La sapienza che porta alla perfezione
Uno dei testi che certamente SAMZ ha meditato sono i capitoli iniziali della 1 lettera ai corinzi. Anche in questo caso gli spunti sono tanti, ma partiamo da un solo versetto: «Tra coloro che sono perfetti parliamo sì di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo […]» (1Cor 2,6).
Paolo lega la sapienza con l’essere perfetti, che, come già visto con il giovane ricco, indica l’essere discepoli maturi, capaci di progettare la propria vita in un rapporto autentico con Cristo. La sapienza è, dunque, ciò che permette al discepolo di entrare in questa buona relazione, vedere il mondo con gli occhi di Dio e compiere le giuste scelte.
Nel capitolo precedente l’apostolo parla di due sapienze: una si rivela in realtà vana, ed è la sapienza intesa esclusivamente come dotto ragionamento (1Cor 1,20); l’altra, sebbene si manifesti agli occhi del mondo come stoltezza della croce, è sapienza di Dio (1Cor 1,18-30).
Conoscendo Paolo e SAMZ, certo non si può pensare che qui si voglia denigrare il sapere a favore dell’ignoranza, ma si sta dicendo che il solo ragionamento non garantisce la conoscenza dei piani di Dio, che sono invece svelati dallo Spirito (1Cor 2,10).
Per capire meglio cosa intende Paolo, occorre fare un viaggio nell’Antico Testamento per risalire alle radici del concetto di “sapienza” biblica, chiaro al tempo di Paolo, ma forse oggi tutto da riscoprire.
… ma questo sarà l’oggetto delle prossime puntate.
SR

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