Non si muore di overdose se non sei drogato, sono delle vittime dicono le mamme di Gianluca e Flavio.
E noi cosa diciamo?

Eraldo Affinati scrive che tutto dipende dalla virtualità della vita adolescenziale e dalla nostra incapacità di dare delle regole che aiutino a capire il limite della trasgressione.
Ho fatto leggere questo articolo di Avvenire a quattro giovani per capire cosa passa nella testa e come reagire, perché non si può non reagire specialmente se riconosciamo la grande crisi serpeggiante tra i giovani chiusi in casa nei mesi trascorsi (dati Caritas Italiana).

Scrive Francesco (17). I giovani e in particolare gli adolescenti per natura cercano nuove esperienze, e i limiti imposti dalla società rappresentano solo uno stimolo che alimenta la loro sete di conoscenza di cui l’uso degli stupefacenti ne è una conferma. Il senso di spericolatezza che si prova immergendosi in queste esperienze è impagabile per molti.
Non credo che gli adulti possano fare molto su questo punto di vista, ma questo attuale è uno scenario tipico di molte generazioni passate (anche future probabilmente).
Non penso che tutti gli adulti dei secoli scorsi abbiamo sbagliato a educare i propri figli, è proprio nella natura di noi giovani esagerare. È nella nostra natura scegliere pensando con la propria testa o meno, anche se comunque dipende da persona a persona.
L’adolescenza, replica Giulia (17), è da sempre lo stadio della vita in cui termina la fase esclusivamente ludica e spensierata che contraddistingue l’essere bambini e l’individuo inizia a formare il proprio carattere e la propria personalità grazie alle esperienze e alle scelte che compie. Per questo credo che sia la fase più importante della vita, in quanto in essa si formano quelli che saranno gli adulti in un prossimo futuro.
L’adolescenza inoltre è, quasi per antonomasia, quella fase in cui si sperimentano nuove esperienze e si è irresistibilmente attratti da tutto ciò che è proibito, per voler dimostrare agli altri ma soprattutto a se stessi che non si è più dei bambini, ma si e in grado di fare scelte, talvolta sbagliate, che partono però da un’iniziativa personale. Credo che il provare nuove cose, conoscere nuove persone sia una parte fondamentale della crescita, e anche il commettere errori rientri in questo processo.
Molto spesso sento criticare i “giovani d’oggi” perché troppo orientati verso un edonismo sfrenato che non è più una ricerca del benessere positivo ma è invece l’assidua ricerca di un piacere momentaneo e dannoso. Non sono d’accordo con questa affermazione, perché credo che ogni epoca abbia le sue problematiche riguardo all’adolescenza, e non credo che gli adolescenti di oggi siano peggiori di quelli dei decenni precedenti.
Credo invece che ci siano almeno due novità rispetto al passato: la prima è il cambiamento degli usi e dei costumi, che hanno portato alla creazione di una società basata dell’apparire, sul rendersi visibili e far vedere le proprie azioni per essere accettati, sul fare più esperienze e mostrare di averle fatte, sul conoscere nuove persone è far sapere a tutti di averle incontrate. In una società così poco attenta all’interiorità, spesso avviene che anche la ricerca del divertimento si sposti su qualcosa di diverso, talvolta eccessivo e pericoloso, qualcosa per cui farsi notare.
Un altro grande cambiamento infine è l’educazione che si dà ai giovani, perché spesso si tende a lasciare molte più libertà fin da bambini affinché il bambino impari da solo cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, con il risultato che molto spesso i bambini nel momento in cui crescono si ritrovano a non aver compreso in realtà le differenze e a essere impreparati di fronte ad un mondo dove è necessario compiere delle scelte autonome e indipendenti.
Per questo, forse, prima di criticare i comportamenti dei giovani, dovremmo interrogarci sull’educazione che ricevono non solo dai genitori, ma dalla società intera.

Gianluigi (16) invece è molto più essenziale: i fatti accaduti a Flavio e Gianluca, sono un esempio lampante di quanto le generazioni di oggi possano essere condizionate dai loro idoli, in questo caso i cantanti, che talvolta sono un pessimo esempio per i loro seguaci a causa dei loro testi non sempre compresi dai più piccoli, ma emulati.

La riflessione di Marco la pubblichiamo a parte per diversità di contenuto oltre che di età.

Con ciò non abbiamo la pretesa di risolvere le angosce e le speranze, i dolori e le gioie dei nostri adolescenti, ma almeno di tenere desto lo sguardo su problematiche che comunque non si erano mai manifestate in maniera così virulenta e numerosa nel passato non troppo remoto della storia dell’umanità.