Cari amici di Giovani Barnabiti, speriamo farvi cosa gradita offrendovi una sintesi del documento preparatorio per il prossimo Sinodo dei Vescovi I giovani, la fede e il discernimento vocazionale che si svolgerà a Roma il prossimo ottobre 2018.

Il documento preparatorio (con questionario allegato), I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, per la XV assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, si compone di tre capitoli, una introduzione e il questionario.

Nella Lettera di papa Francesco ai giovani leggiamo le indicazioni base del documento.
Partendo dalla figura di Abramo invitato a uscire dalla propria terra per dare compimento alla promessa papa Francesco chiede ai giovani di uscire dal solito per cercare e testimoniare le novità di Dio; chiede ai giovani non di uscire per lo sballo o a causa di prevaricazione, guerra o ingiustizia, come spesso accade, ma per ballare la danza della vita.
Tutto ciò richiede un attento discernimento per capire la propria vita.
Bisogna però che si ascolti la voce dello Spirito, sia i giovani, sia la Chiesa chiamata ad ascoltare i giovani: «spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore» (S. Benedetto).

Introduzione

Attraverso i giovani, la Chiesa potrà percepire la voce del Signore che risuona anche oggi come per Samuele (1Sam 3,1ss) e Geremia (Ger 1,4ss).
Tutti gli uomini sono chiamati alla gioia piena, i giovani credenti sono invitati a capire come le proprie scelte quotidiane da cui non ci si può esimere possono condurre a questa pienezza.
Questo documento preparatorio, a cui i giovani sono invitati a rispondere attraverso una consultazione via web, si delinea dalla situazione socio culturale attuale, attraverso i percorsi di discernimento, sino agli snodi di una pastorale giovanile e vocazionale.
In particolar modo il documento tiene come riferimento la figura del discepolo Giovanni per cogliere l’esperienza vocazionale come un processo progressivo di discernimento interiore e di maturazione della fede, che conduce a scoprire la gioia dell’amore e la vita in pienezza nel dono di sé e nella partecipazione all’annuncio della buona novella.

  1. I GIOVANI NEL MONDO DI OGGI

Esiste una pluralità di mondi giovanili.
Ci sono diversità demografiche; differenze di origine storiche; differenze di genere.
Il documento usa il termine giovani per persone comprese circa tra i 16 e i 29 anni. «In ogni caso è bene ricordare che la giovinezza, più che identificare una categoria di persone, è una fase della vita che ciascuna generazione reinterpreta in modo unico e irripetibile» (p. 16).

  1. In un mondo che cambia rapidamente

Siamo di fronte a un mondo in cambiamento veloce in un contesto di fluidità e incertezza mai accaduto precedentemente, che chiede una riflessione e una programmazione a lungo termine, «facendo attenzione alla sostenibilità e alle conseguenze delle scelte di oggi in tempi e luoghi remoti».
La crescita dell’incertezza incide sulla condizione di vulnerabilità in larghe fasce della popolazione.
L’incertezza e la fluidità sono dovute anche allo scientismo e all’intreccio tra paradigma tecnocratico e facile ricavo che portano a una sempre maggiore solitudine. (Misericordia et Misera 3; Laudato sii 20-22; Deus Caritas Est…).
Non dimentichiamo poi la multiculturalità e multireligiosità attuale.

  1. Le nuove generazioni

La sfida della multiculturalità attraversa in modo particolare le nuove generazioni, in equilibrio tra globalizzazione e localizzazione d’origine. Pensiamo poi alle tante conseguenze di vita di tanti giovani costretti alle diverse periferie socio-culturali-religiose. «troppi sono nel mondo coloro che passano direttamente dall’infanzia all’età adulta e a un carico di responsabilità che non hanno potuto scegliere. Spesso le bambine, le donne, pagano più di tutti» (p.
Verifichiamo poi una discrepanza tra giovani passivi e scoraggiati (NEET) e quelli intraprendenti e vitali, frutto di opportunità offerte dal background. «Oltre che nella passività, la mancanza di fiducia in se stessi e nelle proprie capacità può manifestarsi in una eccessiva preoccupazione per la propria immagine e in un arrendevole conformismo alle mode del momento».
I giovani cercano ancora figure di riferimento adulte purché vi sia un confronto alla pari. Per molti versi gli adulti tendono a iperproteggere o ad allontanarsi.
Nei confronti delle istituzioni sussiste una prevalente sfiducia, indignazione e indifferenza. Questo riguarda anche la Chiesa. La vorrebbero più vicina alla gente, più attenta ai problemi sociali, ma non danno per scontato che questo avvenga nell’immediato.
Tutto ciò accade in una situazione in cui i giovani cominciano a vivere non «contro» Dio, ma «senza» Dio e «senza» la Chiesa, affidandosi poi a religiosità e spiritualità alternative… In molte realtà poi la Chiesa è sempre meno presente a favore della cultura consumistica e individualistica attuale.
Non dimentichiamo poi il mondo della comunicazione, con la sua dimensione virtuale molto reale! «L’esperienza di relazioni tecnologicamente mediate struttura la concezione del mondo, della realtà e dei rapporti interpersonali e con questo è chiamata a misurarsi l’azione pastorale, che ha bisogno di sviluppare una cultura adeguata» (p. 24).

  1. I giovani e le scelte

Fluidità e precarietà indicano la fatica di scelte definitive per il futuro e richiedono un percorso sempre più riflessivo. In questo contesto i vecchi approcci pastorali educativi non tengono più. «”Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampi respiro, di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?”. La parola l’ho detta tante volte: rischia! Rischia. Chi non rischia non cammina. “Ma se sbaglio?”. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo» (Benedetto XVI).
Gesù è ancora affascinante, ma la situazione attuale pone molte difficoltà di scelta.
«In questo quadro risulta particolarmente urgente promuovere le capacità personali mettendole al serivzio di un solido progetto id crescita comune». Il protagonismo dei giovani può essere una fruttuosa opportunità.
«L’innovazione sociale esprime un protagonismo positivo che ribalta la condizione delle nuove generazioni: da perdenti che chiedono protezione dai rischi del mutamento a soggetti del cambiamento capaci di creare nuove opportunità. È significativo che proprio i giovani – spesso rinchiusi nello stereotipo della passività e dell’inesperienza – propongano e pratichino alternative che mostrano come il mondo o la Chiesa potrebbero essere. Se nella società o nella comunità cristiana vogliamo far succedere qualcosa di nuovo, dobbiamo lasciare spazio perché persone nuove possano agire. In altri termini, progettare il cambiamento secondo i principi della sostenibilità richiede di consentire alle nuove generazioni di sperimentare un nuovo modello di sviluppo. Questo risulta particolarmente problematico in quei Paesi e contesti istituzionali in cui l’età di chi occupa posti di responsabilità è elevata e rallentano i ritmi di ricambio generazionale» (p. 27).

  1. FEDE, DISCERNIMENTO, VOCAZIONE 

La Chiesa vuole ribadire il proprio desiderio di incontrare, accompagnare, prendersi cura di ogni giovane, nessuno escluso.
Ognuno di noi nasce tre volte: naturalmente, nel battesimo, nel passare alla vita celeste. Ognuno di noi è chiamato a custodire e aiutare a custodire questo percorso. Come ha fatto Giuseppe, uomo mite, ma deciso. Custodire deve essere la parola chiave per accompagnare i giovani e per prepararci e vivere il prossimo Sinodo.

  1. Fede e vocazione

Una vita di fede è un dono, il dono di sentirsi scelti e amati, per amare. Si ama perché si è amati.
La fede non è un rifugio per uomini senza coraggio, ma trampolino di lancio per la vita: «Luce per illuminare tutti i rapporti sociali, contribuendo a costruire la fraternità universale»[1].
Credere significa mettersi in ascolto dello Spirito e in dialogo con la Parola che è via, verità e vita con tutta la propria intelligenza e affettività, imparare a darle fiducia incarnandola nella concretezza del quotidiano con le sue gioie e le sue sofferenze, con le sue opportunità e i suoi ostacoli.
Spazio di questo dialogo è la coscienza, «nucleo più segreto e sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità» (GS 16). Discernere la voce dello Spirito e decidere che risposta dare è un compito assolutamente personale: gli altri possono accompagnare ma mai sostituire.
Infine teniamo presente che l’uomo comunque non perde mai la radicale capacità di riconoscere il bene e di compierlo.

  1. Il dono del discernimento

Discernimento è la capacità di prendere decisioni e orientare le proprie azioni. È una antica disciplina della Chiesa che si applica alla Storia, discernimento dei segni dei tempi; al bene e al male, discernimento morale; alla santificazione, discernimento spirituale.
Il discernimento non riguarda solo la propria realizzazione umana e professionale, ma come vivere la buona notizia, come rispondere alla chiamata del Vangelo. Attraverso il matrimonio, la consacrazione, il sacerdozio, nella vita professionale, nel volontariato, nel servizio agli ultimi, nell’impegno politico.
Siamo chiamati a illuminare la vita quotidiana con la luce dello Spirito attraverso un discernimento composto da riconoscere, interpretare, scegliere (Ev. Gaudium 51).

Riconoscere
Significa far affiorare la ricchezza emotiva di ognuno di noi, nominare le sue passioni senza giudicarle, ma cogliendo il «gusto» che lasciano, cioè la consonanza o dissonanza fra ciò che sperimento e ciò che c’è di più profondo in me.
In questa fase la parola di Dio è di grande aiuto nell’evidenziare le ferite e le opportunità. La fase del riconoscere mette al centro la capacità di ascolto e l’affettività della persona, senza sottrarsi per paura alla fatica del silenzio.

Interpretare
Ciò che si prova, riconosce, va interpretato per capire cosa ci chiede lo Spirito. Non basta fermarsi al “mi ha colpito molto” bisogna capire il perché. Nel discernimento la realtà è superiore all’idea e alle situazioni temporanea belle o brutte.
Per interpretare desideri e moti interiori è necessario confrontarsi onestamente, alla luce della parola di Dio, anche con le esigenze morali cristiane, sempre cercando di calarle nella situazione.

Scegliere
Scegliere è un atto di libertà umana; si sottrae alla forza cieca delle pulsioni, che non sono criterio ultimo, si libera dalla soggezione a istanze esterne alla persona e dunque eteronome, richiedendo una coerenza di vita.
«Promuovere scelte davvero libere e responsabili, spogliandosi da ogni connivenza con retaggi di altri tempi, resta l’obiettivo di ogni seria pastorale vocazionale. Il discernimento ne è lo strumento principe, che permette di salvaguardare lo spazio inviolabile della coscienza, senza pretendere sostituirsi ad essa (cfr. Amoris L. 37).
La decisione richiede di essere messa alla prova dei fatti in vista della sua conferma; va vissuta anche a rischio di sbagliare.

  1. Percorsi di vocazione e missione

Il discernimento vocazionale è un processo lungo, che si snoda nel tempo, durante il quale continuare a vigilare sulle indicazioni del Signore perché ogni vocazione è personale e irripetibile.
La vocazione non è una autorealizzazione narcisistica di sé, ma la realizzazione del dono di sé cui siamo chiamati dal dono dell’amicizia di Dio. Solo lasciando il centro di sé con propri soli bisogni apre al progetto di Dio nella vita famigliare, consacrata, sacerdotale e anche professionale. Per questo è molto importante il contatto con le povertà della vita.

  1. L’accompagnamento

Alla base del discernimento tre punti fondamentali della vita umana riletti alla luce dello Spirito: lo Spirito di Dio agisce nel cuore di ogni persona; il cuore umano si trova normalmente diviso a causa del peccato; il percorso della vita impone il decidere.
Tra gli strumenti per accogliere la chiamata del Signore molto importante è l’accompagnamento personale. L’a.p. richiede una continua verifica nello Spirito.
Si tratta di favorire la relazione tra la persona e il Signore, collaborando a rimuovere ciò che la ostacola. Sta qui la differenza tra l’accompagnamento al discernimento e il sostegno psicologico, che pure, se aperto alla trascendenza, si rivela spesso di importanza fondamentale. Lo psicologo sostiene la persona nelle difficoltà e la aiuta a prendere consapevolezza delle sue fragilità e potenzialità; la guida spirituale rinvia la persona al Signore e prepara il terreno all’incontro con Lui (Cfr Gv 3,29s).
I brani evangelici che narrano l’incontro di Gesù con le persone indicano elementi importanti per formare chi è chiamato ad accompagnare le persone: sguardo amorevole (Gv 1,35ss); parola autorevole (Lc 4,32); farsi prossimo (Lc 10,25ss); camminare accanto (Lc 24,13ss); testimonianza autentica e controcorrente (Gv 13,1ss).
La Chiesa è chiamata ad accompagnare, non a impadronirsi della fede dei giovani. Ecco perché è importante invocare la luce dello Spirito.

III. L’AZIONE PASTORALE
In questo capitolo si vuole riflettere sulla attuale sfida della cura pastorale e del discernimento vocazionale, ambiti differenti ma reciproci.

  1. Camminare con i giovani

Non possiamo attendere che i giovani vengano a noi, siamo chiamati a uscire per incontrarli là dove sono; l’abbandono postcresima è un chiaro segnale di questa esigenza. «La pastorale vocazionale è imparare lo stile di Gesù che passa nei luoghi della vita quotidiana, si ferma sena fretta e, guardando i fratelli con misericordia, li conduce all’incontro con Dio» (Francesco, 21 X 16).
È necessario valorizzare la creatività di ogni comunità per costruire proposte capaci di intercettare le richieste dell’oggi. Restare semplicemente chiusi nel «comodo criterio pastorale del “si è sempre fatto così”», senza «essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità» (EvGa 33).

Uscire
Papa Francesco invita la pastorale a uscire dalle rigidità che rendono poco credibile la gioia del Vangelo. Uscire è anche segno di libertà interiore da attività e preoccupazioni abituali, così da permettere ai giovani di essere protagonisti.

Vedere
Uscire significa disponibilità a passare/condividere del tempo con i giovani. È questo lo sguardo di ogni autentico pastore, capace di vedere nella profondità del cuore senza risultare invadente o minaccioso; è il vero sguardo del discernimento.

Chiamare
Lo sguardo di Gesù si trasforma sempre in una parola che chiama.
Chiamare significa ridestare il desiderio, smuovere le persone; porre delle domande a cui non ci sono risposte preconfezionate.

  1. Soggetti

Tutti i giovani, nessuno escluso
I giovani sono soggetti e non oggetti; nessuno escluso, specialmente i poveri, dimenticati ed esclusi, nelle zone di violenza e guerra. La Chiesa stessa è chiamata a imparare dai giovani.

Una comunità responsabile
Tutta la comunità cristiana è responsabile dell’educazione dei giovani e del loro coinvolgimento anche negli organismi di guida della Chiesa.
Molte sono le proposte verso i giovani. Talvolta questa dimensione progettuale lascia spazio all’improvvisazione e all’incompetenza: è un rischio da cui difendersi prendendo sempre più sul serio il compito di pensare, concretizzare, coordinare e realizzare la past. giov. in modo corretto, coerente ed efficace. Anche qui si impone la preparazione specifica e continua dei formatori.

Le figure di riferimento
Servono adulti credenti autorevoli, con una chiara identità umana, una solida appartenenza ecclesiale, una visibile qualità spirituale, una vigorosa passione educativa e una profonda capacità di discernimento.
Occorre formare e sostenere con maggiori competenze pedagogiche persone adatte.

– Genitori e famiglia, vd. Amoris Laetitia, 259-290.

– Pastori, responsabili della chiamata del Signore che anche voi avete ricevuto (21 X 2016).

– Insegnanti e altre figure educative, rispondere con generosità alla propria vocazione è il primo modo di fare pastorale vocazionale.

  1. Luoghi

La vita quotidiana e l’impegno sociale
Diventare adulti significa imparare a gestire in autonomia dimensioni della vita che sono al tempo stesso fondamentali e quotidiane. Queste dimensioni sono luoghi in cui impostare la capacità di scegliere. Pensiamo alla fatica del mondo del lavoro: quale luce della fede?
La capacità di ascoltare i poveri. Le azioni comunitarie con cui ci si prende cura della casa comune e della qualità della vita dei poveri «quando esprimono un amore che si dona, possono trasformarsi in intense esperienze spirituali» (LaS 232) e quindi anche in occasione di cammini e di discernimento vocazionale.

Gli ambiti specifici della pastorale
La Chiesa offre tante opportunità formative ai giovani. La sfida per questi luoghi e per chi li anima è di procedere sempre più nella logica della costruzione di una rete integrate di proposte, e di assumere nel proprio modo di operare lo stile dell’uscire, vedere, chiamare.
GMG; parrocchie; università e scuole cattoliche; attività sociali e di volontariato [si offrono ancora sollecitazioni già affermate sopra!]; associazioni e movimenti ecclesiastici; seminari e case di formazione.

Il mondo digitale
Per le ragioni già ricordate, merita una menzione particolare il mondo dei new media, che soprattutto per le giovani generazioni è divenuto davvero un luogo di vita; offre tante opportunità inedite, soprattutto per quanto riguarda l’accesso all’informazione e la costruzione di legami a distanza, ma presenta anche rischi (ad esempio cyberbullismo, gioco d’azzardo, pornografia, insidie delle chat room, manipolazione ideologica, ecc.). Pur con molte differenze tra le diverse regioni, la comunità cristiana sta ancora costruendo la propria presenza in questo nuovo areopago, dove i giovani hanno certamente qualcosa da insegnarle.

  1. Strumenti

I linguaggi della pastorale
La fatica di un linguaggio che aiuti a una migliore comunicazione.
Il mondo dello sport.

La cura educativa e i percorsi di evangelizzazione
Rispetto al passato dobbiamo abituarci a percorsi di avvicinamento alla fede sempre meno standardizzati e più attenti alle caratteristiche personali e di ciascuno.
La sfida delle comunità è risultare accoglienti per tutti, seguendo l’esempio di Gesù che sapeva parlare con giudei e samaritani, con pagani greci e romani, cogliendo il desiderio profondo di ciascuno di loro.

Silenzio, contemplazione, preghiera
In particolare la Lectio Divina è un metodo prezioso che la Tradizione ci consegna.

  1. Maria di Nazareth

La sua figura è un vero e proprio modello di incontro, ascolto, problemi da affrontare, scelta e gioia da testimoniare.

 

QUESTIONARIO

Scopo del questionario è aiutare gli Organismi aventi diritto a esprimere la loro comprensione del mondo giovanile e a leggere la loro esperienza di accompagnamento vocazionale, in vista della raccolta di elementi per la redazione del Documento di lavoro o Instrumentum laboris.

Al fine di tener conto delle diverse situazioni continentali, sono state inserite, dopo la domanda n. 15, tre domande specifiche per ciascuna area geografica, cui sono invitati a rispondere gli Organismi interessati.

Per rendere più agevole e sostenibile questo lavoro si pregano i rispettivi organismi di inviare in risposta indicativamente una pagina per i dati, sette-otto pagine per la lettura della situazione, una pagina per ciascuna delle tre esperienze da condividere. Se necessario e desiderato, si potranno allegare altri testi a supporto o integrazione di questo dossier sintetico.

  1. Raccogliere i dati

Si prega di indicare possibilmente le fonti e gli anni di riferimento. Si possono aggiungere in allegato altri dati sintetici a disposizione che sembrino rilevanti per comprendere meglio la situazione dei diversi Paesi. 

– Numero di abitanti nel Paese/nei Paesi e tasso di natalità.

– Numero e percentuale di giovani (16-29 anni) nel Paese/nei Paesi.

– Numero e percentuale di cattolici nel Paese/nei Paesi

– Età media (negli ultimi cinque anni) al matrimonio (distinguendo tra uomini e donne), all’ingresso in seminario e all’ingresso nella vita consacrata (distinguendo tra uomini e donne).

– Nella fascia 16-29anni, percentuale di: studenti, lavoratori (se possibile specificare gli ambiti), disoccupati, NEET.

  1. Leggere la situazione
  2. a) Giovani, Chiesa e società

Queste domande si riferiscono sia ai giovani che frequentano gli ambienti ecclesiali, sia a quelli che ne sono più lontani o estranei. 

  1. In che modo ascoltate la realtà dei giovani?
  2. Quali sono le sfide principali e quali le opportunità più significative per i giovani del vostro Paese/dei vostri Paesi oggi?
  3. Quali tipi e luoghi di aggregazione giovanile, istituzionali e non, hanno maggior successo in ambito ecclesiale, e perché?
  4. Quali tipi e luoghi di aggregazione giovanile, istituzionali e non, hanno maggior successo fuori dall’ambito ecclesiale, e perché?
  5. Che cosa chiedono concretamente i giovani del vostro Paese/i alla Chiesa oggi?
  6. Nel vostro Paese/i quali spazi di partecipazione hanno i giovani nella vita della comunità ecclesiale?
  7. Come e dove riuscite a incontrare i giovani che non frequentano i vostri ambienti ecclesiali?
  8. b) La pastorale giovanile vocazionale
  9. Quale è il coinvolgimento delle famiglie e delle comunità nel discernimento vocazionale dei giovani?
  10. Quali sono i contributi alla formazione al discernimento vocazionale da parte di scuole e università o di altre istituzioni formative (civili o ecclesiali)?
  11. In che modo tenete conto del cambiamento culturale determinato dallo sviluppo del mondo digitale?
  12. In quale modo le Giornate Mondiali della Gioventù o altri eventi nazionali o internazionali riescono a entrare nella pratica pastorale ordinaria?
  13. In che modo nelle vostre Diocesi si progettano esperienze e cammini di pastorale giovanile vocazionale?
  14. c) Gli accompagnatori
  15. Che tempi e spazi dedicano i pastori e gli altri educatori per l’accompagnamento spirituale personale?
  16. Quali iniziative e cammini di formazione vengono messi in atto per gli accompagnatori vocazionali?
  17. Quale accompagnamento personale viene proposto nei seminari?
  18. d) Domande specifiche per aree geografiche

AFRICA

  1. Quali visioni e strutture di pastorale giovanile vocazionale rispondono meglio ai bisogni del vostro continente?
  2. Come interpretate la “paternità spirituale” in contesti dove si cresce senza la figura paterna? Quale formazione offrite?
  3. Come riuscite a comunicare ai giovani che c’è bisogno di loro per costruire il futuro della Chiesa?

AMERICA

  1. In che modo le vostre comunità si fanno carico dei giovani che sperimentano situazioni di violenza estrema (guerriglia, bande, carcere, tossicodipendenza, matrimoni forzati) e li accompagnano lungo percorsi di vita?
  2. Quale formazione offrite per sostenere l’impegno dei giovani in ambito socio-politico in vista del bene comune?
  3. In contesti di forte secolarizzazione, quali azioni pastorali risultano più efficaci per proseguire un cammino di fede dopo il percorso di iniziazione cristiana?

ASIA E OCEANIA

  1. Perché e come esercitano fascino sui giovani le proposte religiose aggregative offerte loro da realtà esterne alla Chiesa?
  2. Come coniugare i valori della cultura locale con la proposta cristiana, valorizzando anche la pietà popolare?
  3. Come utilizzate nella pastorale i linguaggi giovanili, soprattutto i media, lo sport e la musica?

EUROPA

– Come aiutate i giovani a guardare al futuro con fiducia e speranza a partire dalla ricchezza della memoria cristiana dell’Europa?

– Spesso i giovani si sentono scartati e rifiutati dal sistema politico, economico e sociale in cui vivono. Come ascoltate questo potenziale di protesta perché si trasformi in proposta e collaborazione?

– A quali livelli il rapporto intergenerazionale funziona ancora? E come riattivarlo laddove non funziona?

  1. Condividere le pratiche
  2. Elencate le tipologie principali di pratiche pastorali di accompagnamento e discernimento vocazionale presenti nelle vostre realtà.
  3. Scegliete tre pratiche che ritenete più interessanti e pertinenti da condividere con la Chiesa universale, e presentatele secondo lo schema che segue (massimo una pagina per esperienza).
  4. a)Descrizione: Delineate in poche righe l’esperienza. Chi sono i protagonisti? Come si svolge l’attività? Dove? Ecc.
  5. b)Analisi: Valutate, anche in chiave narrativa, l’esperienza, per coglierne meglio gli elementi qualificanti: quali sono gli obiettivi? Quali sono le premesse teoriche? Quali sono le intuizioni più interessanti? Come si sono evolute? Ecc.
  6. c)Valutazione: Quali sono i traguardi raggiunti e non? I punti di forza e di debolezza? Quali le ricadute a livello sociale, culturale, ecclesiale? Perché e in che cosa l’esperienza è significativa/formativa? Ecc.

 

[1] Ricordo un commento di Cardini al motto “Libertà, uguaglianza, fraternità”: forse la libertà si è sviluppata, l’uguaglianza quasi, ma la fraternità? Non dovrebbe forse essere questa la radice delle altre?