Oggi la Chiesa e specialmente i Barnabiti celebrano la memoria di un santo forse non troppo conosciuto, ma a noi molto caro: Sant’Alessandro Sauli.
Alessandro ci è molto caro per la sua tenacia, per la sua disponibilità, per la sua cultura, per la sua santità. Non una santità di devozione, ma una santità di profonda attenzione e amicizia a Dio, una santità di azione che lo ha spremuto fino alla morte in ancora giovane età.
Ciò che colpisce di Alessandro Sauli è sicuramente la sua tenacia, la tenacia nel bussare ripetutamente alla porta dei primi Barnabiti, la tenacia nel cogliere lo spirito di riforma proprio di questi primi Barnabiti giovani orfani del loro Antonio Maria Zaccaria. La tenacia nel continuare a riformare questo piccolo gruppo di religiosi laici e religiosi, a riformare se stesso, per riformare la Chiesa. E tralasciando la sua azione di insegnamento, mi piace sottolineare la tenacia pastorale per portare un vangelo vivo e vivificante là dove il Papa lo ha inviato. La tenacia nel rievangelizzare la Corsica e, i più poveri e dimenticati di quell’isola periferica, la tenacia nel riprendere il Vangelo da vivere e annunciare.
Ma vale anche ricordare la tenacia nel parlarci della bellezza dell’uomo voluta da Dio, una bellezza che si è rivelata, ecco il paradosso, nella bruttezza del Figlio sulla Croce. «Perciò, quanto più deforme volle farsi per noi, tanto più grande amore ci dimostro e tanto più bello appare… Ciò che appare deformità di Dio è quanto si più bello esiste per i credenti. Cristo è bello nel Padre; bello nel seno della Madre; bello nella nascita; bello mentre compie miracoli; bello sulla croce; bello nel sepolcro; bello nella risurrezione». Guardiamo questo Cristo perché lui guardando noi possa comunicarci la sua bellezza in favore degli uomini.