Vergogna

Ho letto domenica scorsa a tutte le messe, come atto penitenziale, le parole del Papa sulla questione delle violenze e gli abusi sui minori. Sulla vergogna che dobbiamo espiare.
Ho letto queste parole sulla vergogna che come vescovi, sacerdoti, fedeli, come Chiesa, non solo in Francia, dobbiamo fare nostra per chiedere perdono a quanti soffrono ancora oggi per il male subito.
Qualcuno dice che il Papa, la Chiesa, sbaglia nel “lavare i panni sporchi” pubblicamente. Credo che il male perpetrato, questo tipo di male vada invece denunciato apertamente, perché chi ha sofferto, ha sofferto apertamente proprio nelle proprie relazioni umane.
Il male e il peccato commessi forse non saranno debellati totalmente, perché il male è sempre tra noi, però potrà essere arginato se insieme ci preoccupiamo di formare le nostre coscienze, se aiutiamo i nostri sacerdoti a vivere con trasparenza e serenità l’impresa della vocazione ricevuta.
L’orrore è stato sottovalutato, ammorbidito in semplice errore. Per questo il cammino di espiazione e rielaborazione non sarà semplice né veloce, però è un cammino che bisogna percorrere per rispetto alla verità e a ogni persona.
Voglio però a questo punto spostare un poco questi pensieri su un altro ambito di questo grave problema.
È giusto che se c’è della sporcizia, questa vada denunciata e pulita, specialmente nella Chiesa per l’alto ministero cui è chiamata tra gli uomini.
Penso però che non basta toglierle la sporcizia, bisogna continuare ad amarla, a servirla perché possa continuare a servire Dio e gli uomini e le donne che Dio ama.
Tutti siamo Chiesa, non dimentichiamolo, per questo tutti dobbiamo provare vergogna: «E prego e preghiamo insieme tutti: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”: questo è il momento della vergogna.» affermava papa Francesco mercoledì, ma questo è anche io tempo di riprendere in mano la testimonianza cristiana perché la Chiesa sia un luogo sicuro.
E se siamo credenti, dobbiamo chiedere a Dio di avere il coraggio di affondare l’aratro, anche dove fa male.
Infine. Qui potrei scandalizzare molti.
Perché questo male che è presente in molti strati della nostra società è denunciato solo nella Chiesa. Perché solo la Chiesa sta cercando di affrontare questo dramma vergognoso e nessun altro nella società fa un serio esame di coscienza?
Ragionare così è fuorviante? È sbagliato? No, è il ragionare giusto per affrontare in profondità un dramma che tocca molti di noi, perché vogliamo bene alla Chiesa e all’umanità. Perché c’è una responsabilità maggiore che ci viene dalla vocazione che abbiamo ricevuto.

p. Giannicola M. Simone

Daniele e il clima di domani

Tra i giovani attivisti partecipanti della prima Cop-giovani di sempre, è stato affidato a Daniele Guadagnolo il compito di rappresentare l’Italia. Piemontese del 1993, laureato in economia alla Bicocca di Milano, è appassionato di comunicazione e particolarmente impegnato sull’emergenza climatica, dove si distingue per la capacità di coinvolgere i coetanei attraverso iniziative sempre molto concrete. Già invitato a partecipare ad eventi internazionali nel 2018 — dove ha preso parte alla United Nations Conference on Trade and Development di Ginevra — è oggi particolarmente attivo nell’ambito delle Conferenze per i giovani che periodicamente l’Onu organizza a livello sia globale che locale.

Daniele, la Cop26 ha portato i giovani al confronto diretto con i negoziati globali sul clima. Inizia così un dialogo intergenerazionale sul quale ci sono molte aspettative dell’opinione pubblica. Come farete ad essere incisivi di fronte a governanti impegnati da decenni in trattative così complesse?
Il lavoro sviluppato a livello individuale deve trasformarsi in un agire di gruppo. Dobbiamo avere una voce comune in modo da accrescere la forza delle nostre proposte. Dobbiamo politiche sul cambiamento climatico la Cop rappresenta il tavolo di lavoro più importante a livello mondiale. Non solo perché è promosso dalle Nazioni Unite e riconosciuto da tutti i Paesi, ma anche perché offre la possibilità di un confronto concreto su problemi e possibili soluzioni. A questo appuntamento siamo arrivati attraverso incontri internazionali — Conference of Youth — e nazionali — Local Conference of Youth — dedicati interamente ai giovani. Qui abbiamo sviluppato una crescita sia personale che generazionale. Credo che non ci faremo sfuggire l’occasione storica che abbiamo di sollevare le nostre istanze a Glasgow come negli anni a venire.

Dunque quali sono le sfide che i giovani lanciano ai grandi della Terra?
Innanzitutto intendiamo sostenere il tema dell’ambizione climatica, che deve crescere su scala locale, nazionale e globale; in secondo luogo lavoreremo sulla crisi economica generata dal covid e su come uscirne attraverso strategie di sviluppo sostenibile come la transazione energetica, la resilienza e le soluzioni basate sulla natura; ci è stata anche affidata una riflessione sul coinvolgimento di attori non istituzionali ponendo tra gli altri i temi dell’imprenditorialità giovanile, dello sport e dell’arte; e allo stesso tempo siamo parte attiva sui progetti volti a costruire una società più consapevole attraverso l’educazione ambientale, la sensibilizzazione e un sempre maggiore coinvolgimento sociale.
La possibilità di un confronto con i ministri delle Cop è un fattore di grande speranza. È l’occasione migliore che abbiamo per mettere in luce idee, progetti ed iniziative sviluppati da noi giovani con l’obbiettivo di impattare sulle decisioni politiche che in ogni caso ricadranno su di noi. Penso che questo evento restituisca alla storia un legame tra le generazioni che è indispensabile per produrre buone e giuste pratiche. Questa è la sfida più importante, perché solo così si potrà produrre il cambiamento necessario.

Daniele, partecipare a questi eventi dell’Onu è per te un’opportunità straordinaria. Come ti sei avvicinato a questo mondo?
È stata molto importante l’esperienza avuta a Ginevra nel 2018, quando sono stato invitato a partecipare alla United Nations Conference on Trade and Development con un gruppo di ragazzi di ogni provenienza. È stata un’occasione importante per approfondire i temi dello sviluppo sostenibile e ne sono uscito, non solo formato sull’argomento, ma anche con una grande voglia di fare qualcosa di concreto per il nostro pianeta. Tornato in Italia, insieme ad altri, abbiamo fondato la Youth Action Hubs, un movimento globale creato dai giovani per i giovani che ha avuto il supporto delle Nazioni Unite. Nello stesso anno abbiamo visto da vicino la Cop24 in Polonia, avendo modo di conoscere tanti altri ragazzi che dedicano il loro tempo alla salvaguardia dell’ambiente. Colpiti positivamente da quest’esperienza, con i miei compagni di viaggio abbiamo lavorato per portare a Firenze la Local Conference of Youth dove si è parlato degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Questo impegno mi ha regalato un’emozione unica. Mi sono sentito soddisfatto di ciò che stavo facendo e, considerata la partecipazione di tanti altri ragazzi, credo di aver prodotto risultati anche in termini di coinvolgimento. È a questo punto che abbiamo fatto nascere Change for Planet, un’organizzazione no-profit impegnata ad accelerare lo sviluppo sostenibile e a lavorare sull’alfabetizzazione climatica. Spero tanto che anche grazie a questo nostro piccolo impegno si arrivi, tutti insieme, ad assicurare un futuro al nostro pianeta.

da Osservatore Romano 30 settembre 2021, di LUCREZIA TUCCILLO, Progetto giovani e ambiente di Earth Day Italia