Scheda 5,
La radice umana della crisi ecologica. II

«Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia» (118).
Nuova antropologia significa ricordarsi che non solo la natura è stata data da Dio all’uomo; ma l’uomo è donato a sé stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato dotato (GP II, CA 38). Il problema, al di là dell’essere credente, è capire dove porre l’uomo, cosa significa essere al centro dell’universo.
Tutto ciò comporta il superamento di quell’individualismo romantico travestito di bellezza ecologica che conduce a un asfissiante rinchiudersi nell’immanenza [penso alle tante Svizzere urbane…]. Per il credente tutto è relazione, per questo si ama la natura, tanto quanto si ama l’uomo e Dio.
120. Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto. Non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli che ci circondano, che a volte sono molesti o importuni, quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà: «Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono».[97] 121. Si attende ancora lo sviluppo di una nuova sintesi che superi le false dialettiche degli ultimi secoli. Lo stesso cristianesimo, mantenendosi fedele alla sua identità e al tesoro di verità che ha ricevuto da Gesù Cristo, sempre si ripensa e si riesprime nel dialogo con le nuove situazioni storiche, lasciando sbocciare così la sua perenne novità.[98] L’uomo al centro così come lo chiama Dio è diverso dall’uomo che si autopone al centro. Non dovrebbe meravigliarci il fatto che, insieme all’onnipresenza del paradigma tecnocratico e all’adorazione del potere umano senza limiti, si sviluppi nei soggetti il relativismo pratico, in cui tutto diventa irrilevante se non serve agli interessi immediati. Tutto diventa oggetto: bambini da sfruttare sessualmente, da rivendere per utilizzarne gli organi ovvero da eliminare se non rispondono alle mie esigenze o… «È la stessa logica “usa e getta” che produce tanti rifiuti solo per il desiderio disordinato di consumare più di quello cui realmente si ha bisogno… Quando la cultura si corrompe e non si riconosce più nessuna regola oggettiva» (124) nessuna legge sarà più riconosciuta.
Un ambito importante e cruciale nel quale il paradigma tecnocratico e il relativismo pratico agiscono negativamente è quello del lavoro. Il lavoro dell’uomo, non delle macchine, è ciò che dà dignità e valore alla persona. Pensiamo al grande contributo dato dalla regola benedettina: ora et labora, che riuscì a fare del lavoro non una schiavitù ma una possibilità di lode a Dio.
Oggi «l’orientamento dell’economia ha favorito un tipo di progresso tecnologico finalizzato a ridurre i costi di produzione in ragione della diminuzione dei posti di lavoro, che vengono sostituiti dalle macchine. È un ulteriore modo in cui l’azione dell’essere umano può volgersi contro se stesso (128)… Le autorità hanno il diritto e la responsabilità di adottare misure dichiaro e fermo appoggio ai piccoli produttori e alla diversificazione della produzione… a volte può essere necessario porre limiti a coloro che detengono più grandi risorse e potere finanziario (129).
Il paradigma tecnocratico e il relativismo pratico riguardano anche l’innovazione biologica e la ricerca che la sostiene.
«Non è possibile frenare la creatività umana. Se non si può proibire a un artista di esprimere la sua vena creativa, neppure si possono ostacolare coloro che posseggono dei doni speciali per lo sviluppo scientifico e tecnologico, le cui capacità sono un dono di Dio per il servizio agli altri» (131). Il tutto però va inserito in chiari percorsi etici (rispetto animali, utilizzo ogm, contraddizioni degli animalisti: eccessiva cura della natura, non altrettanto della vita umana! (136).

Domande:
Ti senti al centro o alla periferia dell’universo?
Per il credente tutto è relazione, ma ami l’uomo, Dio, quanto la natura?
Hai mai sentito la definizione “relativismo pratico”? quanto la si può declinare nella tua quotidianità?
Ritieni giusto offrire dei parametri etici alla ricerca, all’evoluzione della tecnica?
Vale di più la persona o la produzione? Sei disposto ad acquistare, consumare di meno per rispettare la persona?

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