10 passi in 45 minuti!

Dopo la seconda GMG posso dire con convinzione che si tratta di un’esperienza fantastica. Un’occasione per rinforzare la fede, per viverla non come un qualcosa limitato alla propria sfera personale, ma da condividere.
Esperienze come la GMG ti aiutano a togliere i paraocchi, entrando in contatto con altre comunità, usi e stili di vita; insegnano ad adattarti a situazioni anche scomode a diventare più plastico e capace di ristabilire un proprio equilibrio diverso dal quotidiano. Tutto ciò si chiama responsabilità, conoscenza di se stessi. Questo è ciò che più di tutto ho provato quest’anno: più uno si conosce più si rinforza e impara a non farsi trascinare da tutti gli stimoli e gli impulsi di un’economia che ci vuole solo consumatori bisogna essere forti.
Ammetto che dopo aver finito gli esami, l’ultima cosa che avrei voluto fare era ritrovarmi a camminare sotto un sole cuocente, senza acqua e facendo 10 passi in 45min per arrivare al Campo della Veglia, a fare file immense per prendere il “cibo” distribuito o andare in bagno. Però durante tutte queste file ho ragionato molto, ho pensato a come è importante alcune volte concentrarsi su ogni singolo passo, e non pensare alla meta finale perché ti scoraggia, perché pensi subito che sia impossibile mentre, ma se pensi a fare un passo alla volta, senti meno fatica, eviti lo sforzo di pensare che non sia possibile e ti focalizzi solo nel fare quel passetto in più che ti avvicina alla meta.
È importante secondo me avere momenti di riflessione personale durante esperienze di questo genere, prendersi dei momenti per pensare a quel che si è fatto e far il punto di cosa si è imparato, andando oltre i pensieri scontati come quello della difficoltà. Per esempio la grossa difficoltà della GMG di quest’anno è stata il compiere la camminata per arrivare al Campo della Veglia durata 5/6 ore sotto un sole cuocente senza avere acqua a disposizione… Ma nelle situazioni di questo tipo bisogna andare più in fondo e cercare un insegnamento di vita, solo così possiamo trasformarle in occasioni per crescere, per diventare più saggi, più felici perché liberi da pensieri come quello della fatica che ci rende schiavi della comodità per paura della sofferenza.
Voglio ricordare anche una domanda che il Papa ha fatto a noi giovani: siete “giovani da divano?” Per esperienza so che è semplice tornare a casa stanchi e sdraiarci sul divano cercando in lui conforto, e riparo dalle fatiche quotidiane… ma il divano è un “falso amico”, dà un conforto momentaneo ma non la forza per vincere la tua stanchezza, la voglia di non arrenderti. Solo il Signore ti dà la forza, per questo è a Lui che dobbiamo rivolgerci nei momenti di debolezza, Lui ci darà la forza per reagire.
“Yes my Lord, you that I love you” con questo ritornello cantato in tutte le lingue sintetizzo la GMG2016 e concludo queste brevi riflessioni.

Chiara L., Roma, Oratorio del Granicolo

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