Sedotto dal soggetto ultrasovversivo di Callie Khouri (Oscar per la miglior sceneggiatura), il regista di Blade Runner, Alien e Legend, spazza via le cortine fumogene e i controluce. Ridley Scott ha scelto lo stile hard da spot nel profondo Sud, corpi in ebollizione, polvere e jeans per l’avventura di due donne a bordo di una Thunderbird decappottabile 1966. Arkansas e già verso il Grand Canyon, obiettivo Messico.
Il film nasce leggero, Thelma (Geena Davis), sindrome di Peter Pan, con marito-padre repressivo, e Louise (Susan Sarandon) cameriera in un bar con boyfriend tenebroso, decidono per un weekend da sole nella casa vuota di un amico, lontano dal ménage, pagato o no. Ma Thelma vuole fermarsi, ballare e bere lungo la strada. Louise guida, non vuole, ma si ferma. Finiranno in un parcheggio, una sdraiata su un’auto a un soffio dalla violenza carnale e l’altra con la pistola calibro 38 puntata sul collo del latin-lover fallito. Louise spara al bruto impomatato che sotto la canna puntata osa ancora lo stupro verbale. E via, Thelma e Louise passano il «confine» non solo allegorico e attraverso gli States tracciano una nuova High way 66.
L’America le accompagna con scenari grandiosi, in sintonia con la nuova rabbia di donne braccate. Harvey Keitel, poliziotto comprensivo, l’unico uomo degno di questo nome, è sulle loro tracce. E Thelma e Louise collezionano crimini in crescendo ma con l’allegria di Sailor e Louis, la complicità di Bonnie e Clyde, l’astuzia di Butch Cassidy e Billy the Kid.
Rapine ai supermarket, un poliziotto «nazi» chiuso nel bagagliaio della sua auto in pieno canyon (e scoperto da un nero in bicicletta che spinella con un walkman, scena irresistibile), toccata e fuga con un giovane autostoppista interpretato da un altrettanto giovane e aitante Brad Pitt, l’esplosione di un’autocisterna guidata da un tipaccio e ancora, Stato dopo Stato, verso la frontiera al ritmo battente dell’autoradio.
La commedia entra in tensione e sconfina nel cinema che fu New World anni settanta, direzione Corman: donne fuorilegge, donne con la pistola.
Thelma e Louise non sono più due ragazze dell’Arkansas ma due eroine selvagge che impongono una nuova legge.
Implacabile film antimacho che evoca le due bande di Russ Meyer, Thelma & Louise si fa on the road politico, macigno scagliato contro l’ordine maschile, struggente. Fino alla fine tragica, ma al contempo lirica e ironica: circondate da un plotone di auto poliziesche, in alto un elicottero e in basso la vertigini del Canyon, Thelma e Louise scelgono il volo ad angelo nel pulviscolo rosso del sole.
La Thunderbird parte, salta nel vuoto e resta sospesa nei titoli di coda.
Non si torna indietro.
Jonathan Demme le avrebbe portate fino in Messico. Clint Eastwood salvate con la sua 44 Magnunm. John Landis avrebbe pensato un bel crash tra pantere ed elicottero. Ridley Scott, invece, le fa morire. Peccato, non ci sarà un Thelma & Louise 2 – La vendetta.
Fabio Gregg C., 2015 aprile 26