Le nostre Suburra
Fra tanta overdose di film e telefilm, incominci a seguirne uno o l’altro senza riuscire a finire la stagione. In uno di quei incontri sono arrivato, prima al film, poi alla serie dal titolo Suburra (il quartiere più popolare dell’antica Roma, fra il Quirinale, il Viminale, il Celio e l’Appio, socialmente “male abitato”).
Già dalle prime puntate ho pensato che è facile parlare di malavita, aldilà di qualche città o quartiere in particolare, oggi nel mondo tutto. Ci basta aprire bene gli occhi o le finestre e incominciamo a vedere come la violenza e gli abusi di potere fanno parte della nostra vita. Una volta pensavamo che restandosene lontani la tossicità della malavita non ci avrebbe inquinata. Ma oggi non basta rinchiudersi e sbarrare le porte perché la forza coinvolgente della tentazione di fare un torto, entra con forza nel nostro quotidiano.
Sono tante le Suburra disseminate per il mondo intero; io scrivo dal terzo mondo – da una città alquanto violenta e da una cultura coinvolta dalla corruzione –, ma il terzo mondo te lo trovi dappertutto, anche nelle importanti città del “primo mondo”.
Segnali di degrado, quartieri costruiti non a misura umana, controllati dalle mafie (quelle fuorilegge o quelle che noi abbiamo votato), mancanza di convivenza umana, ineguaglianze vergognose di opportunità, educazione e lavoro. Anche il divertimento oggi è rimasto lontano dalle possibilità dei più poveri: le super palestre e shopping sono luoghi a cui molti non possono neanche pensarci.
I personaggi di Suburra, Gomorra, Chapo o tante altre serie sono svariati ma accomunati nella ricerca del male e dell’ingiustizia come metodo di arricchimento e della violenza come sistema di controllo. A ciò arrivano ragazzi di vita, persone “importanti” e persino quelle “perbene” perché tentate da un potere economico facile. I giochi macabri di potere e violenza si filtrano persino nelle nostre istituzioni benemerite. E le vittime vanno restando lungo le strade delle nostre città e le nostre vite.
Ho letto che “la fiction è ottima, allora la realtà è pessima” e parrebbe essere questo che attira l’attenzione dello spettatore senza un giudizio morale o valorico appropriato. Così la nostra capacità di stupore va perdendonsi ogni volta e aumentando il nostro menefreghismo. Poco o niente ci interessa quello che accade là fuori. Anche se, quando ci è conveniente, pure noi siamo ingiusti e non minimamente morali.
Il controllo sociale dei mass media (difficile in una cultura dei fakes) il valore dell’uso appropriato delle reti sociali indubbiamente sono uno strumento per migliorare questa cultura della morte e del degrado. Ma dobbiamo fare il possibile per trasformare il nostro piccolo senza lasciare spazio a quello strapotere che inghiotte le forze e le vite delle persone. Quel dragone di Roma che canta la sigla di Suburra:
“…Un gigante che ti culla tra le urla che non sente… Ti compra, ti vende, ti innalza, ti stende… Ti usa se serve, ti premia, ti perde…”.
MiguelAngel Panes Villalobos, Rio de Janeiro