La ragione umana

Il legame con altri si stringe solo come responsabilità, sia che essa venga accettata o rifiutata, sia che si sappia o no come assumerla, sia che si possa fare qualcosa di concreto per altri, dire «eccomi» fare qualcosa di concreto per un altro, donare: essere spirito umano significa questo. E. Levinas, Etica e Infinito, cit.p.42.

Che cosa significa ragionare? Il termine ragione è stato, da sempre, nella storia del pensiero occidentale, attribuito a un privilegiato ente, cioè l’uomo. L’esistenza umana è tale in virtù del linguaggio e del pensiero, perciò parlare significa pensare e pensare significa parlare. Dunque, da questo breve ragionamento, possiamo dedurre che: noi siamo parola, quindi il nostro pensiero si apre al mondo attraverso di essa.

La storia umana ha fatto il corso del suo tempo, tra distruzione e costruzione, sino ad arrivare all’età della tecnica, della globalizzazione e delle società sotto assedio dell’economia capitalistica. Tra le false promesse di un mondo globale, in nome del tanto decantato progresso e della fine dei nostri problemi, abbiamo finito per perdere ciò che c’è di più prezioso al mondo, la nostra felicità. In questa modernità liquida fatta di amore liquido, (per dirla con i titoli di due grandi opere di uno dei più grandi sociologi di tutti i tempi Zygmunt Bauman) siamo stati assegnati alla stessa sorte di Tantalo. (Tantalo fu condannato dagli dèi dell’Olimpo a restare assetato e affamato, allora egli fu situato presso a un limpido ruscello, ma ogni volta che chinava il capo per bere quell’acqua fresca l’acqua scorreva via).

Oggi disporre di uno smartphone e di una connessione internet è diventato un obbligo che la stessa società globalizzata ci impone, pena l’essere esclusi da ogni forma di socializzazione, pena l’emarginazione sociale. In realtà, il vero obbiettivo del mercato consumistico è quello di provocare insoddisfazione, solitudine e di far morire i nostri desideri. Grazie alla nostra paura per la solitudine i noti social network guadagnano cifre che noi comuni proletari nemmeno possiamo immaginare.

Come si può pretendere, oggi, di pensare e di ragionare, quando siamo continuamente assuefatti da false tempeste mediatiche? Come possiamo pretendere di creare un nostro personale pensiero nella massa del web e dei social, dove non conta più il se ma le immagini di corpi perfetti e alla moda? Per non aggiungere le gravi problematiche e conseguenze che la nostra cultura a sfondo narcisistico crea nelle nostre società tra giovani e adulti compresi.

Ora, come mai è necessario ritornare a riflettere sul fondamento della nostra esistenza. Ricordarci che prima di ogni ragione e ogni conoscenza noi ritorniamo umani solo nell’amore, perché è l’amore il fondamento universale e assoluto di ogni coscienza.

In ultimo, è giusto chiarire che cosa intendiamo quando usiamo la parola amore. L’amore è la responsabilità che io ho nei confronti dell’altro, in quanto l’altro è fondamento del mio io. L’altro è ciò grazie a cui la mia vita è degna ancora di ricevere un senso, perché l’altro è il desiderio dell’indesiderabile, per usare le parole di Emanuel Levinas. Nonostante tutto ciò, possiamo dire ancora di essere umani solo nello sguardo dell’altro che ci richiama alla responsabilità.

Stefano P. – Avellino

Vivere da soli? Pentecoste 2017

Puoi vivere solo con te stesso?
Se vuoi morire sì, se vuoi vivere no!

Dio, che è vita, non è rimasto con se stesso, ma si è aperto a noi in Gesù e continua a vivere con noi nello Spirito santo.

Da 50 giorni attendiamo di celebrare il dono dello Spirito santo che ci permette di comprendere e essere cristiani: «Pace a voi, ricevete il mio Spirito santo!» ha detto il Risorto ai discepoli chiusi nel cenacolo per paura.
Se il giorno di Pasqua abbiamo celebrato il valore della vita, se nell’Ascensione un Dio che si carica la nostra umanità sino al cielo; oggi celebriamo la definitiva partecipazione di Dio della nostra umanità.
Attraverso il dono dello Spirito Dio ci dice che vuole continuare a vivere con quell’uomo e quella donna che aveva creato nella notte dei tempi e che oggi è ognuno di noi redento dal sangue di Cristo. L’uomo non è chiamato a essere solo!
Oggi Dio supera le porte chiuse dei nostri cenacoli, delle nostre coscienze, delle nostre paure per offrirci la piena comunione con Lui.

Molti sono gli uomini che vivono bene e fanno del bene, anche senza conoscere Dio, penso a tanti ricercatori, fisici, scienziati… ma chi sperimenta lo Spirito santo si accorge di non poter chiedere di più per vivere bene.
Possiamo dire tante cose dello e sullo Spirito santo, non sarebbero mai sufficienti per comprenderlo, per raccontarlo, per testimoniarlo. Per capirci qualche cosa però fare riferimento oggi a un passo della lettera di san Paolo ai Corinzi: «E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito… e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito» (12,13).

Tutti abbiamo ricevuto il Battesimo, eravamo piccoli, ci è stato imposto… (quante cose nella vita ci sono imposte e non brontoliamo); ma il Battesimo, la Confermazione, lo Spirito santo, se ne stanno lì, in un cantuccio se non li vogliamo tra i piedi, perché lo Spirito santo è discreto.
Ci ricordiamo del nostro Battesimo e della nostra Cresima? Ci ricordiamo solo per una fotografia o perché continuiamo ad abbeverarci ad esso?
Vi abbeverate all’acqua potente dello Spirito santo? Vi lasciate irrigare da questa acqua? Permettete che il fuoco dello Spirito apra le porte della vita per condividere con voi l’amore del Padre e del Figlio?

Il cenacolo dei discepoli era chiuso per paura, la paura della vita, delle meraviglie di Dio: Gesù, lo Spirito santo entrano nelle nostre vite senza aprire le porte, perché sono più forti delle nostre paure e ci aprono alla vita!
E la vita non è chissà che cosa, chissà quale impresa… la vita è i piccoli passi che con verità, onestà, giustizia, sofferenza e gioia vogliamo compiere ogni giorno.

In questi 50 giorni abbiamo considerato i piccoli passi di Gesù verso gli uomini, i piccoli passi dei discepoli verso Dio, i piccoli passi della Chiesa nascente: questa è la vita nello Spirito.
Sicuramente anche voi fate dei piccoli passi nello Spirito, ma dobbiamo osare di più, dobbiamo diventare trombe, strumenti dello Spirito santo per questo mondo che è bello, quindi ha il diritto di conoscere la fonte della bellezza, della bontà, della verità.

Vieni Spirito santo, visita le nostre vite e fa di noi strumenti della tua pace non solo tra le nuvole di questo incenso o tra le note di questi canti, bensì sulle strade degli uomini dove ci vuoi condurre. «C’è più carità in una goccia di operosità che in un mare di chiacchiere!» scriveva il nostro padre Semeria e Dio non è un mare di chiacchiere, ma miliardi di gocce di Spirito santo per noi.

Santa Pentecoste.