la cura, interpella la nostra intelligenza per riconoscere come dovremmo orientare, coltivare e limitare il nostro potere (78).

Questo l’obiettivo della II enciclica di papa Francesco (Evangelium gaudi).
Cos’è un’enciclica?
Un documento ufficiale del vescovo di Roma e pontefice della Chiesa in cui è espresso un insegnamento autorevole e quasi del tutto vincolante per i fedeli.
Siamo di fronte a una enciclica sociale, non la prima:
Rerum novarum, Pacem in terris, Octogesima adveniens*, Populorum progressio, Sollecitudo res socialis, Centesimus annus, Laudato sì.
Perché un’enciclica sull’ecologia?
Il mondo è un dono di Dio, di cui l’uomo è parte, ma parte responsabile.
Ecologia non significa un’irenica – giusta – attenzione al mondo (siamo più attenti a un gatto sulla strada che a un uomo!), ma una responsabilità dell’uomo verso l’universo.
L’uomo, infatti, è custode – seppur peccatore – del creato!
Non si può parlare dell’universo senza parlare dell’uomo e viceversa. (160) «Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra». (21) «I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi».
L’enciclica si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, ma non rinuncia a presentare il proprio punto di vista, la propria prospettiva antropologica cristiana, non per imporla bensì perché non si può ragionare senza punti di riferimento o facendo finta che esistano solo valori neutri o trasversali. D’altra parte la testimonianza di san Francesco (11) «mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano».
A questo proposito l’indice dell’enciclica ci spiega bene anche il metodo di lavoro proprio di papa Francesco. (16) «Ogni capitolo, sebbene abbia una sua tematica propria e una metodologia specifica, riprende a sua volta, da una nuova prospettiva, questioni importanti affrontate nei capitoli precedenti questo riguarda specialmente alcuni assi portanti che attraversano tutta l’Enciclica. Per esempio: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alla forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita».
Ma l’obiettivo reale dal quale non possiamo prescindere è quello di «puntare specialmente sulle necessità dei poveri, deboli e vulnerabili, in un dibattito spesso dominato dagli interessi più potenti. Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana. Non sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, e per ciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza» (52).

Domande:
cosa pensate voi di questa proposta di enciclica?
Per il vostro grado di fede: ha senso parlare di ciò come cristiani?
Quanto la fede vi aiuta ad avere un approccio responsabile verso il creato?
Quanto il creato vi avvicina a Dio?
«Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà… Per questo chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza» (12).
Anche il nostro Fondatore parla del creato come primo libro che racconta il piano salvifico di Dio.
Quanto pensi la questione ecologica si possa affrontare?

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