Dalle note di Bruce Springsteen e Larry Norman
Probabilmente nessuno è in grado di contare quante canzoni nella storia, italiana e internazionale, hanno come oggetto quel sentimento che i greci incarnavano nel dio Eros. Gran parte della musica parla di questo sentimento, nelle sue mille versioni e storie: dalle agonie e sofferenze per un amore non corrisposto, dalle ansie, preoccupazioni e paure per un primo amore o per un amore non ancora rivelato, fino alle dediche sdolcinate e gioiose per quello che sembra l’amore eterno, l’”amore della propria vita”.
Stiamo parlando in un argomento tanto gettonato, che non solo oggi viene ripetutamente cantato e quindi trasmesso in radio, ma che ha addirittura spinto autori di migliaia di anni fa a scrivere a riguardo, e perché no, a cantare già allora sull’amore. Il famosissimo e tanto studiato Omerotratta esplicitamente l’eros, come sentimento di passione irrefrenabile, che lega Paride a Elena di Troia. Siamo nel IX secolo a.C., molto tempo fa. Per non parlare del tormentatissimo Catullo, il quale scrisse per la maggior parte, carmina su Lesbia, nelle diverse fasi che visse il loro amore. Questa volta siamo nel mondo dei romani, nel primo secolo a.C. Dunque se pur più vicino, ancora lontano a noi.
Duemila anni dopo, l’amore è presente in tutti i generi e stili musicali, rock e “christian music”, compresi. Con l’obiettivo di evidenziare anche questa volta, punti di forza e di debolezza dei due rispettivi generi, quello della musica laica, e quello più sconosciuto, per molti, della musica cristiana, analizzeremo due canzoni sull’amore. Sulla prima canzone si cercherà di focalizzare il contenuto e il significato del testo, sulla seconda la validità a livello sonoro e musicale che l’artista cristiano è riuscito a inserire nella sua canzone.
Dopo aver presentato un’opera d’arte dell’eterno Bob Dylan, questa volta parliamo di un altro che ha lasciato il segno. “The Boss”, il grande Bruce Springsteen, ha cantato l’amore a modo suo, nella stessa forma che ha convinto milioni di americani a definirlo come vero cantante rappresentativo dei 51 Stati Uniti d’America. Bruce, che è “nato per correre” come dice nella sua “Born to run” (assieme a Wendy), e che è stato catalogato per decenni come “working class-hero”, ossia eroe della classe operaia e lavoratrice, ha cercato di definire questo sentimento tanto trascendentale per tutti, in modo diverso e originale in tante sue canzoni.
“The river”, album di successo del 1980, contiene “Hungry heart”, pezzo molto acustico e orecchiabile, probabilmente grazie al semplice giro di Do che si ripete costantemente. Apparentemente questa canzone sembra meno impegnata di altre, visto il senso di leggerezza che si percepisce tra una strofa e l’altra, eppure evidenzia concetti piuttosto importanti. La canzone può essere divisa in tre momenti, scanditi dal ritornello in cui si dice che “Tutti hanno un cuore affamato”, “Everybody’s got a hungry heart”. Nonostante ciò, l’amore è una scommessa, qui si dice come una giocata a carte piuttosto rischiosa, tant’è che lui stesso nella prima strofa dice di aver abbandonato moglie e figli alla ricerca di un altro amore. Nella seconda invece vi è un altro amore, il classico amore che sembra perfetto, ma che con il tempo, una volta spento quel fuoco iniziale, è finito inesorabilmente. È da Baltimore, città dello stato di Maryland, a Kingstown, città del Rhode Island, che bisogna spostarsi per trovare l’amore? Neanche “The Boss” lo sa, dal momento che dopo aver viaggiato tra una parte e l’altra degli USA si ritrova solo a pensare, ed è quanto ci dice nella terza strofa, che dopotutto, “nessuno vuole stare da solo, tutti vogliono avere una casa e un posto dove riposare”, ricordando forse la moglie e i figli lasciati a Baltimore. È un trentun’enne colui che parla –il signore Springsteen è del 49-, un uomo che nel bel mezzo della propria vita si è accorto che tutti sono affamati d’amore, ma nonostante ciò stare da soli fa male. È un pezzo dunque molto malinconico, che probabilmente vuole insegnare che chi sbaglia paga, un po’ come se la vita ti restituisse in cambio ciò che fai. Il tutto però dal punto di vista di Bruce Springsteen, colui che riesce a trattare argomenti difficili, di forma sincera e spesso sfacciata, ma con un senso di gioia e leggerezza che lo contraddistinguono. Un classico, sempre presente nelle sue raccolte e nei suoi concerti.
Anche la seconda canzone che analizziamo, ha come tema centrale l’amore. Questa volta, non trattandosi più di una canzone laica, è evidente il soggetto al quale è dedicato questo sentimento così profondo: Dio. Anche in questo caso, ci concentreremo sull’aspetto puramente musicale, più che sul contenuto e sul messaggio trasmesso. E pure questa volta presentiamo una christian song, che è piacevole e bella da ascoltare, a dimostrazione del fatto che questo “mondo” musicale è in grado non solo di spaziare da un genere all’altro, ma anche di offrire melodie valide sotto tutti gli aspetti.
Larry Norman, un perfetto sconosciuto per tanti, è stato probabilmente l’iniziatore del rock cristiano. È giusto dunque ricordare una canzone di questo grande artista, il quale ci ha lasciato nel 2008, a sessantun’anni, tanto importante per questa musica. Colui che ricordiamo come il primo ad aver allontanato il mito secondo cui il rock fosse anti-cristiano, cantò a partire dagli anni ’70, impegnandosi a tal punto da incidere più di un centinaio di album. Stiamo parlando di un artista ricordato particolarmente per la sua facilità di scrittura, capacità che lo lega ulteriormente al Boss del New Jersey, l’intramontabile Bruce Springsteen. Nonostante avesse dedicato l’intera carriera alla christian music, Larry Norman non fu un pastore. Anzi spesso non ebbe rapporti del tutto idilliaci nei confronti della Chiesa, visto il suo stile di vita talvolta contrario ai principi insegnati dal Vangelo e da Gesù. Basti ricordare che si sposò ben due volte. La sua musica comunque è ancora impressa nella storia.
“Home at last” è uno degli album degli anni ’80 maggiormente ricordato: del 1989, pubblicato originalmente come LP, contiene tra gli altri, “He really loves you”. Questo brano incita tutti coloro che si sentono lontani dalla fede cristiana, a credere in Dio, di allontanarsi dalle tenebre e dalle oscurità così da poter ricevere tutto l’amore che Egli ha in serbo per ciascuno.
“Egli davvero ti ama” è molto interessante, e per questo è stato scelto come brano da analizzare, vista la sua musicalità particolare che lo avvicinano a un genere, il “country”, ascoltato perlopiù negli USA, e poco nel nostro continente, nato nei paesi del sud, negli anni delle piantagioni e degli schiavi di colore. In linea con “One step forward, two steps back”, mito della musica Country, scritta dalla “Desert Rose Band”, vi invitiamo ad ascoltarla a bordo di una Mustang o di un’altra lunga macchina americana, completamente scappottata, mentre percorrete le strade deserte e che sembrano perdersi nell’orizzonte, dell’Arizona, magari nel bel mezzo del Grand Canyon, o del Texas. E ovviamente questa deve essere la traccia successiva a “Hungry heart” di Bruce Springsteen. Solamente così, infatti, respirando la leggera brezza dell’estate, ci si può considerare un vero americano e si può capire il vero significato dell’amore, sia da un punto di vista laico e che da un punto di vista cristiano.
Buon ascolto!
Roby Eldima