2016 gennaio 01

Sorelle e fratelli
al termine di un anno siamo chiamati da Dio a ringraziarlo per questo tempo che ci è stato donato, ma anche a verificare come lo abbiamo vissuto.
All’inizio di un anno siamo invitati a prenderci i giusti impegni per viverlo come Dio chiede a tutti noi credenti.
Le letture di oggi ci invitano a riflettere sulla pienezza del tempo che ci è stata donata, una pienezza ottenuta grazie alla responsabilità di Maria che non è rimasta indifferente alla chiamata di Dio. Maria ci insegna che per accogliere Dio non è sufficiente pregare un poco di più, stare un po’ di più in chiesa e poi restare indifferenti al mondo circostante. Maria ci insegna a prenderci le nostre responsabilità per costruire la giustizia e la pace. Maria, la benedetta fra le donne, ci insegna che la benedizione ricevuta da Dio non è un bene personale, bensì un bene da condividere. Abbiamo bisogno, anzi è un dovere di tutti noi chiedere a Maria di insegnarci a vivere il tempo in modo pieno, a pregare per testimoniare, a benedire come lei ha benedetto il suo tempo e il nostro, a condividere con gli altri il dono del Salvatore (questo è il significato del nome Gesù).
Come possiamo lasciarci interpellare da Maria? Leggendo insieme alcuni passaggi del messaggio per la pace che papa Francesco ha scritto per tutti gli uomini che Dio ama e cercando, ognuno di prendersi l’impegno che papa Francesco ci chiede.

Vinci l’indifferenza e conquista la pace (2016)
http://m.vatican.va/content/francescomobile/it/messages/peace/documents/papa-francesco_20151208_messaggio-xlix-giornata-mondiale-pace-2016.html

1. Dio non è indifferente! A Dio importa dell’umanità, Dio non l’abbandona! Non perdiamo, infatti, la speranza che il 2016 ci veda tutti fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Sì, quest’ultima è dono di Dio e opera degli uomini. La pace è dono di Dio, ma affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo.
Dobbiamo vincere l’indifferenza e conquistare la pace.
La prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. È questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico. L’uomo pensa di essere l’autore di sé stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conseguenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a sé stesso, e pretende di avere solo diritti.
La seconda forma d’indifferenza è nei confronti del prossimo e assume diversi volti. C’è chi è ben informato, ascolta la radio, legge i giornali o assiste a programmi televisivi, ma lo fa in maniera tiepida, quasi in una condizione di assuefazione: queste persone conoscono vagamente i drammi che affliggono l’umanità ma non si sentono coinvolte, non vivono la compassione. Questo è l’atteggiamento di chi sa, ma tiene lo sguardo, il pensiero e l’azione rivolti a se stesso
La forma di indifferenza verso il prossimo si manifesta anche come mancanza di attenzione verso la realtà circostante, specialmente quella più lontana. Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente.
Infine, viviamo in una casa comune, la terra, il creato intero. L’inquinamento delle acque e dell’aria, lo sfruttamento indiscriminato delle foreste, la distruzione dell’ambiente, sono sovente frutto dell’indifferenza dell’uomo verso gli altri, perché tutto è in relazione. Come anche il comportamento dell’uomo con gli animali influisce sulle sue relazioni con gli altri, per non parlare di chi si permette di fare altrove quello che non osa fare in casa propria.
In questi ed in altri casi, l’indifferenza provoca soprattutto chiusura e disimpegno, e così finisce per contribuire all’assenza di pace con Dio, con il prossimo e con il creato.
Per vincere l’indifferenza siamo chiamati a coltivare la misericordia o, detto con un termine più moderno, la solidarietà.
Così, anche noi siamo chiamati a fare dell’amore, della compassione, della misericordia e della solidarietà un vero programma di vita, uno stile di comportamento nelle nostre relazioni gli uni con gli altri. Ciò richiede la conversione del cuore: che cioè la grazia di Dio trasformi il nostro cuore di pietra in un cuore di carne (cfr Ez 36,26), capace di aprirsi agli altri con autentica solidarietà. Questa, infatti, è molto più che un «sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane». La solidarietà «è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti», perché la compassione scaturisce dalla fraternità.
8. Nello spirito del Giubileo della Misericordia, ciascuno è chiamato a riconoscere come l’indifferenza si manifesta nella propria vita e ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la realtà in cui vive, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall’ambiente di lavoro.
Affido queste riflessioni, insieme con i migliori auspici per il nuovo anno, all’intercessione di Maria Santissima, Madre premurosa per i bisogni dell’umanità, affinché ci ottenga dal suo Figlio Gesù, Principe della Pace, l’esaudimento delle nostre suppliche e la benedizione del nostro impegno quotidiano per un mondo fraterno e solidale.

E tu quale impegno contro l’indifferenza per questo anno 2016?
Puoi condividerlo con noi?

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