Il centro dell’universo

Ogni realtà dell’universo, tanto più l’uomo e la donna, ha un centro; senza un centro si perde l’equilibrio, qualunque equilibrio: materiale, morale, spirituale, umano.
Qual è il nostro centro?
Oggi comincia una settimana centrale, anzi due, perché il tutto si compirà la domenica in albis, 8 giorni dopo la Pasqua (come sarebbe bello se tra due domeniche fossimo ancora in tanti come oggi, magari con la veste bianca ricevuta nel giorno del battesimo).

Oggi cominciano le settimane della passione, morte, sepoltura e risurrezione di Gesù.
Oggi comincia quel percorso divino e umano che culminerà nel centro della vita dell’universo giovedì, venerdì, sabato e domenica santi!
La Pasqua è veramente il centro dell’universo, anche per quanti non lo sanno, per quanti sono distratti o indifferenti o contrari: non è una violenza, una prevaricazione, è un dono per la vita dell’universo anche se rimane nascosto.
Senza questa settimana, anche fosse celebrata solo da 12 persone l’universo perderebbe senso.
Credo che la fotografia scelta, quella che ha vinto l’oscar delle fotografie, sia emblematica della perdita di senso.

E noi cristiani? Veramente questa passione, morte, sepoltura e risurrezione di Gesù sono il nostro centro oppure ci preoccupa solo avere qualche ramo di ulivo e / o goccia di acqua benedetta per mettere a posto il nostro bisogno di benessere?
Si può celebrare la settimana santa fermandoci alle porte di Gerusalemme oppure si può scegliere di seguire Gesù fino al sepolcro, secondo quanto ci trasmette il vangelo di oggi (Lc 22, 1- 23,56) o la preghiera di san Paolo ai filippesi.
Sicuramente rischieremmo di addormentarci nel Getsemani, di rinnegare Gesù, di non aiutarlo a portare la Croce, di giocarci ai dati i suoi vestiti o di aver paura di guardare il suo corpo trafitto sulla Croce; ma se facciamo nostri l’amicizia con Gesù dei primi discepoli, la cura delle donne per Gesù, la fatica dei primi cristiani che hanno scritto questo Vangelo, la nostra vita, la nostra fede, carità e speranza cresceranno!
In questa settimana dobbiamo avere la volontà e il coraggio di tenere bene davanti agli occhi l’immagine del corpo crocefisso di Gesù non per gusto del macabro, bensì perché solo morendo per Lui, con Lui in Lui possiamo continuare a vivere.

Voglio concludere questa breve riflessione citando un passaggio dell’intervento del papa emerito Benedetto XVI, un intervento che non è contro questo o l’altro papa, ma nel solco della riflessione anche sofferta della Chiesa:
«il Signore ha iniziato con noi una storia d’amore e vuole riassumere in essa l’intera creazione. L’antidoto al male che minaccia noi e il mondo intero ultimamente non può che consistere nel fatto che ci abbandoniamo a questo amore. Questo è il vero antidoto al male. La forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore a Dio. È redento chi si affida all’amore di Dio. Il nostro non essere redenti poggia sull’incapacità di amare Dio. Imparare ad amare Dio è dunque la strada per la redenzione degli uomini».

Impariamo anche noi ad amare Dio sulla via della Croce, nel sepolcro pieno e poi vuoto, nelle strade della vita.

Santa settimana delle settimane a tutti voi.

Le parole del silenzio di Dio

Venerdì santo 2016

C’è un fattore comune e necessario in questo tempo dalle 3 del pomeriggio alle prime luci del giorno dopo il sabato: il silenzio.
“Gesù chinato il capo emise lo spirito” e si fece silenzio su tutta la terra.
Forse non ragioniamo abbastanza su questo silenzio, sul silenzio che la Croce porta con sé, sul silenzio del Sabato santo.
Non ragioniamo e preghiamo abbastanza su questo silenzio anche perché troppo è il rumore che ci circonda, un rumore continuo che vuole zittire la voce del silenzio di Dio, perché ha paura di questo silenzio.
Il silenzio di Dio è importante perché dice quello che le parole non sanno spiegare, nemmeno – in un certo senso – la parola di Dio, forse perché parola comunque scritta da uomini; infatti, anche la parola di Dio tace e non dice nulla del silenzio della morte del Figlio di Dio.
Le parole non sanno spiegare perché questo Dio di Gesù Cristo invece di urlare la rabbia per la morte del Figlio, tace!
A noi invece piace parlare, parlare, parlare quando non serve tacere quando dovremmo parlare.
Ma il silenzio di Dio non è un silenzio sterile, è un silenzio fertile, perché esce dalla bocca di Dio: “chinato il capo consegnò lo spirito”.
Come quando Dio dal silenzio del cosmo spirò nelle narici di Adamo ed Eva dando vita all’umanità; come quando dal silenzio della Croce spirò per ridare vita all’umanità schiacciata dal peccato.
Il silenzio di Dio non è un silenzio sterile, ma un silenzio che dona lo Spirito.
Uno Spirito di vita che entra nelle profondità degli inferi (il Sabato santo) per recuperare alla vita i corpi mortali;
uno spirito di vita che entra nei nostri corpi mortali feriti dal peccato per recuperarli alla vita;
uno spirito di vita che entra nel segreto del sepolcro per risorgere il Figlio di Dio.

In questi drammatici giorni non solo per l’Europa ma per il mondo intero abbiamo bisogno più che di parole di silenzio, un silenzio di preghiera che possa dare luce a chi è morto e vive nella gloria di Dio; un silenzio che possa dare consolazione e speranza ai familiari; un silenzio che possa dare rinnovata coscienza a chi pensa di operare il male in nome di Dio; un silenzio che possa dare a questa Europa individualista e nazionalistica la voglia di abbattere i muri riprendere a camminare e costruire insieme.

Sei generoso?

Se sei generoso, il tema di questa V domenica di quaresima.

Si può ancora parlare di generosità oggi?

Non la generosità di una grande beneficienza o di un bel regalo esagerato a questo o quello, ma la generosità del chicco di grano che muore per donare frutto.

Umanamente parlando ogni generosità porta in sé una dose di egoismo, è vero, ma se il mio egoismo è ben calibrato ogni generosità porta fuori di sé molto bene.

Oggi ci è chiesto una grande gesto di generosità: inginocchiarci davanti alla Croce.

Vogliamo inginocchiarci davanti alla croce, perché è della croce che ancora oggi ci parla Gesù, perché solo inginocchiandoci davanti alla croce noi riusciamo a comprendere quale infinito gesto di generosità ci viene donato da Dio nel Figlio suo Gesù attraverso la continua azione dello Spirito.

«Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce» (Karl Rahner), ma anche il nostro SAMZ dice una cosa simile quando ci chiede di piantare la croce di Cristo nelle nostre viscere.

Oltre a toccare la croce sulla colonna entrando in chiesa – scaramanzia? – vi inginocchiate davanti alla croce qualche volta?

Quando vi segnate con il “Segno della Croce” è un occasione per “inginocchiarvi” e penetrare il mistero della generosità di Dio?

Se sappiamo inginocchiarci davanti alla Croce possiamo comprendere i tre insegnamenti che la liturgia di oggi ci offre, quasi lo statuto del cristiano: morire per portare frutto, ascoltare la parola di Dio, aggrapparsi alla Croce.

In questo sta la generosità di Dio per noi: donarci la sua parola da ascoltare, per diventare seme che muore per noi, e raggiungere quella Croce che ci attira a sé!

La croce di Cristo non è un semplice ornamento, è la possibilità di una diversa qualità di vita. È la forza che ti aiuta a combattere il male che ogni giorno ci assedia per costruire il bene, anche nelle piccole cose. “Siamo tutti corrotti” diceva ieri papa Francesco a Scampia, è vero, ma tutti possiamo far crescere il bene se ci inginocchiamo davanti alla croce, se moriamo ai nostri egoismi quotidiani.

Il martirio, la testimonianza del bene di fronte al male non è solo quello dei nostri fratelli cristiani in Pakistan, in Libia, in Orissa, in Siria, in Ucraina, in Nigeria; e come non pensare ai turisti di Tunisi o musulmani nelle moschee dello Yemen.

Il martirio, la testimonianza ci riguarda tutti, sole le piccole ordinarie scelte quotidiane possono costruire grandi scelte di vita: se seminiamo gramigna cosa cresce? Se seminiamo bene cosa cresce?

Il Signore ci ha donato un cuore nuovo e uno Spirito nuovo (1^ lettura), ma noi li usiamo?

Il cuore e lo Spirito nuovo ci sono donati per:

imparare a morire al male che rischiamo di compiere ogni giorno per lasciare spazio al bene;

imparare ad ascoltare la parola di Dio;

imparare a guardare con gioia e speranza a quella croce di Cristo che vuole attirare tutti a sé.

«La Croce non ci fu data per capirla ma perché ci aggrappassimo ad essa» (Bonhoeffer): attratto da qualcosa che non capisco ma che mi seduce, mi aggrappo alla sua Croce, cammino dietro a Cristo, morente in eterno, in eterno risorgente.