Anoressia della compassione

Oggi vorrei parlarvi di buoni propositi.

Scrivo questo articolo proprio ora perché Gennaio è per eccellenza il mese in cui vengono stilate le liste dei propositi per l’anno nuovo; a Febbraio di ogni anno le stesse liste finiscono nel cestino; Marzo è il mese perfetto per dimenticare tutti gli elenchi e i decaloghi e ricominciare da capo, stavolta con un solo punto nell’elenco: un unico buon proposito.

Se l’anno scorso abbiamo lavorato sul coltivare le nostre emozioni, quest’anno l’obiettivo è andare oltre e smettere di limitarci a sentirci dei buoni cristiani. Quando proviamo tristezza per una qualche situazione, l’empatia che ne deriva ci fa sentire in pace con la coscienza ma non dovrebbe bastarci. «Sentiamo naturalmente un senso di malessere quando entriamo in contatto con chi soffre attorno a noi, ma per sentire fino al punto di agire, di muoverci, di andare in loro aiuto c’è bisogno di qualcosa di più della natura. Provare disagio per una vittima che incontriamo lungo la strada è naturale, prendersene cura si chiama cultura. L’empatia è naturale, la compassione no.» (L. Bruni, Anoressia della compassione).

Le preghiere e i buoni sentimenti sono condizione necessaria ma non sufficiente per creare un vero cambiamento, non saranno mai in grado di arrivare lontano quanto la nostra volontà di agire.

Un esempio pratico: alcune suore di un istituto di Napoli desidererebbero avere un gioco per poter far divertire i bambini ma non hanno la possibilità di acquistarlo, la situazione ci rattrista ma siamo decisi a non fermarci al “sentire” se possiamo fare qualcosa per aiutarli concretamente.

Nasce così l’idea dell’“aperitivo solidale”, i ragazzi di Lodi si sono riuniti con l’obiettivo di raccogliere fondi per l’acquisto di un gioco per i bambini dell’Istituto Sant’Eligio a Napoli. L’iniziativa, come vedete nella foto, ha avuto successo, e ci ha aiutato ad aprire gli occhi su ciò che significa passare da empatia a compassione. È vero, esistono situazioni al di fuori del nostro controllo ma questa consapevolezza non deve impedirci di provare, né tantomeno di agire per aiutare le piccole realtà che invece possiamo raggiungere. Non posso risolvere la situazione dei bambini massacrati ad Aleppo, ma è una buona ragione per impedirmi di portare un sorriso ad altri?

Quest’anno l’unico buon proposito che dovremmo avere è ricordarci che nella strada della compassione, l’errore più grande che possiamo commettere è quello di non fare nulla, solamente perché pensiamo di poter fare troppo poco.

 

Buon prosieguo d’anno a tutti!

 

Greta Chioda

Largest youth population all over the world

To the brilliance of Altar: A Call to priesthood among the Indian youth.

By Benson and Johness, Bibin and Sebin, youth Barnabite seminariest in Bengalure – India, some reflection about youth in this special country.

The term India has the Greek root ‘indos’ which recalls the most important river Sindhu / Indus of the subcontinent, the 7th largest nation. Later from the medieval period, the term Hindustan came into prevalence. India takes pride as one of the earliest histories, civilizations and spiritual traditions who gave shelter to the refugees and the imperial powers from Greeks to the English. Indians are Hindus by culture, convivial by nature, diverse in faith and belief, opulent in traditions, rich in linguistic diversity but unity among all and eulogise “vasudhaiva kudumbakam.” (Benson and Johness)

With this beauty of embracing ‘world as one family’ we must learn the veracity of youth in India. As UN report states, India acquires the largest youth population all over the world, even though India is less populated than China. The young are the future, for they are creative innovators, leaders and builders of India, and she always depends upon her youth for a radical change. The whole world looks at Indian youth as a source and culmination of technical brightness, constructive manpower, but misconceived that Indian youth’s talents and abilities can be bought at low costs for the great future of the world rest. The main set back of Indian youth is the optimistic attitude towards situations, politics, religion and affluent in unity and spirit amidst of diverse culture and ethnic aptitude. Indian youth have the power to lift our country from a developing nation to a developed nation. (Bibin k. Mathew)

“Truth is in thy heart. Truth lies in you, in your heart”- St. Augustine of Hippo. This same truth was haunted by M.K. Gandhi, the father of nation (India) to be successful and faithful to his mission. The technological outburst made India a guinea pig of Technopoly, breeding cyborgs, and netizens year after year. Amidst of these igeneration mania, as well as a paradigm shift from information to me-formation the land of sages and seers witnessed the presence of Jesus and heeded to his call as the labourers of his field- plentiful of harvest. The number of ordinations to priesthood that only conferred in the eastern church of Syro- Malabar was around 358 and many more in the Latin Dioceses in 2016. Amidst of the heaviness of gadgets and gadget mania Indian youth equate themselves with the desire of his holiness pope Francis that “I wish to have saints who use internet, saints who use mobile phones and latest applications, but sin”. Indian youth especially catholic youth are pretty sure about the necessity of God in their lives amidst of all possessions and possessiveness lured by the world albeit of new historicism. The religious education and training they acquired can generate God fear and commitment to the society therefore saving their souls by saving other’s for Christ. The Indian youth witnessed God experience in others saying “Aham Brahmasmi” (God resides in me) and “Tatwamasi” (thou art that). (Sebin Varghese)

Europa 60

Troppo importante l’anniversario di domani 25 marzo per non scriverne.

60 della firma dei Trattati di Roma, trattati che hanno sancito la fine di divisioni e guerre secolari all’interno del “vecchio” continente e un’espansione di non poco conto seppure non manchino, oggi, problemi non irrilevanti.
In questi giorni molto si è scritto riguardo questo anniversario e i limiti e le prospettive della cerimonia di domani.
L’idea originale dei padri fondatori, pace e solidarietà, non ha esaurito il suo corso, forse si è esaurita la capacità di lavorare insieme causa i mille egoismi ai più diversi livelli dell’Europa.
Ognuno, al proprio livello, economico, sociale, nazionale, culturale, politico, locale sta soffrendo di un egoismo, di un sentirsi l’unico ad avere dei diritti che invece di far progredire le intuizioni fondative le ha quasi del tutto bloccate. L’egoismo chiude ogni persona o gruppo in «un cerchio ristretto e soffocante e che non consente di superare la limitatezza dei propri pensieri e “guardare oltre”».
L’egoismo non permette di considerare il bisogno di continuare a sviluppare la centralità dell’uomo, della persona messa alla base dei Trattati, la solidarietà e la pace, conseguenze logiche di questa centralità.
L’Europa come Unione ha un senso di essere se pensiamo alla sua storia romana, cristiana e carolingia; ma ha un senso di essere se consideriamo lo svilupparsi di popoli ed economie emergenti nel mondo sempre più ricche e forti che avranno buon gioco di fronte a un’Europa di tante piccole nazioni.
L’Europa come progetto di Unione non ha finito il suo corso se le persone politiche prima di tutto e comuni non cessano di far riferimento ai fondamenti per costruire il futuro. Certo qui l’azione politica diventa necessaria e imprescindibile, ma deve essere un’azione politica capace di guardare oltre, oltre i vari mal di pancia locali, non per ignorarli ma per affrontarli nel più ampio contesto del corpo intero.
Non so ancora se domani tutti i 27 paesi firmeranno il rinnovato trattato di Roma, forse la Polonia si defilerà se non otterrà quanto richiesto. A un compromesso si dovrà arrivare, mi auguro che non sia un compromesso verso il basso ma anche se lo fosse dipenderà poi dalle diverse parti farlo diventare un trampolino di lancio per un rilancio di questa nostra Unione.
Un dato è certo da sviluppare qualunque sarà l’esito della cerimonia di domani.
Se nella storia europea libertà e uguaglianza sono stati già sviluppati, con esiti purtroppo anche drammatici dopo le rivoluzioni francese e sovietica, manca ancora da sviluppare la fraternità che poi è un altro modo di dire quella solidarietà da cui sono partiti i trattati del 1957 che domani vogliamo non solo ricordare ma anche rinnovare.
GMS

Tentazioni

I^ domenica di Quaresima 2017 / A

È cominciata la Quaresima, il tempo in cui Dio chiede di entrare più profondamente in noi, per rendere più santa la nostra vita.

Facciamo attenzione: non siamo noi a fare la Quaresima, è lo Spirito santo che bussa con più forza alla porta della nostra vita, la coscienza, per accompagnarci a penetrare il mistero della Pasqua: passione, morte, sepoltura, risurrezione di nostro Signore Gesù.

Facciamo attenzione: non cadiamo nella tentazione di sentirci bravi perché faremo delle cose in questa Quaresima: più preghiera, più digiuno, più elemosina.

Facciamo invece attenzione a entrare nella dinamica dello Spirito santo, l’anima stessa di Dio, l’amore del Padre e del Figlio, per crescere nell’amicizia con Gesù, per annunciare al mondo che il peccato dell’egoismo non prevarrà.

Le tre letture di oggi ci annunciano una realtà molto semplice ma spesso dimenticata o nascosta dalla nostra mentalità efficientista e egocentrata, ci annunciano che Dio è sempre con l’uomo.

Nella prima lettura Dio è con l’uomo, ma l’uomo e la donna vogliono fare da sé, non vogliono ascoltare Dio. Non è Dio a permettere il male, è l’uomo che vuole dividersi da Dio, dalla sua parola.

Nel Vangelo lo Spirito santo è con Gesù, l’uomo nuovo ma Gesù non farà da sé, si lascia accompagnare dallo Spirito santo. Non è Dio a permettere il male e Gesù non si lascia dividere da Dio per colpa del demonio.

Diavolo significa colui che divide! Il confine tra Dio e il Diavolo, tra il bene e il male è molto sottile, il demonio lo sa è vuole dividere questo confine tentando Gesù, l’uomo nuovo, nei gangli vitali di ogni uomo: la fame, il farsi di Dio, il potere sugli uomini.

Digiunare, pregare, fare elemosina (le tre parole chiave della Quaresima) saranno validi se mettono in discussione le nostre fami di pane, di egocentrismo, di potere.

L’uomo, quello serio, vero, è consapevole delle proprie fami anche delle fami negative.

L’uomo, quello serio, sa che è difficile combattere le proprie fami:

non è facile consumare quanto basta, evitando gli sprechi;

non è facile accogliere se stesso, non pensare di essere Dio;

non è facile rispettare l’altro, le cose del mondo, perché dominare è più facile.

Il cristiano di questo millennio sa che il male si può combattere, però se si parte da sé, però se ci si lascia avvolgere dalla parola di Dio.

Adamo ed Eva non hanno ascoltato la parola di Dio e sono caduti; Gesù ha ascoltato la parola di Dio ed è rimasto in piedi; s. Paolo scrive della forza di questa parola ascoltata e detta per noi: questa Parola è la nostra salvezza.

Leggere e ascoltare la parola di Dio ci aiuta a riconoscere le nostre debolezze e le nostre forze per arginare le prime e sostenere le secondo. L’ascolto della parola di Dio ci permette di affrontare la tentazione peggiore: sentirci incapaci, indegni di Dio oppure onnipotenti!

Stiamo vivendo ancora momenti cupi dal punto di vista politico, legale, sociale, ecologico: impariamo a digiunare da ciò che è inutile o cattivo per far emergere il bene;

impariamo a pregare di più per diventare più amici di Dio e potremo illuminare gli altri;
impariamo ad amare di più, non solo con dei soldi, ma investendo in cultura del bene e i cieli e la terra nuovi cresceranno di più.

La Quaresima è un tempo di speranza.

Lo Spirito santo non è stato dato solo per Gesù, ma per tutti noi credenti, per combattere il male, questo è la nostra speranza.

Come Gesù anche noi dobbiamo scegliere:

cedere alla tentazione di non poter fare nulla o dell’onnipotenza o affrontare la tentazione, forti dell’azione dello Spirito santo e della parola di Dio.