La viveza espiritual, SAMZonair2017

Queridos Amigos,

miércoles 5 de julio a las 19:30 PM (Hora de Roma) Samzonair

un encuentro no solo virtual de los jóvenes de nuestras comunidades en el mundo

Solicitamos a las comunidades que nos ofrezcan:

– Breves reflexiones sobre la introducción al Segundo Sermón.
– O bien, breves testimonios de la propia actividad en el día de SAMZ
– O también, un rápido video con las propias reflexiones (3 minutos máx)
– Pedimos que los diálogos sean simples y regulares (para una mejor comprensión considerando que la comunicación via web es más lenta)

Para participar es necesario registrarse en: pastgiovbb@barnabiti.it y esperar el código de confirmación y participación;
– Por favor! Comprobar la conexión a internet antes de iniciar la sesión.

Inspiración para la reflexión del Sermón Segundo de SAMZ:
Muy Queridos:
           Si piensan que el dicho de Cristo que Dios es espíritu y que es necesario que los verdaderos adoradores lo adoren en espíritu y verdad (Jn. 4,24) y que llegamos a ser un mismo espíritu con El (1 Co. 6,17), no les sería difícil comprender que la vida espiritual verdadera consista en esto: que el hombre tenga siempre su intención hacia Dios, y no desee otro que Dios, y de otro no se recuerde que del mismo Dios, más aún, que toda acción la inicie (después de haber invocado)el nombre de su Señor, y a Él la dirija; y brevemente: ha acogido todo su entender, querer y recordar, sentir y operar en la bondad Divina, y juntos el corazón y la carne exultan en el Dios vivo (Sal. 83,2; y Cristo vive en el hombre, que ya no es más él (Gál. 2,20); es su alma gobernada por el Espíritu de Dios como el cuerpo del alma; y el espíritu del hombre da testimonio que es hijo adoptivo de Dios (Rom. 8,16) y que son un ejemplo vivo de Cristo, tanto que dicen con el Apóstol:”Sean imitadores míos como nosotros lo somos de Cristo” (1 Co. 4,16) casi dirían: “Quieren el vivo ejemplo de Cristo? Mírennos a nosotros”.

Algunas preguntas para la reflexión:

  1. Qué es para ti la vida espiritual?
  2. Qué tipo de vida espiritual cultivas?
  3. Cristo puede vivir en el hombre?
  4. Tu alma es gobernada por el Espíritu?
  5. Es posible ser un “ejemplo vivo de Cristo”?
  6. Sabes que el Papa Francisco ha convocado al Sínido de los jóvenes?
  7. Sabes que es un Sínodo?
  8. Piensas que sea admirable y útil esta oportunidad?
  9. Qué le dirías al Papa sobre los jóvenes?

Por favor, si han tomado fotografías con buena resolución de sus actividades, las puedan mandar?

Gracias y buen trabajo. p. Giannicola M. e todo el staff SAMZonair

Spiritual ways of life, Samzonair2017

 

SAMZONAIR2017 (July 5th)

Spiritual way of life

Dear SAMZfollowers,

Wednesday july 5th 7.30 pm (in Rome): Samzonair is
not just a virtual youth meeting from our worldwide community.

To take a part in the hangout we ask:

– A short consideration about the introduction of the Sermon 2nd;
– Either a brief chronicle of your SAMZday
– or one short movie with your considerations (3 minutes max);
– please make simple dialogues and speak slowly in order to have a good comprehension, especially because words throughout the web are slow and confused!).

To participate please sign in your group at: pastgiovbb@barnabiti.it and wait for the participation code;
please: verify whether your internet connection is large enough (I’ve a program to check it).

And now here it is the SAMZ’s words from the 2nd Sermon (introduction):

My dear friends,
     If you consider Christ’s saying that God is Spirit and that those who worship Him must worship in spirit and truth [1 John 4:24], and that they become one spirit with Him [1 Cor 6:17], you will not find it difficult to understand that true spiritual life consists in this: that man keep his eyes on God all the time, long for nothing but for God, keep nothing in mind but God, begin every single action in the Lord’s name, and direct it to Him [Col 3:17]: in short, that he unify his whole being — mind, will, memory, senses, and actions — in God, that his heart and his flesh sing for joy to the living God [Ps 84:2], and Christ live in him, not he for himself [Gal 2:20], that his soul be led by the Spirit of God as the body is led by the soul, and the Spirit Himself bear witness to him that he is a child of God and a living pattern of Christ. As a result he can say with the Apostle, “be imitators of me, as I am of Christ” [1 Cor 4:16], as if he were saying, “are you looking for a living model of Christ? Well, look at me.”

Some questions to reflect on the text:

  1. What does spiritual life mean?
  2. What kind of spiritual life do you nourish?
  3. Does Christ live inside the man?
  4. Is your soul lead by the Holy Spirit?
  5. Is it possible to be «a living model of Christ»?
  6. Do you know pope Francis called on a Sinodo about Youth?
  7. Do you know what a “Sinodo” is (meeting)?
  8. Do you think it’s a good chance for the youths and for the Church too?
  9. What could you say about youths to pope Francis?

Please, if you have any pictures about your group send them to me.

Thank you very much,

  • Giannicola M. & SAMZonair staff!

Ricordiamo il futuro!

 

Con piacere pubblichiamo una riflessione di Angelo Bruscino, presidente dei Giovani Imprenditori Italiani, sul futuro da costruire.

Per molti anni abbiamo ascoltato le dichiarazioni di capi di stato, scienziati, economisti che raccontavano di quanto fosse importante investire ogni singola energia del presente per costruire il “Futuro”, abbiamo sognato con loro e con la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne che abitano il nostro pianeta un domani dove si sarebbero fermate le guerre, dove la globalizzazione avrebbe costruito un pianeta senza confini commerciali ed umani, dove avrebbe vinto, il merito, la qualità, l’onestà nelle condotte personali ed aziendali, dove la giustizia si trasformasse da quella dei tribunali, a quella sociale, economica e soprattutto ambientale, dove al consumo sfrenato delle risorse si sarebbe posto rimedio con le rivoluzioni della tecnologia, delle rinnovabili, del design sui prodotti, dove la fame di cibo, di energia, di pace sarebbe stato il ricordo lontano di un’epoca meno civile, meno moderna, meno straordinaria di quella che avremmo vissuto, perché il mondo sarebbe sicuramente diventato per tutti, nessuno escluso, un luogo più sicuro, più verde, più libero …

Questo è il futuro che cerchiamo ancora oggi di ricordare, di fronte a questo presente che nonostante le tante promesse ed il vero impegno di pochi continuiamo a vivere cercando di sfuggire ai massacri di religione, alla fame di interi continenti, alle guerre più feroci, ai consumi più sfrenati, all’ignoranza sempre più dilagante nei giovani, ai populismi che urlano rabbia, al ripristino di frontiere tanto materiali quanto culturali, alla miopia dei politici che cancellano accordi ambientali per il proprio tornaconto elettorale, all’aggressività commerciale delle multinazionali che mettono il profitto dinnanzi a tutto, questo è il mondo che ogni giorno cerca di farci dimenticare cosa potremmo fare, cosa potrebbe diventare, che cerca disperatamente di cancellare le promesse di un’umanità più equa, più onestà e più felice.

A questo mondo che combatte contro il suo domani, vogliamo solo dire una cosa, noi “Ricordiamo ancora il Futuro” e continueremo a farlo fino a quando non si sarà realizzato.

Vivere da soli? Pentecoste 2017

Puoi vivere solo con te stesso?
Se vuoi morire sì, se vuoi vivere no!

Dio, che è vita, non è rimasto con se stesso, ma si è aperto a noi in Gesù e continua a vivere con noi nello Spirito santo.

Da 50 giorni attendiamo di celebrare il dono dello Spirito santo che ci permette di comprendere e essere cristiani: «Pace a voi, ricevete il mio Spirito santo!» ha detto il Risorto ai discepoli chiusi nel cenacolo per paura.
Se il giorno di Pasqua abbiamo celebrato il valore della vita, se nell’Ascensione un Dio che si carica la nostra umanità sino al cielo; oggi celebriamo la definitiva partecipazione di Dio della nostra umanità.
Attraverso il dono dello Spirito Dio ci dice che vuole continuare a vivere con quell’uomo e quella donna che aveva creato nella notte dei tempi e che oggi è ognuno di noi redento dal sangue di Cristo. L’uomo non è chiamato a essere solo!
Oggi Dio supera le porte chiuse dei nostri cenacoli, delle nostre coscienze, delle nostre paure per offrirci la piena comunione con Lui.

Molti sono gli uomini che vivono bene e fanno del bene, anche senza conoscere Dio, penso a tanti ricercatori, fisici, scienziati… ma chi sperimenta lo Spirito santo si accorge di non poter chiedere di più per vivere bene.
Possiamo dire tante cose dello e sullo Spirito santo, non sarebbero mai sufficienti per comprenderlo, per raccontarlo, per testimoniarlo. Per capirci qualche cosa però fare riferimento oggi a un passo della lettera di san Paolo ai Corinzi: «E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito… e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito» (12,13).

Tutti abbiamo ricevuto il Battesimo, eravamo piccoli, ci è stato imposto… (quante cose nella vita ci sono imposte e non brontoliamo); ma il Battesimo, la Confermazione, lo Spirito santo, se ne stanno lì, in un cantuccio se non li vogliamo tra i piedi, perché lo Spirito santo è discreto.
Ci ricordiamo del nostro Battesimo e della nostra Cresima? Ci ricordiamo solo per una fotografia o perché continuiamo ad abbeverarci ad esso?
Vi abbeverate all’acqua potente dello Spirito santo? Vi lasciate irrigare da questa acqua? Permettete che il fuoco dello Spirito apra le porte della vita per condividere con voi l’amore del Padre e del Figlio?

Il cenacolo dei discepoli era chiuso per paura, la paura della vita, delle meraviglie di Dio: Gesù, lo Spirito santo entrano nelle nostre vite senza aprire le porte, perché sono più forti delle nostre paure e ci aprono alla vita!
E la vita non è chissà che cosa, chissà quale impresa… la vita è i piccoli passi che con verità, onestà, giustizia, sofferenza e gioia vogliamo compiere ogni giorno.

In questi 50 giorni abbiamo considerato i piccoli passi di Gesù verso gli uomini, i piccoli passi dei discepoli verso Dio, i piccoli passi della Chiesa nascente: questa è la vita nello Spirito.
Sicuramente anche voi fate dei piccoli passi nello Spirito, ma dobbiamo osare di più, dobbiamo diventare trombe, strumenti dello Spirito santo per questo mondo che è bello, quindi ha il diritto di conoscere la fonte della bellezza, della bontà, della verità.

Vieni Spirito santo, visita le nostre vite e fa di noi strumenti della tua pace non solo tra le nuvole di questo incenso o tra le note di questi canti, bensì sulle strade degli uomini dove ci vuoi condurre. «C’è più carità in una goccia di operosità che in un mare di chiacchiere!» scriveva il nostro padre Semeria e Dio non è un mare di chiacchiere, ma miliardi di gocce di Spirito santo per noi.

Santa Pentecoste.

La pazza gioia

Posso azzardare?
Lo dico con un’umiltà che mi parte dalla cervicale e arriva fin sotto i piedi – ma con la consapevolezza che il nostro è anche un Paese (semi)libero dove la libertà d’espressione dev’essere tutelata (e poi l’Italia s’è guadagnata ben 25 posti nella classifica sulla libertà di stampa quest’anno), con La pazza gioia, Valeria Bruni Tedeschi si merita il titolo di “Meryl Streep italiana”.
Attrice a 360°, accompagnata da una sceneggiatura curata – non senza qualche buco qua e là – del notevole Virzì, la Tedeschi ancora una volta si riconferma una delle attrici più talentuose, versatili e fondamentali del panorama italiano contemporaneo.

L’ultimo lungometraggio di Paolo Virzì ci trasporta nella sempre soleggiata Toscana dove una casa di cura per persone mentalmente instabili ospita Beatrice (Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti, o anche la Sig.ra Virzì, nelle vesti di una diffidente punk tatuata aggredita dalla depressione e da tendenze suicide).
Sin da subito Beatrice ammette Donatella, appena arrivata, e diventa il più fidato destinatario delle sue storie, e le due portano reciprocamente un arcobaleno di energia nella vita di entrambe: clinicamente, si direbbe, trasmettono influenze salutari l’una sull’altra. Un giorno, durante una gita in campagna, quando il loro furgoncino è in ritardo, Beatrice e Donatella scappano e prendono una autobus verso il centro città, e da qui parte la storia.
Anche se non completamente realistico, il percorso catartico delle due inizierà e si svilupperà in maniera molto al Thelma e Louise di Ridley Scott (1991) – con la sola differenza che non ci sarà posto per il conteggio corporeo e per il manifesto femminista radicale scottiano.

Entrambe le attrici registrano un’impressionante performance, e anche se lo script non è sempre forte di trovate d’oro, la Tedeschi domina incontrastata nella sua dimensione di persona non libera, privata di tutto e di tutti, “fanciullo incontentato” (per citare Corazzini), un ritratto accurato di un essere umano disfunzionale, trascinato in nevrosi nell’illusione attraverso il proprio doping e da quelle forze esterne inimiche che non possono non sollevare riflessioni sociologiche che riportano a una conclusione circolare senza disturbare lo status quo.

Da vedere assolutamente!
Finalmente un “Sì” deciso (ma non completamente meritato) a un grande regista italiano di oggi.

“[…] ritorni su’ tuoi pianti
ostinati di povero
fanciullo incontentato,
e nessuno ti ascolta.”
– Sergio Corazzini, Per organo di barberia

Fabio Gregg Cambielli

Buon compleanno giovanibarnabiti.it

1, 2, 3, 50 compleanni non importa quanti siano, ma che si festeggino.
Oggi, giorno della canonizzazione di sant’Antonio M. Zaccaria (1897), compie tre anni il nostro blog Giovanibarnabiti.it e il suo partner cartaceo IlGiovaniBarnabiti.
Un compleanno piccolo ma sempre un’occasione per fare il punto della situazione.

Un compleanno che quest’anno cade nella 51^ giornata per le comunicazioni sociali. Nel messaggio per l’occasione papa Francesco invita a non perdere di vista, nell’immenso e variegato panorama comunicativo attuale, la responsabilità di trasmettere il vero e il bello. La citazione di Cassiano rimanda al nostro Fondatore che di Cassiano era un estimatore: «La mente dell’uomo è sempre in azione e non può cessare di “macinare” ciò che riceve, ma sta a noi decidere quale materiale» comunicare per il bene dei lettori.

Certo il nostro blog non vuole gareggiare con altre ben più potenti, diffuse e dinamiche agenzie di formazione, ma nemmeno può chiudersi in una nicchia per pochi eletti. Anche noi siamo consapevoli di essere chiamati a «offrire ogni giorno un pane fragrante e buono». A noi giovani zaccariani questo monito “paninesco” ci richiama all’Eucaristia ma ancora di più alla responsabilità verso chi ci legge.

Un anno in più significa anche più maturità, più consapevolezza nel nostro pensare, scrivere, comunicare.
Papa Francesco invita i giornalisti a intraprendere la “logica della buona notizia”, che non è ingenua estetica ma capacità di far riconoscere il lievito o il seme che pur morendo è capace di far crescere il pane, una pianta.

Il nostro piccolo blog e connesso giornale hanno dato la possibilità in questi tre anni di sollecitare al pensare, allo scrivere, al comunicare molti dei nostri giovani, di sviluppare le proprie doti, di migliorare il proprio senso critico. In un mondo che spesso definiamo liquido in queste bande informatiche uno spazio di solidità non è un arroccarsi al passato, bensì una possibilità di poter marcare il tempo, di creare un po’ cultura, come nella più sana tradizione barnabitica.

I cristiani sono testimoni del Dio-con-noi che però sembra non vedersi tra noi, perché lo Spirito non si vede, ma c’è. L’augurio e il regalo per questo compleanno è di poter continuare a esserci con la nostra semplice visibilità per contribuire a far crescere il regno degli uomini e il regno di Dio.
«Anche oggi – conclude il messaggio – è lo Spirito a seminare in noi il desiderio del Regno, attraverso tanti “canali” viventi, attraverso le persone che si lasciano condurre dalla Buona Notizia in mezzo al dramma della storia, e sono come dei fari nel buio di questo mondo, che illuminano la rotta e aprono sentieri nuovi di fiducia e speranza».

Buon compleanno Giovanibarnabiti.it

 

Oltre le sbarre della carità

Recentemente ho avuto la possibilità di partecipare alla celebrazione di una messa nel penitenziario della città di Prato.
Sono sicura che questa possibilità sia stata un vero e proprio dono, in quanto sono riuscita a comprendere il vero senso della carità e del servizio verso gli altri in uno dei luoghi più difficili e particolari delle nostre città.
Essere stata lì, anche solo per un paio di ore, ha reso queste persone immensamente felici, così tanto da ringraziarci, da pregarci di tornare, perché, evidentemente, siamo riusciti a interrompere la ripetitività della loro quotidianità.
Da questa esperienza è emerso un crescente desiderio di aprirmi verso gli altri, anche solo per regalare un sorriso a chi ne ha bisogno.
Vedere i volti di quelle persone che, nonostante i loro errori e le loro storie, sono pronti ad accoglierti in una piccola cappella con grande gioia è stato un forte messaggio di incoraggiamento a continuare a testimoniare la carità e la cura verso l’altro, chiunque esso sia. Andare incontro al più povero, al più bisognoso, al peccatore e riconoscere in lui Gesù, volto di vero Amore e gioia infinita è stato, per me, un momento di grande impatto e crescita.
Quante volte si parla di carità, ma solo se ne parla e ci si accorge di non riuscire a concretizzarla. In questa mattina ho sentito vivi in me i principi di carità, amore e solidarietà fraterna come raramente mi era capitato di percepirli.
Ora bisogna fare il passo successivo: non fermarsi alla sola percezione di questi principi ma varcare altre porte della carità nel prossimo.

Bianca Contardi, Firenze, Gruppo Giovani parrocchia della Provvidenza

Cosa ci insegna Moreno!

Non ce l’ho con Moreno anche se non sono un suo fan; non voglio fargli la morale, anche se non condivido diverse sue scelte; neppure è mia intenzione dare un giudizio sulla persona, anche se parto dalla sua storia: lo faccio per arrivare a riflettere sui criteri che dovrebbero guidare le realtà ecclesiali che organizzano concerti ed eventi per i più giovani, a livello locale, nazionale o persino internazionale.

Anzitutto, ecco la storia. Prima tappa: il Giubileo dei Ragazzi. Lo scorso maggio, il nostro artista è tra i protagonisti dello spettacolo giubilare ufficiale, che si tiene allo stadio Olimpico di Roma; un evento che, nel programma, si trova dopo le confessioni in San Pietro e prima della Messa celebrata dal Papa. Seconda tappa: la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. Lo scorso luglio, il rapper è invitato ad un altro concerto, “Live da Cracovia”, ovvero la festa dei giovani italiani giunti in Polonia per incontrare il Papa. Terza tappa: Le Iene. Lo scorso ottobre, a Moreno organizzano uno scherzo televisivo: gli fanno credere che una ragazza con cui ha avuto una fugace relazione aspetta un bambino da lui; tra commenti divertiti di sottofondo, l’artista dice “Io non voglio tenere questo bambino”, mostrandosi particolarmente preoccupato per i soldi che gli può chiedere “la tipa” di cui fatica a ricordare il nome. Quarta tappa: L’Isola dei Famosi. Da pochi giorni si è conclusa l’edizione annuale del programma, durante la quale ha tenuto banco una relazione, vera o costruita ad arte, tra la pornostar Malena e, appunto, Moreno: una vicenda pruriginosa narrata anche in prima serata ed in fascia protetta, quella che dovrebbe tutelare i bambini.

Questa vicenda porta ad evidenziare la necessità di un primo criterio generale: la musica, lo spettacolo ed il divertimento non sono degli accessori, ma parte integrante dei percorsi educativi alla fede. La sfida educativa esige un solido, costante e competente impegno cristiano in questi ambiti, perché è qui che si definiscono sia l’immaginario, sia l’universo simbolico delle nuove generazioni. Da questo nasce un secondo criterio: la coerenza è una virtù, anche nei processi di comunicazione. Prendiamo, ad esempio, lo spot di un’autovettura: se l’obiettivo è esaltarne la forza o la resistenza non vedremo una ballerina di danza classica o una farfalla, semmai un lottatore di sumo o un leone; se invece l’obiettivo è valorizzarne la velocità, non vedremo un sollevatore di pesi o un bradipo, semmai un centometrista o un ghepardo. Invece, salvo rarissime eccezioni che di norma restano fuori dagli eventi ecclesiali, il mondo rap e hip-hop porta una visione dell’uomo e della donna non coerente con quella cristiana: basterebbe vedere qualche videoclip, per rendersi conto di come le ragazze vengano usate  per il divertimento altrui o di come l’alcol sia un compagno inseparabile del ballo oppure di come la droga non sia condannata. Arriviamo così al terzo criterio: l’artista è il messaggio. È bene non essere ingenui pensando che il messaggio sia solo quello che un artista dice o canta quando sale su un palco. Un esempio? A nessuno verrebbe in mente di invitare un dittatore sanguinario a parlare dell’amore verso i suoi figli e la sua famiglia, per non accreditare agli occhi dei presenti tutto quello che fa. Infine, un ultimo criterio ci viene suggerito da chi sostiene che queste riflessioni non abbiano più significato, perché la Chiesa deve dialogare con tutti, anche con chi ha istanze culturali diverse; se è auto-evidente che la missione della Chiesa è di-per-sé aperta al dialogo con chi è lontano, tuttavia un palco dove ci si esibisce senza contraddittorio non è il luogo del dialogo, ma della rappresentazione di progetti artistici portatori di modelli di vita, che devono essere minimamente coerenti con la finalità dell’evento. Altrimenti, nel tentativo di attirare i più giovani, si finisce ad investire denaro per accreditare chi li allontana. E di questo, prima o poi, bisognerà rispondere.

www.MARCOBRUSATI.com

A relação da fé com a medicina

A relação da fé com a medicina e a saúde

Enquanto o conceito antigo de saúde dizia respeito apenas ao físico das pessoas, hoje já se fala em saúde como algo mais amplo que engloba, além da física, a mental e a espiritual.
Sabe-se que o nosso corpo responde segundo a condição da nossa mente. Isso acontece pelo fato de tudo trabalhar junto em prol de um bom funcionamento.
No encéfalo, existem circuitos neuronais, o sistema límbico, que estão intimamente ligados às emoções e que influenciam em todo o desempenho do organismo.
Deste modo, quando estamos bem, neurotransmissores que nos dão uma sensação de bem-estar são liberados. A dor se ameniza e o corpo é capaz de trabalhar melhor, produzindo proteínas e renovando células, por exemplo. Em contrapartida, o estresse ativa esses mesmos circuitos de modo a induzir a liberação de neurotransmissores e hormônios, como o cortisol, que aumentam a depressão e o mal-estar.
Por isso a grande dificuldade da recuperação médica diante de uma grande enfermidade, pois, quanto mais doente, mais estressado e menor é a esperança de melhora.
Muitas pessoas, assim, agarram-se a uma luz no fim do túnel, mesmo quando não há mais tratamento possível, e obtêm melhora. Milagre? Com certeza, às vezes não sabemos explicar.
Portanto, a fé vem como um meio de renovação das esperanças: a cura de uma enfermidade, ou um fim suportável.
Vários são os relatos de pessoas que, por milagre, receberam a cura de uma doença que já não havia mais solução. No Evangelho, podemos ver vários casos, sendo um o da menina hemorrágica que foi curada ao tocar no manto de Jesus que disse: “Filha, a sua fé a curou! Vá em paz e fique livre do seu sofrimento” (Mc 5,34). Diante disso, hoje há estudos no campo da ciência que tentam conciliar os aspectos religiosos com os científicos na busca de um tratamento que reflita em maior adesão do paciente e mais rápida recuperação.
Segundo um psiquiatra brasileiro: “Antigamente, os médicos se lembravam da religião só quando o paciente parava de tomar um medicamento por causa dela. Hoje é comum perguntar sobre aspectos espirituais e religiosos para usá-los positivamente em um tratamento.”
Assim, algumas universidades dos Estados Unidos já apresentam uma disciplina com o intuito de preparar os estudantes da área de saúde a melhor acolher os pacientes que muitas vezes apresentam seu sofrimento por meio de uma linguagem que lhes é indecifrável. No Brasil, algo semelhante vem sendo implantado, um modelo que molde os estudantes para, no futuro, analisar o paciente como um todo. As diversas esferas, como a social, a profissional e a religiosa, devem ser levadas em conta para melhor compreender o paciente e seu problema, além de definir, de forma seleta, qual será o tratamento a partir dos recursos disponíveis.
Ademais, é sabido que um fator que contribui bastante para a melhora física é a relação médico-paciente. A empatia colocada em prática proporciona uma melhor segurança naquilo que será realizado, o que gera resultados mais positivos. Pois, a função do médico não é apenas tratar a doença, mas proporcionar melhor qualidade de vida às pessoas que o procuram. Como disse Hipócrates: “Curar quando possível; aliviar quando necessário; consolar sempre”.
A exemplo de SAMZ, devemos “exercer um serviço prestado unicamente por amor a Deus, vendo no rosto do enfermo a imagem de Cristo. Além de cuidar dos corpos, dizer piedosas palavras que ajudem a alma. O motivo do nosso trabalho não deve ser o dinheiro, mas servir ao homem que sofre.”

Pedro Henrique Lauar, Rio de Janeiro

Fede e medicina

La relazione della fede con la medicina e la salute
Mentre il vecchio concetto di salute si riferiva solamente alla dimensione fisica delle persone, oggi già si parla di salute come qualcosa di più ampio che comprende, oltre la dimensione fisica, la mente e lo spirito.
Si sa che il nostro corpo risponde in base alle condizioni della nostra mente. Questo accade per il semplice fatto che lavora tutto insieme per un buon funzionamento.
Nel cervello, ci sono circuiti neurali e il sistema limbico, che sono strettamente legate alle emozioni e che influenzano in tutto il disimpegno dell’organismo.
Così, quando stiamo bene, i neurotrasmettitori che ci danno una sensazione di benessere vengono rilasciati. Il dolore diminuisce e il corpo è in grado di lavorare meglio, producendo proteine e rinnovando cellule, per esempio. Al contrario, lo stress attiva questi stessi circuiti per indurre il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni, come il cortisolo, che aumentano la depressione e il malessere.
Così la grande difficoltà di guarigione di fronte a una grave malattia cresce, perché quanto più siamo malati e stressati minore è la speranza di guarigione.
Molte persone, così, si aggrappano a una luce alla fine del tunnel, anche quando non c’è nessun trattamento possibile e ottengono la guarigione. Miracolo? Con certezza, a volte non si sa spiegare.
Pertanto, la fede si presenta come un mezzo per rinnovare le speranze: la cura di una malattia o di un fine tollerabile.
Ci sono diverse segnalazioni di persone che, miracolosamente, hanno ricevuto la guarigione da una malattia per la quale non c’era più una soluzione. Nel Vangelo, possiamo vedere un certo numero di casi di guarigione, uno della ragazza emorragica che fu guarita toccando il mantello di Gesù il quale ha detto: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Vai in pace e sii guarita dal tuo male.» (Mc 5,34). Così, oggi ci sono degli studi nel campo della scienza che cercano di conciliare gli aspetti religiosi con quelli scientifici nella ricerca di un trattamento che si rifletta in una migliore adesione del paziente e il recupero più veloce.
Secondo uno psichiatra brasiliano: «In passato, i medici si ricordavano della religione solo quando il paziente smetteva di prendere un farmaco a causa di essa. Oggi è solito fare domande su gli aspetti spirituali e religiosi per utilizzarli positivamente in un trattamento».
Così, alcune università degli Stati Uniti hanno già presentato una disciplina al fine di preparare gli studenti nel settore della sanità, per gestire e accogliere meglio i pazienti, che spesso presentano le loro sofferenze attraverso un linguaggio a loro incomprensibile.
In Brasile, è stato attuato qualcosa di simile, un modello che prepari gli studenti perché, nel futuro, possano analizzare il paziente nel suo complesso. I vari ambiti, come ad esempio quello sociale, professionale e religioso, devono essere presi in considerazione per capire meglio il paziente e il suo problema, oltre a definire, in forma selettiva, qual sarà il trattamento a partire dalle risorse disponibili.
Inoltre, è noto che un fattore che contribuisce abbastanza al miglioramento fisico è il rapporto medico-paziente. L’empatia messa in pratica fornisce una maggiore sicurezza in quello che sarà realizzato, che crea risultati più positivi. La funzione del medico non è solo curare la malattia, ma fornire una migliore qualità di vita alle persone che la cercano. Come ha detto Ippocrate: «Curare quando è possibile; alleviare quando è necessario, confortare sempre».
Come ci dà l’esempio il nostro SAMZ, dobbiamo «esercitare un servizio unicamente per amore di Dio, vedendo nel volto del paziente malato l’immagine di Cristo. Oltre a curare il corpo, dicano buone e pie parole che aiutino l’anima. La ragione del nostro lavoro non dev’essere quella economica, ma servire l’uomo che soffre».

Pedro Henrique Lauar