Ambasciatore del clima

Il cambiamento climatico. Tutti sappiamo, chi per sentito dire, chi per conoscenze più specifiche, cosa sia il cambiamento climatico. Tale problematica ha infatti assunto molta importanza negli ultimi anni grazie a manifestazioni su scala globale come il “Friday for Future” Tuttavia forse non tutti sono a conoscenza della gravità del fenomeno, dell’impatto che esso ha concretamente sulle nostre vite, e degli enti, associazioni e organismi internazionali che ogni giorno tentano di agire per cercare di arginare tale problematica.
Abbiamo intervistato Andrea Grieco, stratega della sostenibilità, che ci ha spiegato in cosa consiste il suo lavoro, quali sono le problematiche legate al cambiamento climatico e gli obbiettivi principali raggiunti, o ancora da raggiungere, per raggiungere un mondo e un’economia sostenibile.

andrea grieco costruttore di realtà sostenibili

-Iniziamo con le presentazioni. Chi sei, da dove vieni, come sei arrivato a svolgere questo lavoro?

-Sono Andrea Grieco. Son nato in Basilicata, ho origini Lucane. È una terra molto povera ma ricca di natura, ed è stato proprio a partire da questo contatto diretto con l’ambiente selvaggio della mia terra di origine che ho sviluppato il mio interesse per queste tematiche, insieme a quello per i diritti umani.

Ho deciso infatti di studiare giurisprudenza, specializzandomi in diritto internazionale, e mi sono formato in seguito sul tema della sostenibilità e dell’immigrazione. Facendo poi un master delle Nazioni Unite ho studiato l’agenda 2030 e gli obbiettivi per lo sviluppo sostenibile e il tema del cambiamento climatico.

Dopo aver concluso gli studi, ho creato il mio lavoro: sono uno stratega della sostenibilità, aiuto le aziende o varie realtà ad allinearsi con gli obbiettivi dello sviluppo sostenibile e ad integrare gli obbiettivi della sostenibilità nel loro business e attività.

-Hai citato l’Agenda 2030 e l’obbiettivo dello sviluppo sostenibile. Puoi spiegarci cosa si intende con questo termine?

-L’Agenda 2030 è un manifesto creato dalle Nazioni Unite nel 2015 per indirizzare il mondo verso uno sviluppo sostenibile economico e umano. È formata da 17 obbiettivi. Con 169 micro obbiettivi al loro interno che coprono tutte le dimensioni dello sviluppo umano. Si basa su cinque concetti chiave: Persone, Prosperità, Pace, Partnership, Pianeta. L’obiettivo è quello di ridurre disuguaglianze, povertà, favorire la prosperità sul lavoro, e creare partenariato per la sostenibilità.

-Quale è in questo momento il tuo obbiettivo principale?

– Credo che il goal 17, quello delle Partnership, sia fondamentale. Se non si mettono insieme conoscenze e competenze differenti non si raggiungerà mai lo sviluppo sostenibile. Un altro goal fondamentale è il numero 10, per ridurre le disuguaglianze e garantire pari diritti per tutti, e il 13 per la lotta al cambiamento climatico attraverso divulgazione e formazione.

Credi che questa tematica sia effettivamente sentita e percepita come importante all’interno della società?

– Credo ci sia molta consapevolezza. Tuttavia, non dovremmo essere più nella fase della sola consapevolezza, ma dovremmo passare allo step successivo: riuscire a creare politiche per combattere attivamente il cambiamento climatico, ma ancora non ci sono azioni concrete. L’Italia, per esempio, è molto indietro su questa tematica rispetto ad altri paesi e realtà europee.

Cosa è possibile fare concretamente, sia sul piano delle “macro” azioni, sia nella nostra sfera “micro”, nella vita di tutti i giorni?

-Dal punto di vista politico, si devono creare politiche aperte e inclusive e di collaborazione per combattere il climate change. Credo, inoltre, che ogni singolo individuo possa e debba contribuire e fare la sua parte. Ognuno può informarsi, perché solo conoscendo cosa sono i cambiamenti climatici possiamo provare ad arrestarli. È importante un’informazione che sia consapevole, che si basi su fonti attendibili, non superficiali. Possiamo attuare molte piccole accortezze nella vita quotidiana, come ridurre il consumo di carne, staccare prese di elettrodomestici per ridurre il consumo di energia, smettere di comprare fast fashion usa e getta, e scegliere capi che durino di più a lungo.

-Quale è una conquista che hai fin qui ottenuto e di cui sei particolarmente soddisfatto?

-Sicuramente aver parlato di cambiamento climatico in molte realtà che eran lontane da questo tema. Inoltre, un obbiettivo per me molto importante è poter parlare della realtà e della problematica legata ai migranti climatici e aver presentato in merito una possibile soluzione politica a livello internazionale alle Nazioni Unite. È una tematica poco conosciuta e che credo debba essere approfondita. È un fenomeno molto difficile da inquadrare, sia dal punto di vista giuridico sia causale. Le migrazioni climatiche sono dovute a motivi ambientali o legati al cambiamento climatico. I migranti climatici, tuttavia, non sono tutelati dal diritto internazionale, in quanto la Convenzione di Ginevra del 1951 afferma che hanno diritto all’asilo le persone che migrano per motivi legati a violazioni dei diritti umani o per situazioni di guerra. A oggi, una persona che scappa per motivi climatici non ha garantita protezione e accoglienza in altri paesi. Tuttavia, è un enorme problematica: secondo le stime dell’international displacement monitoring center, tra il 2019 e il 2020 sono migrate 23,9 milioni di persona per motivi legate ai cambiamenti cimatici, e tale numero è destinato ad aumentare nei prossimi anni. Credo quindi sia fondamentale affrontare questo tema, ampliare la conoscenza di tale fenomeno, che ci riguarda molto più da vicino di quanto pensiamo. Anche l’Italia, infatti, risente risentirà in misura sempre maggiore dei danni provocati dai cambiamenti climatici, e potremmo diventare noi stessi dei migranti climatici.

-Dunque quali azioni concrete potrebbero essere prese riguardo alla tematica dei migranti climatici?

-Sicuramente creare strutture di partenariato e fondi per aiutare i migranti. In questo caso il singolo non può fare altro se non chiedere protezione per queste persone. Sono i politici che dovrebbero agire con leggi e iniziative volte a tutelare questa fascia vulnerabile.

Credi quindi che ci sia un modo per evitare questo declino a cui sembra di stare inevitabilmente andando incontro?

-Purtroppo siamo molto indietro e non credo ci sia modo di arrestare il cambiamento climatico. L’unica cosa da fare ormai, credo sia adottare strategie di adattamento, per provare a proteggere le persone e il pianeta. Non abbiamo più tempo e i dati lo confermano.

Giulia C. – Firenze

The Barnabites and young people after Covid

To the Barnabite brothers.

The 125th anniversary of the canonization of St. Antonio Maria Zaccaria, thanks to the teaching of some of our illustrious fathers, introduced us to the living heart of our Founder to learn how to become witnesses of Christ here and now, not in the 16th century!

Together with a cultural and spiritual preparation we have tried to reach you in order to reflect on young people, because they are our future. Unfortunately, very few of you have given answers: too busy or too disinterested in thinking about your own pastoral service to young people? Maybe afraid of thinking, praying and proposing at the same time?

The service for young people should still be the way to characterize our being Barnabite priests, and yet there is a lack of shared reflection that must make us think.

The Covid pandemic has touched all of our realities as it had never happened in the past: we must look together for answers and new paths as never before, because we cannot simply start from where we stopped.

Certainly it is not possible to find new answers and paths in just two years, but they can be searched, investigated, proposed. Also because, as you highlighted in your replies, Covid has actually caused damages: fear, isolation, little trust in adults, greater use of smartphones, relationship fatigue. The almost complete recovery of daily activities has left many … at home and others – especially teenagers – with a bitter taste in their mouth. In Europe, in addition, the situation of the war in Ukraine is continuing this drama.

With regard to the denunciation of the Archbishop of Milan, Mario Del Pini: “Young people no longer perceive the Church as an interlocutor for their questions, the Church experiences this as a defeat: we have lost a bet.”; but also to the hope of the Archbishop of Hong Kong, Stephen Chow: “There is a need for a vision. And there is a need to understand the present and the context. Don’t look at the walls, look at the future. »: We cannot act alone.

Starting from these assumptions: defeat and vision, we want to try to let ourselves be moved by the Zaccharian vigor of the beginning which, despite the short life of the Founder, was not in vain: moving with continuity on the path that the vocation of each of us is called to live. The confreres who responded highlighted the need of young people to be listened to, to be taken with attention and seriousness; I wonder: how do we listen to young people? From the Philippines to Brazil, everyone is asking to enhance a renewed missionary style.

This new missionary style is recognized as typical of our charism, but it must be thought and rethought and prayed together, with a synodal spirit and method that becomes a life testimony, especially because our forces have decreased.

Perhaps we should think more about the two words: defeat and vision, and in this we should be helped by the defeats and visions of our Antonio Maria and his first collaborators. This is also the line indicated by the recent Synod of Youth, which is not archived.

Thanks to Fathers Giovanni Giovenzana from Eupilio, Giorgio Viganò from Cremona, Giuseppe di Nardo from Bari, Michael Sandalo from Silangan, Junior Cavalcante from Belem, Ferdinand Mushagalusa from Moucron and Carlo Giove from Naples, Pascal Balumebaciza Pilipili from Buenos Aires.

p. Fabien M. Muvuny,

p. Giannicola M. Simone, Youth Ministry Office of the Barnabite Fathers. May 27, 2022