10 giornata per il Creato

Oggi si celebra la X giornata di preghiera per la cura del creato. Per noi BarnabitiAPS e GiovaniBarnabiti ha un significato particolare perché cade al rientro dalla nostra missione nella foresta amazzonica, luogo dove più che altrove si coglie la preoccupazione per il Creato.
Un giovane della nostra missione in Brasile diceva: «di fronte a tanto bisogno di bene che senso ha la mia “elemosina” di sorrisi e aiuto di qualche giorno?» alle persone, al Creato?
Scriveva l’economista Leonardo Becchetti: «Nessuno chiede a nessuno di risolvere da solo i problemi del mondo. Gli studi empirici sulla felicità ci insegnano però che la gratuità è uno dei fattori chiave della felicità e costruire una relazione e prendersi carico di una e una sola persona arricchirebbe in modo straordinario la vita.»
Prendersi carico anche di una sola porzione del Creato oltre e insieme a una persona è proprio il modo di attivare il vangelo di ieri (Luca 14,1.7-14) che chiede di invitare al banchetto poveri, storpi, zoppi, ciechi; proprio perché non hanno da ricambiarti.
Non potremo essere tutti imbarcati sulla Global Sumud Flotilla per portare pane a e solidarietà a Gaza, ma cominciare a prenderci cura di questa persona o di quella parte di creato significa già invertire l’azione del male, del peccato che apre ferite nell’ambiente e di conseguenza nelle persone, specialmente più povere, che nell’ambiente e dell’ambiente vivono. (Leone XIV, messaggio).
Papa Leone, sulla scorta dell’insegnamento di papa Francesco, ci chiede di essere seme di pace e di speranza, «seme che si consegna direttamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente capacità di generare futuro.»
Perché il seme che siamo chiamati a essere possa crescere «Insieme alla preghiera, sono necessarie la volontà e le azioni concrete che rendono percepibile questa “carezza di Dio” sul mondo (cfr Laudato si’, 84). La giustizia e il diritto, infatti, sembrano rimediare all’inospitalità del deserto… In diverse parti del mondo è ormai evidente che la nostra terra sta cadendo in rovina… senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati» che colpiscono maggiormente i più poveri ed esclusi, specialmente le comunità indigene.
E non basta: la natura stessa talvolta diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per ottenere vantaggi economici o politici per le materie prime, per l’acqua! penalizzando do le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale.
«Queste diverse ferite sono dovute al peccato. Di certo non è questo ciò che aveva in mente Dio quando affidò la Terra all’uomo creato a sua immagine (Gen 1,24-29)… La giustizia ambientale – implicitamente annunciata dai profeti – non può più essere considerata un concetto astratto o un obiettivo lontano. Essa rappresenta una necessità urgente, che va oltre la semplice tutela dell’ambiente. Si tratta, in realtà, di una questione di giustizia sociale, economica e antropologica. Per i credenti, in più, è un’esigenza teologica, che per i cristiani ha il volto di Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento.»
Ogni credente è chiamato alla custodia dell’opera di Dio, a lavorare con dedizione e tenerezza per far germogliare pace e speranza secondo le proprie possibilità e responsabilità che non si possono demandare o procrastinare. Anche piccole purché continuative azioni sono utili per custodire il Creato.
Non possiamo restare con le mani in mano, restare sul divano, diceva papa Francesco, non lasciarci inquietare ribatteva papa Leone.