Who’s that guy?
Non si arrabbierà Madonna, la cantante, se approfittiamo del titolo di una sua famosa canzone generalizzando in un più generico ragazzo per introdurre il nostro ragionare sui giovani e i giovani e la Chiesa oggi.
Questa domanda infatti è ben presente in questo anno di riflessione e preparazione del prossimo sinodo per i giovani, I giovani, la fede e il discernimento vocazionaleche interpella molte diocesi e, forse un po’ meno, la nostra Congregazione.
La risposta non chiede fare chissà che o di partecipare a eventi particolari, anche se le diverse diocesi non mancano di proposte, ma almeno di mantenere vive la preghiera e alcune piste di riflessione. Sarebbe questo già un bel contributo per crescere con le nuove generazioni e far si che non debbano essere “una parte di Chiesa che manca” nella compagine della nostra azione pastorale.
Preoccupati di “non far mancare questa parte di Chiesa” così necessaria noi di GiovaniBarnabiti abbiamo proposto ad alcuni giovani vicini e lontani il nostro recente articolo rimanere sulla poltrona http://giovanibarnabiti.it/2018/04/28/rimanere-sulla-poltrona/ ) chiedendone un commento. Ne sono nati spunti brevi o più articolati che volentieri pubblichiamo per voi lettori di seguito e nei prossimi post.

  1. Luigi, Roma

Cambiare, tentare e provare, anche rischiando, sono la base del cambiamento.
Ma da sempre l’uomo ha paura di lasciare le poche sicurezze che ha, preferendo rimanere nelle proprie piccole comodità.

2. Bianca, Firenze

La paura di tuffarsi dal trampolino perché si è soli esiste ed è meglio, a volte, rimanere fermi per evitare di tuffarsi e farsi male. Però dà speranza percepire una Chiesa che si è accorta di questa paura di molti giovani e sta cercando di salire sul nostro trampolino per aiutarci a tuffarci nella vita.

3. Erika, Roma

Stare fermi, immobili su una poltrona, non è una cosa per me: preferisco i trampolini. È un tema interessante che chiede tempo per scriverne, preferisco operare!

4. Riccardo, Monza

È facile travisare il concetto di rimanere, come dici tu, e cadere in una sorta di immobilismo, ma si rischia anche di buttarsi troppo.
Sento tutto ciò in prima persona perché sto ricevendo una serie di proposte molto interessanti in ambiti diversi (sia universitari che nel mio giro di musicisti) e sono tentato di accettare tutto e cercare di conciliarlo con gli impegni che ho già. Il risultato potrebbe essere ottimo, ma anche pessimo e non fare nulla bene.
Quello che servirebbe è forse una guida che aiuti a capire come comportarsi in queste situazioni, a scegliere, a capire a quanto equivalga il “quanto basta” riguardo il trampolino da cui tuffarsi.
Non solo nella Chiesa, anche in Uni[versità] è difficile trovare una guida che possa “crescere con te”. Quindi forse il rimanere sulla poltrona è anche un meccanismo di difesa, per evitare di buttarsi troppo, perché non si capisce effettivamente quando si raggiunga questo troppo.