Ci risulta un po’ strana e forse un po’ “magica” questa festa dell’Epifania.
È la festa del Natale ortodosso perché secondo il più antico calendario giuliano il 6 gennaio cadeva il solstizio di inverno, quindi in quella data doveva nascere il Salvatore.
Forse una festa un po’ “magica” con questi cercatori venuti dall’Oriente, una stella che illumina, dei segreti da scoprire e comprendere.
Sì, la magia c’è: la magia del non arrendersi, del cercare, del porsi delle domande, di scoprire qualche cosa di inaudito.
Possiamo riflettere e contemplare su questa festa dal punto di vista di Dio o da quello dell’uomo, meglio se dal punto di vista di entrambi perché Dio si è fatto uomo, conosce l’uomo e l’uomo ha imparato a conoscere Dio.
E il punto di vista è: abbiamo ancora domande oggi? Voglia di cercare oggi? Voglia di arrivare oggi? L’uomo infatti scopre se stesso e si afferma come tale solo quando si riconosce capace di porsi domande importanti, fondamentali, capace di fermarsi nel silenzio della propria coscienza per godere del dono di se stesso e, perché no, del dono degli altri.
Anche all’uomo di oggi non mancano le domande, manca la pazienza e la passione di ascoltarsi e di cercare. La festa dell’Epifania ci invita proprio a fermarci per scegliere la giusta guida per percorrere la giusta strada verso la verità.
Nel quadro del Vangelo, e delle letture che lo preparano, si rivela un Dio che non ha risposte preconfezionate (mai nel Vangelo Gesù ha risposte preconfezionate, se non quella della Carità), ricette pronte, ma un Dio capace di accogliere chiunque si pone domande semplici, come quelle dei pastori; domande articolate, come quelle dei Magi, forse. E Dio risponde con la semplicità di un bambino, con la calda sobrietà del luogo dove nasce.
E questi uomini venuti da lontano offrono oro, incenso e mirra.
L’oro, tutto se stessi, le proprie esperienze, la proprie vite; l’incenso, le proprie domande, che sono preghiere quando sono vere; la mirra, la domanda sul finire della vita, di chi “non ha paura” di farsi delle domande sul morire, perché Cristo è nato per morire per noi e per il nostro vivere.
Allora chiediamo a questa Epifania che ci doni la possibilità di inginocchiarsi davanti a noi stessi con umiltà, semplicità e molta gioia, la gioia di scoprire che nella nostra coscienza non siamo mai soli ma possiamo trovare un Dio che ama parlare con noi, come si parla a un amico. È quello che è accaduto a questi Magi d’oriente: arrivati dove la stella li aveva condotti provarono una gioia grandissima!