“Rockeggiando con il Natale”

Certo il Natale è ormai passato, ma non può passare la voglia di ritornare su cose accadute e magari di cui siamo stati protagonisti di cui voglio scrivere. Questo è il bello del nostro essere uomini e donne.

Cosa vuol dire pregare? Quanti modi ci sono per pregare? Come possiamo noi giovani avvicinarci alla preghiera per comprendere più a fondo il vero significato del Natale?

Per rispondere a queste domande, noi Giovani della Parrocchia Beata Vergine Maria Madre della Divina Provvidenza di Firenze abbiamo organizzato una veglia di preghiera per il Natale decisamente particolare. In un’unione tra musica pop e rock, letture dal Vangelo e pensieri da noi scritti la ricetta per aiutarci a riflettere e a pregare da una prospettiva meno classica e in una forma che ai più potrebbe sembrare alternativa e inusuale.

Dopo averli ascoltati in qualche locale fiorentino, abbiamo invitato a suonare un gruppo di giovani musicisti emergenti, i Revevants, ai quali è stato chiesto, in un primo momento, di mandarci alcune loro canzoni e i testi, per poi scegliere quelle a nostro parere più adatte per una lettura e interpretazione in chiave cristiana: “Ci sembrava un bel progetto ed eravamo in buoni rapporti con Padre Giannicola, per questo abbiamo accettato volentieri l’invito. È stato interessante vedere come i nostri testi, di per sé lontani dalla religione, potessero essere riallacciati al Natale e in generale al cattolicesimo”, ci ha detto il cantante del gruppo, Niccolò.

Dopo aver analizzato e scelto testi e canzoni, abbiamo iniziato a lavorare allo “spettacolo” vero e proprio: abbiamo scelto alcuni passi dal Vangelo e scritto alcune riflessioni, prendendo spunto da frasi o temi emersi nei brani, cercando di chiederci soprattutto quale senso abbia oggi il Natale, e come poter vivere questo evento nella nostra realtà storica.

Ma la preghiera non è solo parole è anche corpo. Con l’aiuto del coreografo Gabriel Zoccola Iturraspe, abbiamo creato una coreografia adatta a essere messa in scena in un’ambiente particolare come una chiesa; con un curato impianto luci poi è stata creata un’atmosfera suggestiva e carica di significati perché gli “spettatori” potessero entrare un po’ di più nel mistero della fede.

Lo spettacolo si è tenuto infine la sera del 22 dicembre, alternando momenti di musica dal vivo, riflessione, danza e preghiera, e si è concluso con un gesto in ricordo dei migranti e dei profughi nell’Est Europa: abbiamo illuminato tante piccole luci verdi, come simbolo dell’impegno di solidarietà di molti polacchi che, al confine con la Bielorussia, accendono lanterne verdi nelle loro case per indicare che sono luoghi sicuri, in cui è possibile trovare conforto e riparo per i migranti mediorientali ammassati sul confine con l’Europa.

Sant’Ireneo (III secolo) scriveva che Dio si è fatto uomo per insegnare la sua lingua agli uomini, ma anche per imparare la lingua degli uomini, un obiettivo per avvicinare l’Uno agli altri e viceversa. Oggi il linguaggio di Dio è abbastanza lontano da quello degli uomini e specialmente dei giovani: questo nostro lavorare con i Revevants nel suo piccolo ha cercato di riavvicinare la lingua di Dio alla lingua dei giovani.

D’altra parte per i Revevants stessi, ci hanno detto, «ne é valsa la pena. Le persone presenti sembravano interessate e anche noi ci siamo sentiti in una posizione diversa dal solito (abituati a suonare in situazioni diverse come pub e bar a giro per la Toscana). Complessivamente è stata un’esperienza nuova ma speciale.

Come nuovo e speciale è sempre il Natale!

Giulia Centauro – Firenze

Da un rinascimento all’altro?

Non c’è Rinascimento che non sia preceduto da un Medioevo. Ecco una considerazione da cui
bisognerebbe cominciare per comprendere a fondo il significato di “Ri-nascimento”, e ancor di più
di “Rinascimento europeo”. In “Rinascimento” è insita l’idea di rigenerazione di un’eredità
preesistente che è rimasta congelata durante una “età di mezzo”. Non che l’inverno del Medioevo
non sia tanto rilevante quanto la primavera che segue. Ma dall’età di mezzo dell’Europa all’età
successiva si conservano e rimangono intatte le differenze dei vari particolarismi geografici,
cosicché esistono non uno, ma molti Rinascimenti. “La storia d’Europa è una storia di
Rinascimenti”, afferma la Presidente della Commissione europea Von der Leyen nel discorso sullo
stato dell’Unione del 6 maggio 2021.
Ciononostante, nella memoria collettiva occidentale il Rinascimento italiano si trova a primeggiare
tra gli altri e lascia un’impronta indelebile con opere d’arte ed edifici celebri ancora oggi in tutto il
mondo. Nell’architettura delle città europee sono incisi i segni di una topografia condivisa dalle
culture dei popoli europei, in particolar modo nei musei, sui palazzi comunali e nelle chiese. I
grandi musei nazionali di Parigi, Berlino, Madrid e Roma (persino Londra) custodiscono un
patrimonio comune, che testimonia l’interdipendenza dei destini delle comunità nazionali europee.
Duomi, basiliche e cattedrali portano i simboli e gli elementi strutturali realizzati da maestranze non
solo locali, ma itineranti, come i capimastri francesi e tedeschi che diressero i lavori di costruzione
del Duomo di Milano.
Oggi, grazie all’area di libera circolazione stabilita dagli accordi di Schengen, schiere di turisti
europei possono viaggiare da un Paese all’altro prendendo atto, con i propri occhi, dell’entità del
legame profondo che unisce le capitali degli Stati europei. A sottolineare l’intreccio di storie di
popoli c’è il carattere transnazionale degli stili romanico e gotico degli edifici religiosi, ci sono i
motivi naturalistici e archeologici che compaiono e si mescolano nelle rappresentazioni pittoriche
degli artisti europei, ci sono i caffè letterari disseminati per il continente: esiste quindi un sostrato
storico-culturale costruito su fondamenta più solide di quelle su cui si reggono il mercato unico
europeo o il coordinamento sulla campagna vaccinale o il Green Deal europeo. Un autentico
Rinascimento europeo non può basarsi sul paradigma del funzionalismo.
Eppure, la Presidente Von der Leyen non ha torto nell’affermare che il progetto europeo ha trovato
nuova linfa vitale dinanzi alle grandi crisi. Alle crisi, come guerre mondiali e shock economici, si
accompagnano momenti generativi segnati da processi di ricostruzione. La vita dell’Europa
politicamente, economicamente e culturalmente unita si rinnova attraversando frangenti di crisi. E
sta ai giovani, che esaltano le virtù del programma Erasmus, effettuare un esercizio di memoria,
ricordare da dove provenga e perché sia nata l’idea di unione di Stati europei. Certo, è un bene che
le nuove generazioni si entusiasmino per la possibilità di studiare e formarsi in altri Paesi europei
accedendo a fondi appositi dell’organizzazione, però sono convinto che è a quei giovani che spetta
il compito di rinnovare di ricorrenza in ricorrenza, di anniversario in anniversario la consapevolezza
delle radici culturali giudaico-cristiane e greco-latine dell’Europa unita che comunque non poterono
prevenire il flagello della guerra.
Raccontava Huizinga in Homo ludens: “Stati giunti ad alta cultura si ritirano completamente dalla
comunanza del diritto internazionale e confessano senza vergogna un pacta non sunt servanda. […]
Grazie alla perfezione dei suoi mezzi [la guerra] è diventata da una ultima ratio una ultima rabies.”
Nel rinnovamento del mito europeo come mito di pace fra i popoli e solidarietà nella risoluzione dei
problemi comuni si trova l’anima di un Ri-nascimento europeo. Che i giovani, ispirati dallo “spirito
erasmiano”, devono saper interpretare e promuovere con occasioni di dibattito pubblico e con
proposte concrete da rivolgere alle istituzioni.

Francesco Laureti – Milano

L’ “attimo fuggente” di Alessio

Chi sei?
Sono Alessio Ruzzante, torinese, di 24 anni.
Passione principale?
Dopo aver provato vari sport, mi sono concentrato sul teatro e canto e danza.
Il primo debutto?
Come professionista “L’attimo fuggente”, ma durante i miei studi alla Scuola del Teatro Musicale ho preso parte ad un musical professionale, “Rent”.
Cosa si prova prima dello spettacolo?
Molta adrenalina, come se fosse sempre la prima volta.
L’emozione più importante di uno spettacolo?
Durante uno spettacolo si provano varie emozioni. Il bello del teatro è che ogni sera possono esserci delle piccole sfumature, emozioni sempre diverse.
In questo spettacolo, “L’attimo fuggente” che richiama una realtà giovanile, seppur dell’altro secolo, il tuo personaggio come lo affronti e cosa ti dice?
Io ho interpretato Todd Anderson. Todd è il nuovo arrivato del gruppo, ha una famiglia molto distante con un padre che ha grandi aspettative ma che non gli dà il giusto affetto. Vive nell’ombra del fratello, uno dei migliori studenti che la Welton abbia avuto, e tutti si aspettano da lui lo stesso risultato, questo genera una sensazione di pesantezza in lui.
La parte che ti piace di più di questo personaggio?
Penso sia la crescita. È bellissimo da interpretare, inizia lo spettacolo in un modo e lo finisce in tutt’altro, ogni scena lo aiuta nel migliorarsi. Anche con l’aiuto di altri personaggi.
Secondo te, è giusto essere così severi nell’educare?
È importante l’equilibrio. In quegli anni avevano una politica diversa, i ragazzi sono soggetti delicati e difficili da guidare non c’è un unico metodo giusto. Non si tratta solo di educazione culturale ma anche umana. Serve anche molta solidarietà ed empatia.
Come vedi i ragazzi liceali di oggi, in parallelo a quelli dello spettacolo?
I 6 ragazzi dello spettacolo richiamano gli studenti di oggi. Dal più ribelle al più studioso. E ogni ragazzo può scegliere in quale identificarsi e per quale fare il tifo.
Credo che i ragazzi di oggi siano molto intelligenti, con le tecnologie sanno sempre di più sul mondo, avendo più strumenti sono più curiosi e intraprendenti ma allo stesso tempo sono più esposti ad alti rischi, sono soggetti complessi, ma credo sia un’età molto bella l’adolescenza.
Questa l’età in cui si possono stringere i legami più forti della vita, che permettono una crescita e proteggono.
Sono più fragili o più forti?
Non penso di avere una risposta. Li percepisco più forti, più pronti per alcune cose. Però bisogna sempre contestualizzare ogni età.
Un sogno futuro lontano o vicino?
Mi considero un ragazzo con i piedi per terra, ciononostante sognare è indispensabile. Mi piacerebbe studiare anche in altre branche, doppiaggio, ad esempio, e stare sul palco il più possibile con progetti sempre meritevoli.
Quello del teatro è un ambiente competitivo?
Molto.
Ogni lavoro ha le sue difficoltà, sicuramente il teatro è un lavoro che può dare meno stabilità economica, in questo momento particolare, ma ripaga in altri modi, finché si ha la fiamma dentro, ne vale la pena.
Che consigli daresti a dei ragazzi che vivono la situazione del tuo personaggio?
Stare in ascolto, essere sempre coscienti di chi si ha intorno, nei migliori dei casi, puoi avere delle persone che davvero ti possono aiutare, essere sempre curiosi e sapere che non si è mai arrivati, dal punto di vista umano e professionale.
Noti un po’ di passione da parte dei tuoi coetanei verso il teatro, o è sempre un po’ di nicchia?
La passione c’è sempre, ad esempio, alcuni ragazzi sono venuti a vederci, era la prima volta che entravano a teatro e sono rimasti folgorati; uno dei miei desideri è essere quel “qualcosa” che fa nascere la fiamma che chissà a cosa porta; nel mio caso, ha portato a far diventare il teatro il mio lavoro.
Il libro più bello che stai leggendo?
Leggo molti thriller, dai 12 anni; ora sto leggendo “Il Signore degli anelli”.
Musica?
Ascolto un po’ di tutto, non sto molto su un’artista o cantante, ma sto sulle canzoni, soprattutto musical, per la mia formazione artistica, anche pop, ma nessuno in particolare.
Hai fede, sei una persona religiosa?
Non mi definisco religioso, sono una persona che crede in qualcosa, forse non so neanche io bene in cosa, ma non credente religioso, però apprezzo l’ambiente della Chiesa, l’ho frequentato sin da piccolo, è uno dei vari luoghi di formazione ed educazione.
Perché hai accettato questa intervista?
Mi piace molto mettermi in discussione e condividere quello che penso, sperando possa essere d’aiuto per iniziare discussioni in modo costruttivo. Con te e sicuramente stato così e ti ringrazio.

“L’Attimo fuggente” 14 e 15 Gennaio 2022 presso Teatro Arcimboldi Milano.