LA CULTURA DELLA CURA. MESSAGGIO PER LA PACE 2021

“La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace”. Così ci dice Papa Francesco in occasione della 54esima Giornata Mondiale della Pace indetta per il 1 gennaio 2021.
In questo discorso, tenuto dal cardinale Parolin per motivi di salute di papa Francesco, si rivolge a tutte le famiglie, leader religiosi, organizzazioni governative e non, ma soprattutto anche a tutte le scuole. Chiede loro di trovare del tempo, utile e prezioso, per educare i giovani a combattere il male che risiede nel mondo. Incoraggia quindi le persone a diventare dei profeti e testimoni della cultura della cura per estinguere le diseguaglianze, l’indifferenza verso i bisognosi e il razzismo.
Vediamo un Papa che giustamente si scontra affinché la società sia più aperta al diverso livellando tutte le disuguaglianze estetiche e sociali. Nuovamente si ritorna sul razzismo e sulla xenofobia, temi molto caldi dell’anno appena concluso. Sono due problemi seri e non bisogna voltarsi dall’altra parte, bensì affrontarli.
Ogni giorno le vittime aumentano a dismisura, soprattutto in Paesi che vogliono passare come perfetti anche quando non lo sono. Questo, a mio avviso, è abbastanza scabroso e per certi versi anche assurdo. È inconcepibile che nel 2021 si debba ancora parlare di razzismo e xenofobia. Sembra che l’essere umano non si evolva, anzi regredisca ad un livello inferiore rispetto a quello di un tempo. Se prima era normale accettare la ‘teoria delle razze umane’ perché il progresso scientifico non si era ben sviluppato e quindi prevaleva la ‘legge del più forte’ come in una giungla, ad oggi distinguere e scegliere le persone con le quali relazionarsi attraverso il colore della pelle o il luogo di nascita fa ribrezzo. E questo vale per tutte le etnie.
Purtroppo, nonostante si cerchi in tutti i modi di reprimerla, questa situazione sta aumentando; forse per via dei Social che danno visibilità a molti ignoranti. Paradossalmente, a furia di sensibilizzare le persone si rischia di produrre l’effetto opposto (come in tutte le cose)! Mi spiego meglio attraverso un banale esempio. Molti fumatori hanno iniziato a intraprendere questo vizio perché gli veniva vietato categoricamente. È un esempio molto insignificante che può farci capire come si sviluppi nel subconscio umano un effetto pari e contrario a quello che a volte ci viene imposto. Perciò, tutte queste multinazionali e tutti i media che fino a qualche anno fa stavano dormendo e che ora per ‘recuperare’ il tempo perduto raddoppiano la dose di spot o di campagne antirazziste rischiano di ottenere tutt’altro che l’effetto desiderato.
Quasi sicuramente quello che sta emergendo è il fatto che ora stiamo vivendo in una società più razzista ove tutto, però, deve essere politically correct. È come se si fossero creati due filoni paralleli ed antistanti che vanno alla stessa velocità. Essendo anch’esso un estremo, dubito fortemente sia una cosa positiva. È corretto che vengano modificati gli inni nazionali per combattere il femminismo? È corretto che una società sportiva debba modificare nome e logo andando contro la propria tradizione e i propri tifosi? Non penso sia questa la strada giusta per combattere l’ignoranza della gente. Pertanto credo bisogni ascoltare bene il prossimo e solo successivamente giudicare. Non bisogna partire prevenuti.
Per questo nuovo e faticoso anno mi auguro dunque che la popolazione capisca i veri valori della vita senza badare troppo alle apparenze perché davanti a una ‘pelota de trapo’ siamo tutti uguali.
In questo tempo, – scrive Francesco – nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno, il timone della dignità della persona umana e la “bussola” dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune. Come cristiani, teniamo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria, Stella del mare e Madre della speranza. Tutti insieme (ognuno con le proprie responsabilità di governo, di potere economico, sociale o di comune cittadino) collaboriamo per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per «formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri».

Marco C. – Milano

#laculturanonvainquarantena

“Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza”. Derek Bok

“Il virus non va in vacanza”, “Prepariamoci a un Capodanno all’insegna del covid”, “Coprifuoco natalizio”: sono solo alcuni degli slogan in cui anche il lettore più distratto si sarà imbattuto di questi tempi, sfogliando il giornale la mattina o ascoltando le notizie del telegiornale in famiglia. Ciononostante, anche la nostra comunità ha deciso di non andare in vacanza, ma di affrontare le nuove sfide poste dal virus.

A distanza di quasi un anno dallo scoppio dell’epidemia, permane in tutta Europa una diffusa incertezza sui modi e sui tempi con cui la nostra società uscirà dalla pandemia. Eppure, tutti gli studiosi appaiono concordi su un dato: la crisi economica generata dal coronavirus avrà effetti ben più duraturi della stessa epidemia. A subire le ricadute del Covid saranno soprattutto le fasce più deboli della popolazione, già duramente colpite dalla crisi economica del 2008. Il rischio concreto, una volta terminata l’emergenza sanitaria, è che le famiglie più povere si vedano costrette a rinunciare a beni di prima necessità, quali i generi alimentari e gli indumenti, o a servizi essenziali come il diritto all’istruzione. Se la questione sanitaria risulta oggi di primaria importanza, non bisogna dunque sottovalutare le inevitabili conseguenze economiche che seguiranno al lock-down: l’aumento dell’indebitamento privato e il fallimento di numerose attività commerciali porteranno alla perdita di milioni di posti di lavoro e a un generale impoverimento della popolazione italiana.

Di fronte a questo quadro, la nostra comunità è chiamata a dimostrare più che mai la sua vitalità, a dare un porto sicuro a quanti rischiano di essere travolti da questa seconda ondata. Se è vero, come ha sottolineato in un recente intervento Monsignor Peragine, che la società italiana ha dato prova proprio nei difficili mesi del lock-down di uno straordinario (quanto inaspettato) senso di comunità, allora ci sembra più che mai opportuno far sì che questo patrimonio non vada disperso, ma possa tradursi in un progetto concreto, a lungo termine. E quale migliore occasione che investire nell’istruzione, tanto a lungo trascurata, ma di cui tutti noi, genitori e studenti, abbiamo avvertito la mancanza in questi tempi così difficili? Finanziare oggi la scuola significa investire sul futuro dei giovani, minacciato dalle conseguenze del Covid, evitando che le famiglie più bisognose si trovino costrette a risparmiare proprio sul diritto all’istruzione.

Per questa ragione la comunità barnabitica ha deciso di promuovere una nuova iniziativa a sostegno dell’istruzione, quel sale della terra di cui la nostra comunità cristiana non può e non deve privarsi, neppure nei tempi più bui. Quest’anno vogliamo riprendere a sostenere l’educazione scolastica, prima nella vicina Albania, ma anche nel più lontano Messico dove da qualche anno operano i Barnabiti. L’Albania è un paese già duramente colpito dal terremoto del 2019, ma che nonostante questo non mai ha fatto mancare il proprio sostegno all’Italia nei momenti difficili, neppure nel pieno della pandemia, quando ha inviato una équipe di medici che ha a lungo operato nelle terapie intensive del nostro paese. Per questo motivo e per via del legame che da sempre ci unisce alla terra albanese, dove la nostra missione opera instancabilmente da più di trent’anni, vi chiediamo oggi un piccolo sostegno economico a favore degli studenti della comunità barnabitica di Milot, ma anche nelle zone più povere del Sud Albania dove opera il nostro vescovo Giovanni. A ciò vogliamo aprire il nostro sguardo anche a Merida in Messico dove molti bambini non hanno nemmeno la possibilità di comprarsi il materiale per continuare la scuola. Possiamo abbandonare la loro voglia di sapere e di crescere?

Le donazioni, dai volontari di BarnabitiAPS con la collaborazione delle realtà pastorali dei Barnabiti in Italia durante il periodo d’Avvento, consentiranno il finanziamento di tre diverse borse di studio, permettendo a giovani e bambini di non dover rinunciare al loro percorso scolastico, ma di continuare a coltivare i propri sogni.

Andrea B., Cernusco SN – MI