Lasciarsi mettere in discussione

Lasciarsi mettere in discussione

Riprendiamo alcune idee che il segretario generale del Sinodo dei vescovi ha rilasciato a Piacenza in vista dell’incontro dei giovani in preparazione dell’assemblea che si terrà in ottobre.
Dall’Osservatore Romano 14 marzo 2018
Accompagnare i giovani nel percorso di vita è «un’esperienza affascinante», ma per farlo occorre lasciarsi mettere in discussione da loro e dalle varie sfide quotidiane che essi affrontano. Lo ha sottolineato il cardinale Lorenzo Baldisseri intervenendo alla giornata di incontro e ascolto per educatori e giovani sul tema «Il vento favorevole. Da un incontro simpatico con Cristo verso il Sinodo dei giovani 2018», promossa sabato 10 marzo a Piacenza dall’associazione comunità Papa Giovanni XXIII.
I giovani, ha spiegato il segretario generale del Sinodo dei vescovi, non «chiedono solo di avere qualcuno vicino che li aiuti a superare i loro momenti difficili o il loro senso di vuoto». In base all’esperienza comune, «molti di loro esprimono il bisogno e il desiderio di essere accompagnati in un processo di discernimento che li aiuti a trovare la loro “strada nella vita”». Il cardinale ha poi riproposto i tre verbi che nella Evangelii gaudium «caratterizzano il percorso di discernimento: riconoscere, interpretare e scegliere». Essi forniscono delle valide indicazioni per delineare un itinerario adatto di accompagnamento dei giovani.
Un itinerario che può essere sintetizzato in tre compiti fondamentali. In primo luogo, «illuminare il percorso personale di riconoscimento di ciò che avviene nel loro mondo interiore». Illuminare vuol dire «accendere la luce perché il giovane veda come il Signore opera nel profondo del suo cuore». Non significa, quindi, «pretendere di vedere al suo posto né di avere la soluzione pronta per ogni circostanza». Anzi, è addirittura controproducente pensare «di aver capito tutto e di doverlo solo spiegare chiaramente». È illusorio, infatti, pensare «di avere la risposta pronta per ogni cosa», quasi che si trattasse «di applicare alla vita concreta di un’altra persona una lezione imparata a memoria o uno spartito che si ripete sempre uguale nonostante la sonata sia diversa».
Il secondo compito è fornire gli elementi fondamentali affinché i giovani «sappiano interpretare in maniera esatta ciò che imparano a riconoscere dentro di sé». Il porpora- to ha fatto notare come all’interno dell’uomo sono presenti «desideri diversificati e prospettive affascinanti, ma spesso incompatibili tra loro». Occorre allora «interpretare bene ciò che si affaccia alla coscienza, in maniera da individuarne l’origine e comprenderne le conseguenze». Questo passo, ha aggiunto, prepara quello successivo, che è anche quello decisivo: lo scegliere.
Il terzo compito, quindi, è quello di «sostenere i giovani nella scelta che scoprono essere la volontà di Dio sulla loro vita», quella che «incarna la realizzazione autentica di se stessi». Con la consapevolezza che sostenere non vuole dire «decidere al loro posto». Tenendo presente questa prospettiva, diviene chiaro a tutti l’importanza che assume la persona dell’accompagnatore. «Il suo — ha sottolineato il cardinale — è un ruolo strategico, delicato e impegnativo», che richiede «un’attenzione e una preparazione particolari» basate «sulla necessità di seri percorsi di formazione». Questo perché è in gioco la «crescita dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani che ci vengono affidati e con i quali siamo in contatto». Perciò l’accompagnatore deve essere ben consapevole che «uno dei suoi obiettivi principali è quello di favorire una sana autonomia decisionale nel giovane che accompagna».

Giovani a Roma per i giovani

Sinodo dei Giovani in movimento.
In occasione del prossimo incontro dei delegati giovani dal mondo a Roma in preparazione al Sinodo sui Giovani nell’ottobre 2018, i nostri JuZacc Beatrice, Tommaso e Maura, hanno intervistato Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, membro del Consiglio del Sinodo dei Vescovi per l’Italia.

  1. La Chiesa sta preparando un Sinodo per i giovani: ci dice in poche parole quali le sue percezioni a proposito?

La scelta di Papa Francesco di dedicare un’assemblea sinodale di Vescovi rappresentanti di tutto il mondo al tema “i giovani, la fede e il discernimento vocazionale” da una parte è in continuità con le due assemblee sinodali dedicate alla famiglia, grembo vitale in cui i giovani crescono e maturano le scelte della loro vita, dall’altra mette in evidenza come i giovani debbano essere al centro della nostra attenzione e delle nostre cure perché sono il futuro del mondo. Anche per questo, il Papa desidera che i giovani siano protagonisti attivi del prossimo Sinodo, attraverso tappe e forme di partecipazione articolate, di cui una prima è stata il questionario on line rivolto ai giovani di tutto il mondo, anche non cristiani, e un’altra importante sarà l’incontro imminente a Roma di giovani provenienti da tutto il mondo, promosso dalla Segreteria Generale del Sinodo, per approfondire i temi dell’assemblea di ottobre.

  1. Forse la Chiesa potrebbe organizzare iniziative che siano più vicine ai giovani per conquistare, dapprima, la loro fiducia e simpatia e, solo poi, alzare l’asticella per penetrare maggiormente in loro e correggere i punti ritenuti critici. È d’accordo? Quali sono, secondo lei, le strade migliori per arrivare ai giovani più efficacemente?

La strada fondamentale è amare i giovani in maniera disinteressata per comunicare loro la bellezza di Dio e la gioia del Vangelo di Gesù. A tal fine è necessario che i giovani si sentano presi sul serio, ascoltati e resi protagonisti dei cammini di riflessione che li riguardano. Dalla mia esperienza di pastore risulta chiaro che i giovani sono portatori di domende vere e di ricchezze interiori molto più di quello che a volte si fa apparire nei “media” o si ritiene da parte di osservatori troppo poco vicini al loro desiderio di vita piena e vera.

 

  1. Come mai la Chiesa non ha optato per l’utilizzo di canali comunicativi che siano il più possibile efficienti ai fini di una pubblicizzazione più incisiva riguardo al sinodo, a ciò che questo rappresenta e quali sono le ragioni che hanno fatto si che venga posto in essere?

Mi sembra che l’uso ampio della rete, col questionario on line, e il coinvolgimento delle comunità cristiane di tutto il mondo smentiscano quanto asserito nella domanda. Naturalmente, l’impegno e l’attenzione verso i giovani e l’ascolto delle loro proposte potrà variare da contesto e contesto, ma certamente non ci sarà senza una convinta adesione al progetto di attenzione e amore ai giovani che ha spinto Papa Francesco a volere il prossimo Sinodo.

  1. Lei identifica la “memoria” nelle radici della propria cultura, sostenendo che il principale fattore che affligge i giovani sia la perdita della “memoria”. Quali sono i possibili rimedi e quali le possibili soluzioni per ricucire tale “strappo”?

Togliere a una persona o a un popolo la sua memoria significa togliere ad essi le radici su cui solo l’albero della vita può crescere e dare frutto. Perciò è importante ascoltare, discernere, accompagnare e integrare i giovani senza mai sradicarli dal loro contesto vitale, ed anzi aiutandoli a scoprire tutta la bellezza della tradizione vivente in cui la loro avventura umana viene a inserirsi. Questo vale in particolare per la trasmissione della fede, che deve far tesoro della ricchezza della comunione dei credenti nel tempo e nello spazio, coniugando memoria storica e senso della mondialità, fedeltà al passato e audacia nell’aprirsi al futuro.

  1. Secondo lei gli adulti cosa stanno facendo per ricucire questo strappo?

Non è facile rispondere a questa domanda perché le situazioni sono tante e diverse e gli adulti si relazionano ai giovani secondo un campionario di modalità pressocché inesauribile. Quello che conta è che la Chiesa faccia presente il più possibile agli adulti l’importanza di ascoltare e amare le giovani generazioni, costruendo con esse un dialogo reciprocamente arricchente e una collaborazione il più possibile creativa e capace di coniugare fedeltà alla realtà e fedeltà al sogno di Dio su ognuna delle Sue creature.

  1. Oggi, soprattutto tra i giovani, spesso vengono a mancare la speranza e la fiducia nel futuro, cosa direbbe a tutti coloro che non credono si possa cambiare il mondo?

Che il mondo cambia lo stesso, anche se loro non credono nella possibilità di cambiarlo. E che un contributo a rendere migliore il futuro per tutti ognuno deve darlo secondo le sue capacità e possibilità. Chi crede non può non avere speranza, una speranza riposta nel Dio della vita e della storia, tale da saper tirare il futuro della Sua promessa nel presente degli uomini, per quanto complesso e ricco di sfide esso possa essere o apparire.