Intervista a Matteo Vignati, attore e performer
Cari amici di Giovanibarnabiti.it buon giorno.
È il vostro pJgiannic che vi parla dalla sua postazione mobile.
Oggi arricchiamo il nostro blog di un’eccellente intervista a un giovane attore che ho avuto il piacere di vedere al Globe Theatre di Villa Borghese a Roma.
Guardando Romeo e Giulietta con la regia di Gigi Proietti, in uno scenario particolare come il Globe Theatre, e assistendo alla bravura del cast mi sono posto una domanda da rompiscatole come tutti mi conoscete:
e se io cercassi di intervistare l’attore principale, Romeo?
E se io creassi un percorso di riflessione sulla figura di Romeo – poi vi spiego meglio?
Come fare?
Fortunatamente internet non è solo uno strumento diabolico, è anche uno strumento utile per fare cose belle!
Quindi caccia all’attore su FB ed ecco il profilo, ecco un messaggio di complimenti, non per piaggeria, ma perché se li merita, per la recitazione e un invito all’intervista, ma… avrebbe risposto?
Ebbene, dopo un mese, con attenzione e gentilezza la risposta di Matteo Vignati eccellente Romeo – insieme a una brava Giulietta, Mimosa Camperisi e gli altri giovani della compagnia. Sì, una compagnia di giovani, di giovani professionisti.
Eccoci in linea con Matteo Vignati.
ciao Matteo,
grazie per la disponibilità.
prima di tutto anni e origine!
27 anni, nativo di Pavia, ma abito in provincia di Milano. Ho visto che Giovanibarnabiti ha anche una postazione a Lodi! Il paese dove sono cresciuto è vicino a Lodi, san Colombano al Lambro.
Sei un banino!
Si sono un banino.
Dov’è nata la passione per il teatro?
La mia passione nasce tardi. Io ho iniziato a ballare da piccolo, non so perché durante gli anni ho avuto come degli incontri con contesti e atmosfere di concentrazioni e sollecitazione inconsce che poi mi hanno portato al teatro. Poi ho fatto l’accademia di musical a Milano, dove avevo fatto anche recitazione vera e propria. Di base mi interessava la linea di interpretazione, andare alla base al nucleo dell’arte, del trasmettere emozioni.
Infatti ho notato, che sia come recitazione, come danza, veramente molto bravo. Ho avuto modo di lavorare con Il Ramo di Lodi, e qualche cosa capisco.
Si grazie. Si conosco Il Ramo.
Poi ho frequentato la Statale a Milano, storia del teatro della regia, quindi dovevo fare l’attore. Recitazione, teatro e quindi l’attore.
Bello, recitazione, teatro. Noi diciamo attore, ma prima c’è la recitazione. È importante essere precisi nei termini.
Come l’hai coltivata? con quale e quanta fatica, ma anche con quale e quanta soddisfazione?
Come ogni passione è una cosa bellissima e un estremo sacrificio. La si coltiva tutti i giorni nelle cose più piccole a quelle più grosse. Cerchi di sfruttare tutto ciò che ti piace/accade nella vita e la porti nella vita, cerchi di sfruttare artisticamente. È un grosso sacrificio perché l’arte dell’attore è un’arte bastarda, è un’arte complessa, un insieme di discipline maggiore rispetto ad altre. La danza, il canto sono basate sul corpo, sulla voce; l’arte teatrale è completa perché le racchiude tutte.
Le prime soddisfazioni quando sono arrivate?
Molto presto, danzavo da piccolo di lavorare con ballerini professionisti o lavorare in tv in adolescenza. Ecco le prime soddisfazioni professionali.
Le soddisfazioni propriamente teatrali, di quello che propriamente desideravo, stanno arrivando ora: Romeo e Giulietta e altro.
Quali personaggi prediligi tra quelli interpretati?
Mi piacciano con un forte conflitto dentro di sé.
Lo stesso Romeo è stato bellissimo. Recitare un ruolo così grande. A me piace molto la drammaturgia contemporanea. Dove i conflitti interiori, i drammi vengono rappresentanti nel loro fulgore.
Ultimamente sto portando avanti uno spettacolo di Tony Kushner, ambientato nella Germania del 33 – oggi è la giornata della memoria. In questo testo, un posto luminoso chiamato giorno, recito un personaggio interessante, un personaggio omosessuale molto cinico, perché estremamente legato all’amore e al sentimento. Un ruolo molto complesso.
Molto interessante in una epoca in cui le diversità non erano accettate, quindi il ruolo è più difficile interpretare.
Ho appena concluso una tournée, lavoro da Roma in su e sulle piazze principali.
Tu sei giovane? che significa giovane secondo te?
Mi sento giovane.
Ok non sei proprio giovanissimo, non sei un adolescente, inizia ad andare verso l’età matura. Che significa giovane?
Giovane non è uno standard di età, è più una sensazione personale, certi giorni sono giovane, certi giorni vecchio. Giovane è quando si ha ancora un entusiasmo per la vita e si continua a combattere per quello in cui crede.
Bene, ma … quando ti senti vecchio e quando giovane?
Ci sono dei giorni in cui sono spossato fisicamente o sono prostrato psicologicamente, in quel momento posso dire di sentirmi vecchio, vedo grigio.
D’altra parte c’è anche del grigio nella vita.
Soprattutto se si vive in provincia di Milano.
Si la nebbia, ma le tue colline hanno anche tanti colori belli che ho percorso in bicicletta.
Io ti ho visto in Romeo e Giulietta, con la regia di Proietti; avevo un’idea edulcorata, quasi ossequiente del dramma shakespeariano, anche quando lo lessi la prima volta durante il militare, ma grazie a te e alla compagnia ho scoperto l’attualità di questo classico.
Quanto i giovani del dramma sono simili o diversi dai giovani di oggi?
Io credo che la differenza sostanziale tra ieri e l’epoca del dramma è la convivenza. Allora si diventava grandi subito, prima di adesso. A 14 anni si era già adulti, si andava a combattere, si figliava. Ma l’animo, l’essenza della gioventù non muta, non cambia, come non cambia l’animo dell’uomo.
Romeo seppure ha 18 anni, è un adulto, ha comunque quell’ossessione nei confronti del l’amore che hanno ancora gli adolescenti oggi, così Giulietta.
Infatti l’adolescenza è una categoria sociale di questi ultimi 100 anni prima non esisteva, si capisce anche perciò una certa autonomia di Romeo e Giulietta; certo alcune ossessioni o alcune passione nell’innamorarsi permangono ancora oggi, tra tanti adolescenti che ho visto crescere.
Secondo te Romeo e Giulietta sono degli eroi, dei modelli?
Questa è una bella domanda.
Sto pensando. Sono eroi in senso tragico, perché combattono strenuamente contro una struttura sociale che vuole soffocarli. Per essere coerenti all’amore che sentono addirittura affrontano la morte. È un concetto di eroe anche sofocleo. Che siano dei modelli da seguire, questo è una domanda complessa! Shakespeare non a caso alimentava questi conflitti etici nelle sue opere. È giusto arrivare a uccidere, per amore? Si può arrivare al suicidio per amore? È giusto disobbedire all’amore dei genitori, per amore? Che domande ci facciamo quando vediamo Romeo e Giulietta?
Una persona deve a un certo punto saper tagliare il cordone ombelicale, che non sempre significa rinnegare la propria famiglia.
Il problema è che qui forse non esiste un rapporto con gli adulti. Romeo e Giulietta non parlano mai con i loro genitori; il morire forse è dovuto proprio a una mancanza di dialogo, di confronto, anche diverso, ma di confronto.
Io penso in generale sia sbagliato parlare di uno standard ma solo personali opzioni; io posso sentirmi adulto perché ho una indipendenza economica, ho dei figli, ma ognuno ha le sue scale di valori. Ciò che mi arriva dalla mia esperienza teatrale è che tutti gli adulti sono bambini. quando lavoro con degli adulti li guardo negli occhi e mi accorgo che tutti gli adulti sono bambini, e quando lavoro con i bambini li tratto alla pari. È giusto così, quando si lavora in gruppo è così!
Chi può essere considerato più maturo? Forse frate Lorenzo? Un frate atipico, irruento, anche complice.
Io direi che sono più adulti Romeo e Giulietta perché hanno cercato, almeno Giulietta, di parlare con qualcuno, gli adulti no!
Secondo me lei dovrebbe capire…
Mi fai sentire anziano perché mi dai del Lei.
No è rispetto.
Capisco, quasi tutti mi danno del tu. Normalmente non riesco a incutere il dovuto timore; anche qualche tuo coetaneo che è stato mio alunno al San Francesco potrà testimoniare!!!
Ma torniamo alla maturità. Giulietta era più matura, ha cercato di parlare con la governante.
Romeo era più adulto, forse perché uomo, perché aveva degli amici, perché aveva già ucciso!
Giulietta è una sorta di Antigone, l’unica all’interno dell’opera che fa una scelta veramente matura e coerente con se stessa e con i suoi desideri, pronta a rischiare fino in fondo. Rischia la morte, quando prende la fiala da frate Lorenzo.
Ricorda molto Antigone. Questa secondo me è una persona adulta, quando segue se stessa fino in fondo.
Quello che dici tu è anche una conseguenza di essere in pace con se stessi, confrontarsi, lasciare spazio agli altri.
Degli adulti abbiamo parlato, non esiste un rapporto tra adulti e giovani: è cambiato qualche cosa oggi?
È cambiato tutto, c’è una forma mentis più comprensiva, si parla di adolescenza che prima non esisteva…
Anche se questo a volte sfocia nell’eccesso opposto, avere genitori più amici, senza un ruolo materno, paterno definito.
I tuoi genitori sono più amici o genitori?
A momenti, sono due genitori molto giovani, siamo cresciuti insieme. Mia madre mi ha fatto a 21 anni, mio papà 26, la mia età quando sono nato; è stato un bel percorso insieme.
Penso che sappiamo essere genitori, quando si è capaci di dire no o si. Da come parli e ragioni sicuramente lo hanno fatto.
Il problema è che oggi i genitori hanno paura di dare linee ai propri figli. E comincia il dramma.
Ancora tre domande. Una più interiore, perché nel dramma si parla di fra Lorenzo, quindi la fede centra e non centra, non centra più di tanto, forse centra di più in Otello, con Desdemona.
La fede: quanto c’entra la fede nella vicenda o è solo una tradizione, un contesto dell’epoca?
Nell’opera abbiamo due tipi di religiosità, non ci sono figure istituzionali, di potere, ma le famiglie parlano di matrimonio di convenienza, di affari della religione; dall’altra parte frate Lorenzo, dedito io giovani, irruente… un po’ alcolizzato (questa è la regia simpatica di Proietti).
Frate Lorenzo è Il frate che dona la fiala, che organizza questo inganno… che finirà male.
Non voglio parlare ora del suicidio ma andrebbe sviluppato. Romeo e Giulietta si suicidano forse questo non si sottolinea abbastanza.
Finisce male per loro, ma le due famiglie si rappacificano, una sorta di sacrificio, anche se non è giusto che debbano pagare due giovani.
La bellezza del teatro di Shakespeare è proprio quello di estremizzare alcuni aspetti della condizione umana per portare lo stimolo a riflettere sulle tematiche, il loro amore è luminoso, bellissimo ma forse come il sole se è troppo acceca.
A proposito di religiosità e di fede, tu hai fede?
Dipende che tipo di fede si intenda.
Io ho una fede nell’essere umano e in qualche cosa di supremo, di altissimo, che chiamo Dio, che prego, perché la mia esperienza mi ha portato a ciò. Esiste qualche cosa di cui non abbiamo controllo e che non vediamo. Un principio spirituale che regola il mondo e che non possiamo capire, ma la mia fede sta in questo.
Quale speranza vedi per il domani. Prima però quali progetti, quali sogni.
Mi piacerebbe da una parte riuscire a essere tranquillo, con il mio lavoro dal punto di vista economico, dall’altra parte voglio portare all’estremo il mio percorso di ricerca artistica, per esempio viaggiare in Europa per del teatro sperimentale che abbia una panoramica più ampia; l’Italia è un po’ lenta rispetto agli altri.
Sperimentale si intende come al Vascello di Roma o all’Elfo di Milano con i “Tre allegri ragazzi morti”?
Anche su quella linea, danza, teatro, canto, ma non un musical commerciale. Dove ci sia un rapporto diretto con il pubblico. Mi piace molto guardare negli occhi le persone, in mezzo alle persone, stare a tu per tu.
Ti dirò come sarà il musical Romeo e Giulietta ama e cambia il mondo.
Potrebbe esser un prodotto di qualità.
Sei giovane fai teatro, fai cultura, porti avanti un patrimonio italiano e europeo, questo è fare cultura, di fronte al solo apparire.
Perché tanta fatica per andare a teatro, per leggere?
Perché sono attività che richiedono tempo e ascolto e con ritmi di oggi è difficile ascoltare e ascoltare le persone e ascoltare un testo.
Bella riflessione, grazie. I nostri nonni non sapevano leggere, ma ascoltavano la natura, le cose…
Andiamo in una direzione che nega i rapporti umani più sinceri e naturali. La tecnologia è una potenzialità che però non riesce a riporta al parlarsi negli occhi… è molto facile litigare via fb perché siamo coperti da una maschera.
Ti ringrazio per la pazienza, Matteo, spero veramente di poter utilizzare quanto hai detto per fare crescere quanti ti leggeranno pochi o tanti che siano, anche pochi ma che vogliono crescere.
Grazie anche da parte mia, avrò piacere di invitarla al prossimo progetto, ma anche il piacere di avere trattato delle tematiche che potrebbero interessare e stimolare altri giovani con le parole emerse in questa intervista, grazie della chiacchierata.