II domenica di Quaresima.
Oggi siamo di fronte al mistero di Dio, più che in altri eventi della sua rivelazione.
Oggi siamo chiamati a maturare la nostra conoscenza di Dio.
Se le tre parole chiave della quaresima sono: preghiera, digiuno, elemosina, oggi siamo invitati a dare più spazio alla preghiera; solo nella preghiera può crescere la nostra conoscenza di Dio, una conoscenza fatta non solo di testa, ma di intimità, di amicizia.
Solo da questa preghiera che conosce può nascere una vera e significativa elemosina, cioè carità, attenzione all’altro.
Infatti, Gesù non dice ai discepoli: restiamo qui, ma scendiamo a valle, andiamo tra gli uomini.
Ma torniamo alla conoscenza di Dio. Un Dio che si rivela in modo drammatico ad Abramo prima e a Giacomo, Giovanni e Pietro poi. Eppure trascorrono 1000 anni tra loro, e 2000 anni tra noi e ancora non siamo capaci di conoscere Dio. Non perché Dio non vuole farsi conoscere, bensì perché l’Amore e il suo amore per l’uomo è troppo grande per farsi conoscere nella sua totalità.
Scriveva Paolo VI a proposito di questo brano di Marco:
“D’un lampo, la Bellezza increata ci sfolgora davanti, figurata da volto umano. Così l’uomo. mi svela la sua faccia quale Dio la pensò e la volle nel giorno in cui, creando l’uomo, pose fine alla sua opera creatrice: la faccia dell’uomo appare soffusa d’un’arcana e ineffabile bellezza. Bellezza talmente splendida e viva da doversi dire non sua, ma in lui riflessa, come luce di sole in limpida acqua. Bellezza di Dio”.
L’amore di Dio è Gesù; l’amore di Dio è Gesù morto e risorto per noi; all’uomo che è fedele a Dio, come hanno imparato a esserlo Abramo prima, Giacomo. Giovanni e Pietro poi, Dio mostra il volto di Gesù, cioè il vero volto dell’uomo. Qui c’è il vero volto dell’uomo, di ognuno di noi e questo volto è il volto di Gesù.
E anche noi come Pietro, Giacomo e Giovanni abbiamo paura, non di guardarlo, ma di capire; e anche noi come Pietro, Giacomo e Giovanni non sappiamo più che dire, che fare; almeno Abramo non dice nulla: semplicemente agisce.
Perché è difficile riconoscere Gesù? Perché Marco pone a metà del suo vangelo proprio questo episodio? Perché noi vogliamo un Dio a nostra misura, che obbedisca ai nostri criteri e abbiamo paura di un Dio che sia Dio, di un Dio che possa morire e risorgere. Il vangelo di oggi ci invita a contemplare un Dio che ci chiede di morire e risorgere; un Dio che non vuole la fine del peccatore, ma la sua risurrezione.
La luminosità di Gesù trasfigurato – nessun lavandaio avrebbe mai lavato così bianco – è la luminosità della stella di natale, è la luminosità della risurrezione, è la luminosità del paradiso.
Allora dobbiamo proprio fermarci a pregare, a guardare l’Eucaristia, a fare silenzio davanti alla parola che ci viene proclamata.
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