cari amici ecco una nuova rubrica curata dal nostro seminarista Stefano R. di Monza.
ci offrirà delle riflessioni evangeliche (che dovete andare a cercarvi!) per sollecitare il nostro ragionare secondo la Parola accompagnate, dove possibile, da chiari riferimenti al nostro SAMZ: buona riflessione.
Il giovane ricco: il progetto di una vita (Mt 19,16-22)
Il giovane ricco: il progetto di una vita (Mt 19,16-22)
Cominciamo questo nostro cammino con un brano tanto caro alla spiritualità zaccariana e abbondante di spunti di riflessioni.
Un giovane corre incontro a Gesù per porgli una questione che sente importante per sé: «Cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?».
Questa domanda può essere avvertita da chiunque di noi si prenda sul serio e cerchi un “di più” per se stesso; SAMZ insegna a non sottovalutare questo anelito, ma ad accoglierlo con forza: “Bisogna che sempre tu intenda di passare più avanti e in cose più perfette” (Cost. XVIII).
Il giovane del Vangelo accosta Gesù con questo intento senza tuttavia raggiungere il risultato sperato. Ma chi è il giovane ricco, e cosa può insegnarci il fallimento del suo incontro con il Maestro?
Sorprende che solo Matteo scriva di un “giovane ricco”, mentre Marco (10,17-22) racconta di “un tale” e Luca (18,18-23) di un notabile. Quest’ultima affermazione potrebbe suggerire che il giovane ricco non fosse poi così tanto giovane, permettendo di ampliare il numero di coloro che si possono identificare con il personaggio. Matteo, tuttavia, insiste nell’appellarlo “giovane” forse perché la situazione esistenziale in cui si trova è di chi sta progettando la propria vita e si chiede su cosa fondarla.
Il Vangelo poi suggerisce che si tratta di un uomo piuttosto benestante, ma il concetto di ricchezza non è solo materiale.
Papa Giovanni Paolo II (Anno Internazionale della Gioventù 1985), commentò il brano del giovane ricco indicando la giovinezza stessa come ricchezza: la ricchezza di una vita ancora aperta e piena di tutte le possibilità, che richiede però di essere pianificata.
Perché dunque il giovane del Vangelo fallisce nel suo incontro con Gesù? Non è uno che, come spesso accade, non mette in pratica ciò in cui crede, anzi, da sempre è impegnato nell’osservanza dei comandamenti, e tuttavia i comandamenti citati non riguardano il rapporto con Dio, ma solo con gli altri: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo…”. Forse il giovane ricco è impegnato nel fare del bene più attraverso le proprie opere piuttosto che le opere buone di Dio; fa del bene ma non a partire da un vero rapporto con Dio, il solo che può dare la pienezza. Lui stesso afferma che ciò che già fa non gli basta; sente che c’è un “di più” che ancora gli manca: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». La proposta di Gesù consiste nel liberarsi della propria ricchezza e seguirlo: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».
Ciò che veramente conta per ottenere la pienezza di vita è l’incontro con Gesù che si trasforma in un rapporto continuo. Per il giovane del vangelo, invece, l’incontro con Gesù rimane chiuso in se stesso senza produrre poi una trasformazione di vita.
Questo è il pericolo costante dell’esperienza religiosa di ogni tempo: basarsi sulle proprie opere buone e su incontri con Gesù, anche frequenti, ma che iniziano e finiscono in se stessi. Gesù chiede altro: l’inizio di una storia con lui; ciò significa scegliere, tra le priorità della vita, un ordine che si traduce nel porre radicalmente Gesù al primo posto. Ecco il vero progetto che Gesù propone al giovane ricco.
Si capisce ora perché la ricchezza, più genericamente intesa come ampiezza di possibilità, può essere un ostacolo, anche se non è un male in sé, soprattutto se pensiamo la giovinezza stessa come ricchezza.
Voler mantenere la ricchezza fondata su se stessi, impedisce di fare scelte, e quindi di progettarsi con libertà, perché ogni scelta, lo sappiamo, significa anche una rinuncia a tutto ciò che non è stato scelto. «È impossibile pensare di poter volare nell’alto della perfezione carichi però di molti pesi» (Cost. XII).
Stefano Redaelli