Papa Francesco è morto. Non è la prima volta che un papa muore. Sapevamo tutti che ciò sarebbe accaduto e l’accadere all’ombra della Pasqua ci ha lasciati un sapore di bellezza e verità e sicuramente di stupore. Quando una persona muore affiorano pensieri di ogni genere, lacrime e domande e per alcuni liberazione.
Un dato mi ha fatto pensare.
Quando succede un fatto, quando muore qualcuno tanti di noi preti si gettano sui i social per dire la propria. È morto il papa, papa Francesco ma non ho letto, visto, percepito messaggi di cordoglio o post di riflessione. Le preghiere non sono mancate e non giudico io se tante o poche se buone o cattive, ma nessuna condivisione di pensieri.
Non altrettanto ho raccolto da tanti laici del popolo di Dio e laici non credenti. Anzi da questi ultimi la preoccupazione per la fine di una storia, delle tante porte rimaste aperte ormai nel vuoto è più forte che tra tanti credenti.
Forse avranno colto solo quanto interessava loro e non l’interezza della riflessione di Francesco? Ma noi credenti abbiamo colto tutto o solo quello che credevamo più giusto o coerente con il nostro pensare limitato?
Ho sicuramente mal pensato che molti di noi sacerdoti ci siamo tolti … un peso. Il peso di una certa “confusione” o modalità di vivere la fede in tutti i suoi aspetti, propria di questo papa venuto dalla fine del mondo, poco consoni alla consuetudine.
Ma torno ai laici, credenti e non.
Il papa non è tutto Gesù o tutta la Chiesa, ne è una porzione. È una porzione buona se si inserisce nel grande cammino anche faticoso della vita cristiana. Quello che un papa, che anche questo papa ha testimoniato se è vero continuerà nella Chiesa con i tempi che lo Spirito santo saprà dettare.
Papa Francesco sicuramente ha cercato di camminare in quella Chiesa tracciata dal Concilio Vaticano II e sapientemente riproposta da san Paolo VI. Non ho dei dati statistici ma i riferimenti di papa Francesco al magistero di Montini sono sicuramente maggiori che a tutti gli altri papi. Questo allora ci dice che la sua preoccupazione all’apertura al dialogo con tutti, con tutte le sue fatiche è il naturale proseguio dell’Ecclesiam Suam. Questo ci dice che la preoccupazione per i poveri e l’ambiente altro non è che l’evoluzione della poco ricordata Populorum Progressio.
Allora, caro laico, posso confermarti che alcune preoccupazioni di papa Francesco, di questo papa che ti ha portato sulla soglia della fede, se sono sane e rispondenti al Vangelo non moriranno e troveranno le loro strade per svilupparsi.
L’importante è che tu continui a scendere dal tuo divano e non smetti di fare chiasso anche quanto i divani dovessero invadere la terra e il chiasso essere coperto dai rumori di una società opulenta (due degli inviti di Francesco ai giovani).
Papa Francesco si affidava a s. Teresina di Lisieux chiedendole non di risolvergli i problemi ma di aiutarlo a portarli. Facciamolo anche noi.
E poiché sono un barnabita manteniamo quella discrezione tipicamente zaccariana, così come l’ha testimoniata il paliotto dell’altare della Confessione [1] mentre passava il feretro di papa Francesco e preghiamo perché sappiamo accogliere il nuovo pastore che la Provvidenza ci donerà nei prossimi giorni.
Giannicola M. prete

[1] Il paliotto dell’altare della confessione è il medesimo utilizzato nel giorno della canonizzazione di sant’Antonio Maria Zaccaria rappresentato al centro. Una presenza reale e discreta.