Tutti noi abbiamo quotidianamente a che fare con parole che ci piacerebbe non sentire o notizie che fanno passare parte della voglia di vivere. Ecco perché siamo sempre più spesso spinti il più delle volte a munirci di un paio di cuffie in treno o a girare la rotellina del volume in macchina, per allontanarci un po’ dal mondo, ascoltare musica in questi momenti sembra proprio il rimedio migliore.

Ma è buona la musica che ascoltiamo? Trasmette valori positivi o non è altro che parole messe assieme giusto per coprire spazi di una melodia? Figuriamoci poi se è in inglese; quasi mai capiamo al volo e non sempre abbiamo tempo per cercare il testo su Google. Ciò significa normalmente ascoltiamo la musicalità di un brano e, se si tratta di un pezzo orecchiabile, magari quello ci rimane in testa per tutta la giornata: altrimenti passiamo alla successiva traccia. Ma questo, probabilmente, è il bello della musica: non c’è sempre bisogno di capire quello che significa per dire se ci piace o no, perché quando unisce persone di diversi paesi che parlano diverse lingue e regala emozioni a tutti compie già buona parte della sua missione. Così facendo però, il significato, almeno mezza canzone, il testo, resta sconosciuto ai più.

Questo articolo, assieme ad altri che seguiranno, nasce con l’obiettivo di illustrare proprio i testi delle canzoni. Probabilmente non le canzoni del momento, ma quelle che sono passate in qualche modo alla storia. Per cui quello che faremo sarà affiancare ad un brano che appartiene a un genere non del tutto popolare in Italia. La Christian music, ovvero un genere che esiste da tempo e che non va confuso con i canti della domenica a messa. La Christian music, infatti, propone canzoni arrangiate in studi di primo livello di tutto il mondo, accompagnati da strumenti di ogni tipo e che spaziano dal pop al rock alle ballate fino all’hip-pop. Ovviamente, hanno come temi portanti il Vangelo o i valori del Vangelo e, con sorpresa per noi in Italia, genera pure un mercato discografico di una certa rilevanza.

In questo e nei prossimi articoli il confronto avviene tra una canzone laica e una Christian che hanno lo stesso tema di fondo. Oggi partiamo con un argomento a tutti molto caro, la libertà, “freedom” in inglese.

Come primo artista “laico” di questo progetto abbiamo scelto Bob Dylan, così andiamo sul sicuro e la sua canzone “Chimes of freedom” ( Campane di libertà): si tratta della quarta delle undici tracce del suo album “Another side of Bob Dylan”. È il lontano 1964, due anni dopo il suo debutto ufficiale. Si tratta quindi di un disco che possiamo ricollegare alla sua esperienza giovanile, il quarto in tre anni, ma che mostra già un artista maturo, rispetto ai suoi 23 anni di vita. Sono gli inizi di una carriera che è incoronata da MTV come la quinta più rilevante della storia della musica, dietro solo a fenomeni musicali come The Beatles, Michael Jackson, The Rolling Stones e Led Zeppeling.

Dopo questa premessa, è evidente che la prima canzone scelta non ha aspetti apparentemente carenti. “Chimes of freedom” non è sicuramente uno dei più noti successi del “Menestrello” (alias Robert Allen Zimmerman, alias Bob Dylan), ma è stata definita a più riprese come una canzone contro la guerra. “Campane di libertà” è stata ricantata più volte come cover, anche dal Boss, Bruce Springsteen, un altro che non ha mai scritto canzoni facili o disimpegnate. “Chimes of freedom” porta chiaramente un messaggio di speranza, in tempi cupi e di conflitto: siamo all’epoca della guerra in Vietnam, ma possiamo dire che si tratta di una canzone contraria alla guerra in generale, che vede Bob parlare in prima persona come se quella guerra lui stesso l’avesse combattuta davvero. In 7 minuti, lui non è da solo: soffre le pene della guerra assieme ad altri, tant’è che la maggior parte dei verbi sono retti dal pronome noi. Alla fine infatti “[noi] vedemmo al di sopra le lampeggianti campane di libertà”. Non sarà tra le canzoni più famose ma di certo ha qualcosa da insegnare anche a noi, che crediamo di essere lontani dalla guerra. È un messaggio di speranza per “i malati le cui ferite non possono essere lenite”, ma anche per “ogni uomo imprigionato nell’intero universo”. La guerra non è solo dietro la collina, come avrebbe cantato quattordici anni dopo De Gregori in “Generale”, ma è con noi ogni giorno e nella nostra esperienza quotidiana. Non è facile ma per Bob, tutti possono vedere queste “Chimes of freedom”.

Analizzata la canzone “laica”, introduciamo ora la christian song, “Freedom is here” di Reuben Morgan. L’artista è un cosiddetto “worship pastor”, ossia un pastore che con la propria musica contribuisce alla diffusione del Vangelo attraverso incontri di lode a Dio cui partecipano migliaia di persone. È un pastore della chiesa anglicana, ma come un artista “normale” lavora spostandosi per il mondo, tra uno studio di registrazione e l’altro, e tra una tournee e l’altra, tanto da fare di lui uno tra i più acclamati “pastori musicali”. Sarebbe azzardato paragonarlo a Bob Dylan, ma Reuben non ci si allontana tanto se lo si inserisce nel contesto della Christian Music. La sua prima produzione personale risale al 1996; da allora ha partecipato, individualmente o insieme ad altri, in ben 27 dischi.

“La libertà è qui” è del 2009, fa parte dell’album ”Across the earth – Tear down the walls”, registrato in Australia e realizzato insieme ad altri interpreti della Christian Music, che assieme formano la Hillsong United. Il successo del disco fu tale da raggiungere la prima posizione nelle vendite in iTunes Australia e in iTunes Inghilterra. Ciò significa che la canzone, tra le principali tracce del disco, è riuscita a farsi ricordare, nonostante i possibili pregiudizi che potrebbero svilupparsi attorno a tale stile musicale. Oltre al testo, che riguarda la libertà che viene offerta da Dio al cristiano, è interessante ascoltare questa canzone. Per chi non sapesse una parola di inglese infatti, questa potrebbe sembrare tranquillamente una delle canzoni che ripetutamente suonano in radio. E chi lo avrebbe mai detto? Un pastore può fare anche questo. Non siete convinti? Provare per credere. Su Youtube ci sono video che si avvicinano alle ottantamila visualizzazioni che mostrano concerti con migliaia di spettatori presi dalla disperazione quando vedono il loro pastore entrare in scena e cantare questa emozionante e appassionata canzone.

Buon ascolto a tutti!

ElDima

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