Cari amici la scuola, in presenza o a distanza, ormai è alle porte, la campanella sta per suonare e forse molti di voi, da una parte all’altra dei banchi e delle cattedre il desiderio di rimettervi in gioco non manca. Per questo vogliamo cominciare il nostro mese di settembre pubblicando alcune chiacchierate con docenti e studenti che abbiamo pescato in giro per l’Italia.Che scrivere? Buona lettura.
Da Lodi la prof di inglese all’IIS Cesaris di Casalpusterlengo (LO), Isida Laçi comincia a raccontarci il bello e il brutto dello scorso anno.
La cosa più bella che posso confermare è l’affiatamento e la collaborazione tra colleghi per rendere la didattica online accessibile a chi non aveva molta familiarità con la tecnologia, il tutto per far sì che i nostri ragazzi si trovassero nelle migliori condizioni per poter apprendere. Inoltre, i diversi incontri, spesso pomeridiani, hanno permesso di conoscerci meglio e condividere insieme molto più tempo del solito. Abbiamo scambiato esperienze e consigli utili per poter gestire al meglio una situazione a tutti sconosciuta e impegnativa.
Prof, com’è cambiato il modo di approcciare i ragazzi con la “famigerata” DAD?
Per ogni ragazzo è stato creato un indirizzo mail personale con il dominio scolastico. Sono state create le classi virtuali su Google Classroom e utilizzate tante piattaforme online come Socrative. A ogni studente è stato fornito la mail personale del docente e talvolta anche il cellulare. La novità nell’approcciare i ragazzi ha riguardato principalmente il fatto che il contatto, con chi ha avuto il desiderio di approfondire o capire meglio qualche argomento, è avvenuto spesso online, di pomeriggio, alla fine della giornata scolastica.
Ha dovuto rinnovare la propria didattica o semplicemente ha. fatto un copia incolla delle lezioni in presenza con una in DAD?
Impossibile fare copia /incolla tra lezioni a distanza e quelle in presenza. Ho la fortuna di insegnare una lingua straniera e quindi di avere molta più “elasticità” nel proporre e svolgere gli argomenti programmati in precedenza. Semplicemente una canzone in inglese, un brano divertente, estratti presi da social network di coetanei inglesi o un bel film in lingua originale sono stati spesso strumenti utilizzati per affiancare i libri di testo e rendere meno “pesante” una lezione altrimenti solo frontale davanti a uno schermo.
Poi, un pomeriggio alla settimana ho avviato un club di letteratura inglese per poter affrontare in modo propositivo, la situazione della chiusura a causa della pandemia.
Prof, cosa hanno imparato secondo lei gli studenti?
Io ho cercato di trasmettere loro che da una situazione difficile si esce solo con un lavoro duro e con una vera conoscenza delle cose, in senso ampio. La scuola nuova e moderna tende ad andare sempre più verso l’acquisizione di competenze, il “saper fare”. Cosa giusta, ma personalmente credo che le competenze senza le conoscenze non possano andare molto lontane: per “saper fare” bisogna “sapere”.
Come si è sentita percepita dagli studenti?
Molti studenti hanno certamente compreso e apprezzato l’impegno e gli sforzi quotidiani fatti per portare avanti la scuola anche in condizioni “straordinarie”. Diversi però si aspettavano meno verifiche e meno giudizi tramite il tradizionale voto, in una situazione dove di “tradizionale” c’era poco, ma nella quale a mio avviso, non si poteva prescindere da una corretta e puntuale valutazione del lavoro svolto e dell’impegno profuso. Anche se i miei figli liceali spesso mi criticavano.
Ha notato dei disagi negli studenti? Sono stati capaci di esternare i propri disagi?
Non avere la possibilità di venire a scuola, non poter vedere e interagire con i propri compagni, non seguire una spiegazione “dal vivo”, porta indiscutibilmente a dei disagi. Alcuni studenti si sono chiusi e hanno a volte smesso di frequentare le lezioni per diversi giorni/settimane. Altri hanno esternato i propri sentimenti con i colleghi con i quali erano più in confidenza, altri si sono rivolti alle psicologhe dello sportello di ascolto attivato dalla scuola.
Come è stata la gestione di alunni con disabilità
Non ho avuto alunni con disabilità, ma la nostra scuola è sempre rimasta aperta per gli alunni con disabilità che hanno preferito frequentare in presenza.
Prof, l’anno trascorso cosa le ha insegnato per il futuro?
La tecnologia è utile, va usata anche per andare incontro ai ragazzi che oggi sempre più vengono denominati “nativi digitali”, però nulla può sostituire il rapporto diretto a scuola. Il rapporto umano deve essere alla base del nostro lavoro. Se la situazione lo richiede, un argomento in meno, ma una “chiacchierata” in più non può che essere utile e propositiva per la crescita dei ragazzi ma anche per formazione quotidiana “sul campo” di noi docenti.
Di conseguenza quali modifiche farebbe al sistema scolastico italiano?
L’anno di Covid è stato in modo particolare un periodo che ha fatto emergere in modo significativo anche le difficoltà di alcuni docenti di approcciare i ragazzi e di svolgere in modo efficace il proprio lavoro, ma allo stesso tempo, ha messo in luce sensibilità personali ed efficacia della didattica di larga parte del corpo docente.
In prospettiva sarebbe opportuno che venisse valorizzato adeguatamente questo approccio e impegno positivo e venisse data la possibilità alle scuole stesse, tramite il comitato valutativo interno, di poter confermare nel loro organico, gli insegnati precari ritenuti validi dopo un’esperienza lavorativa all’interno della stessa scuola, senza necessariamente ridisegnare tutti gli anni parte del corpo docente attraverso Gae, moduli Mad, concorsi ecc.
Di contro sarebbe altrettanto opportuno non considerare la scuola come il classico “posto fisso”, “censurando” adeguatamente chi all’interno della scuola non ci dovrebbe stare.
Grazie prof, buon anno scolastico 2021/2022