Jovem do nosso mundo

Diversas vezes nos vemos inseridos em situações de correria e agitação causadas pelo nosso trabalho, estudo e pelas tarefas que, religiosamente, temos que cumprir todos os dias. Levantamos e saímos cedo de nossas casas para chegar ao trabalho ou a faculdade. Comemos mal ou ficamos sem comer. Em nosso celular não param de surgir mensagens. A hora passa voando e o dia parece não durar o suficiente para fazermos tudo aquilo que desejamos.

Toda essa velocidade norteia a nossa jornada de jovem. Há muito movimento lá fora, o tempo não permite que paremos e é essa a marca da nossa sociedade contemporânea. Full Time. A informação é instantânea, surge num piscar de olhos, num deslizar de dedos sobre a tela do celular. Não percebemos o dia, as horas e o ano passando.

Esquecemos até de rezar e agradecer a Deus por mais um dia de vida. Agradecer por todas as graças e bençãos que recebemos d’Ele.

É nessas horas que devemos voltar o coração para o Senhor e silenciar por alguns minutos. Parar. Refletir, orar e nos recordar do Seu sacrifício na Cruz, por exemplo. Nos recordar de nossos irmãos que sofrem em algum outro lugar do planeta. Pedir perdão pelas nossas falhas. Pedir forças para continuar e sabedoria para, assim fazê-lo bem.

Essa relação paradoxal que nós jovens vivemos é por diversas vezes inquietante. Ao mesmo tempo que corremos para cumprir obrigações cotidianas convencionadas pela nossa sociedade, não temos o mesmo afinco para nos dedicar a Deus e até mesmo ao próximo. Muitas vezes não sabemos como dar o primeiro passo. Exercer o nosso espírito missionário é uma dificuldade muito grande para nós. Evangelizar o próximo tornou-se tarefa quase impossível. É preciso que vençamos a nossa preguiça, vençamos a tibieza e corramos como loucos como o nosso fundador brilhantemente nos apresenta em um de seus escritos: “Coragem, irmãos! Se até agora houve alguma falta de firmeza em nós, vamos jogá-la fora junto com a negligência e corramos como loucos não só para Deus, mas também para o próximo, pois é o próximo que recebe tudo aquilo que não podemos dar a Deus, porque Ele não precisa de nossos bens.” (10216).

Que a alegria de ser jovem não seja sufocada por todas as mazelas do nosso mundo contemporâneo. Que o sentimento de mudança tome conta do nosso espírito para que por Cristo, com Cristo e em Cristo, façamos de tudo para revelar a Sua Sagrada face para aquele nosso irmão que tem fome e sede de justiça. Tem fome e sede da única fonte de vida eterna que o mundo conheceu.

Lucas Borges, Rio de Janeiro – Copocabana

 

Giovani del nostro mondo

Diverse volte ci vediamo immersi in situazioni di corsa e di agitazione causati dal nostro lavoro, dallo studio e da altre attività che “religiosamente”, dobbiamo compiere tutti i giorni.

Ci alziamo e partiamo presto dalle nostre case per recarci al lavoro o all’università. Mangiamo male o rimaniamo senza mangiare. Nel nostro cellulare arrivano in continuazione messaggi. Il tempo vola e il giorno sembra non durare abbastanza a lungo per fare tutto quello che vogliamo. Tutta questa velocità guida il nostro cammino di gioventù.

C’è molto movimento fuori, il tempo non ci permette di fermarci ed è questo il segno distintivo della nostra società contemporanea. Full Time.

L’informazione è immediata, arriva in un lampo, in uno scivolo di dita sullo schermo del cellulare. Non ci rendiamo conto il giorno, l’ora e l’anno che passa. Dimentichiamo perfino di pregare e ringraziare Dio per un altro giorno di vita. Ringraziare per tutte le grazie e le benedizioni che riceviamo da Lui.

È in questi momenti che dobbiamo volgere i nostri cuori al Signore e rimanere in silenzio per qualche istante. Fermarsi. Riflettere, pregare e ricordarci del Suo sacrificio sulla Croce, per esempio. Ricordarci dei nostri fratelli che soffrono in qualche altro luogo del pianeta. Chiedere perdono per le nostre mancanze. Chiedere la forza di continuare e la saggezza, di continuare bene.

Questo rapporto paradossale che noi giovani viviamo è spesso inquietante. Mentre corriamo per compiere impegni quotidiani concordati dalla nostra società, non abbiamo lo stesso tempo da dedicare a Dio e anche al prossimo. Spesso non sappiamo dove fare il primo passo.

Esercitare il nostro spirito missionario è una grande difficoltà per noi. Evangelizzare il prossimo è diventato un compito quasi impossibile.

È necessario che noi superiamo la nostra pigrizia, vinciamo la tiepidezza e corriamo come matti, come il nostro Fondatore brillantemente ci presenta in uno dei suoi scritti: «Sù, sù, Fratelli! Se finora in noi è stata alcuna irrisoluzione gettiamola via, insieme con la negligenza: e corriamo come matti non solo a Dio, ma anche verso il prossimo, il quale è il mezzo che riceve quello che non possiamo dare a Dio, non avendo Egli bisogno dei nostri beni» (10216).

Che la gioia di essere giovani non sia soffocata da tutti i problemi del nostro mondo contemporaneo. Che il sentimento di cambiamento si prenda cura del nostro spirito perché per Cristo, con Cristo e in Cristo, facciamo di tutto per rivelare il Suo sacro volto verso quel nostro fratello che ha fame e sete di giustizia. Ha fame e sete dell’unica fonte di vita eterna che il mondo ha conosciuto.

Lucas Borges, Rio de Janeiro – Copocabana

Cari SAMZfollower – SAMZseguidores

Intervento del responsabile  della pastorale giovanile  zaccariana a ll’Enjuz2016 – Sao Paulo

14 novembre 2016

Cari SAMZfollower -SAMZseguidores

«Da anni i più attenti conoscitori del mondo giovanile vanno ripetendo che siamo di fronte a un cambiamento radicale nella difficile arte di trasmettere alla generazione successiva i principi ritenuti fondamentali per affrontare il duro mestiere di vivere e di vivere in società. A ciò si è aggiunta la convinzione che non c’è più nemmeno un patrimonio da ricevere: la cultura globalizzata dominante sembra affermare che il mondo inizi sempre da capo, che l’umanità non possieda capisaldi condivisi, che una scelta equivalga all’altra e che domani si possa “rottamare” quello che abbiamo acquisito oggi» (Enzo Bianchi).

«Il successo della democrazia liberale, nella seconda metà del Ventesimo secolo, si è fondato sull’estensione del campo d’azione e della prosperità delle classi medie all’interno di società globalmente omogenee, nella cornice di un ordine mondiale stabile e trasparente. Viviamo in un’epoca in cui, in mancanza di crescita e di meccanismi di correzione delle disuguaglianze, le classi medie sono stagnanti e temono un declassamento, in seno a società sempre più eterogenee, e in uno scenario mondiale instabile e oscuro. Tutto questo mentre la rivoluzione digitale, fattore di accelerazione e dunque d’angoscia, cancella l’idea stessa di rappresentanza. Ora più che mai, dunque, occorre fare di tutto per evitare che la demagogia abbia la meglio sulla democrazia». (Michelle Colombanì)

Due pensieri di persone diverse tra loro, ma assolutamente veri, tra poco li commenteremo.

 

Grazie per questo vostro invito e della vostra accoglienza che mi ricambia sempre dell’essere qui con voi! Grazie e un saluto da tanti giovani europei che sanno che vi state incontrando.

In Italia alcuni dei gruppi giovanili dei padri Barnabiti stanno lavorando su tre linee:

Spiritualità.
Cultura.
Azione.

Non si può essere cristiani senza fare cultura, senza pensare come agire per il bene degli uomini.

Uno dei beni maggiori che oggi gli uomini hanno bisogno è la cultura, la capacità di pensare. Leggere, scrivere, allarga i confini, può e deve incidere sulle nostre vite, dare il proprio contributo a costruire un futuro più giusto, un mondo migliore (Roberto Saviano).

Noi cristiani abbiamo il dovere di pensare illuminati dalla luce del Vangelo che vuole incontrare tutti gli uomini che Dio ama, tutti gli uomini di buona volontà.

Pensare le fede, pregare la fede, vivere la fede (riprendo le 2 citazioni).

Non è vero che la vita comincia sempre da capo, semmai sempre da capo è la possibilità di continuare ad amare dopo il peccato;

non è vero che non abbiamo più nulla da trasmettere, noi adulti a voi, voi giovani a noi: c’è una Storia, anche di errori, ma c’è una Storia e anche una Storia della Salvezza;

non è vero che una scelta è uguale all’altra: Dio vi ha scelti uno per uno e nessuno di voi è uguale all’altro (è scritto sulle maglie dei giovani di S. Paulo: Segueme. Eu preciso de vosse);

viviamo in un’epoca di angoscia, ma anche di opportunità che siamo chiamati a vivere;

dobbiamo sempre più vigilare sulla bontà della democrazia, cioè dobbiamo usare la testa che Dio ci ha donato.

Per vivere / fare ciò – come ci insegna il nostro Fondatore A.M.Z – abbiamo bisogno di:

pregare,
pensare,
agire.

  1. Pregare con la parola di Dio (prima ancora di Lutero SAMZ leggeva la Bibbia in volgare);
  2. Pregare davanti al Crocefisso e registrare sul vostro smartphone le ore 00 di ogni venerdì: in tutto il mondo! Gesù muore per me! Fil. 2.
  3. Tenere sempre la mente elevata a Dio!
  1. Leggere, confrontare con il pensiero cristiano;
  2. Chiedere perdono se non si legge abbastanza, anche 15 minuti al giorno;
  3. Scrivere quello che si ragiona, quello che si vuole sognare.
  1. Agire insieme, come piccolo gruppo;
  2. Agire insieme, come grande gruppo zaccariano;
  3. Agire insieme, con una grande missione: spirituale, o culturale, o caritativa.

Alcune proposte/esempi:

  1. la preghiera personale e la direzione spirituale,
  2. il riferimento alla parrocchia e/o alla scuola,
  3. la condivisione con altri gruppi della parrocchia,
  4. pregare insieme, nel mondo (25 gennaio, 5 luglio, Provvidenza),
  5. rosario della provvidenza venerdì 18 novembre;
  1. leggere un autore o degli articoli e condividere insieme,
  2. leggere un documento della Chiesa,
  3. scrivere un articolo per noi www.GiovaniBarnabiti.it;
  1. scendere dal divano (papa Francesco), evitare la tiepidezza (SAMZ), imparare ad agire come singolo e piccolo gruppo per il prossimo;
  2. l’enjuz non finisce il 15 novembre e ricomincia il 15 novembre 2017: bisogna essere SAMZfollower, zaccariani ogni giorno;
  3. sostenere un progetto di volontariato per l’estate che coinvolga tutti i giovani zaccariani in Brasile, nel mondo;
  4. imparare la pedagogia della gradualità (SAMZ): SAMZfollower day by day.

Concludo:

  1. Ieri … diceva che dobbiamo diventare migliori, certo dobbiamo e vogliamo diventare migliore, che nessuno di noi è perfetto per parlare della parola di Dio: nessuno è perfetto, ma Dio ci ha donato la sua perfezione, lo Spirito santo per leggere e vivere la parola di Dio;
  1. Una citazione del nostro Fondatore:

oh meraviglia della stupenda arte delle cose fatte da Dio! l’uomo è tale che con la libertà del suo                   animo può fare che… il male gli sia bene (Sermone V), che la perfezione cresca;

  1. Una produzione che ci faccia comprendere come si può pensare e vivere la fede anche senza la parola.

 

Grazie, pJgiannic

Caros SAMZseguidores

Intervento del responsabile della pastorale giovanile dei Padri Barnabiti all’Enjuz 2016, S. Paulo

2016 novembre 14

Caros SAMZfollowers o Samzseguidores,

«Há anos, os conhecedores mais atentos do mundo jovem repetem que estamos à frente de uma mudança radical na difícil arte de transmitir à geração futura os princípios considerados fundamentais para afrontar o duro trabalho de viver e viver em sociedade. A isso, soma-se a convicção que não há um patrimônio a receber: a cultura globalizada dominante parece afirmar que o mundo inicia sempre de novo, que a humanidade não tem valores compartilhados, que uma escolha equivalha a uma outra escolha e que amanhã se possa destruir aquilo que aprendemos hoje». (Enzo Bianchi).

«O sucesso da democracia liberal, na segunda metade do século 20, é fundamentada sobre a extensão do campo de ação e da prosperidade das classes médias dentro da sociedade globalmente homogênea, na estrutura de uma ordem mundial estável e transparente. Vivemos em uma época em que sentimos falta do crescimento e do mecanismo de correção das desigualdades, as classes medias estão estagnadas e temem o fim das classes sociais, dentro da sociedade sempre mais heterogênea, e num cenário mundial instável e obscuro. Tudo isso enquanto a revolução digital, fator de aceleração e, portanto, da angústia, cancela a ideia de representação. Agora, mais do que nunca, portanto, iniciemos a fazer tudo o possível para evitar que a demagogia vingue sobre a democracia». (Michelle Colombanì)

Dois pensamentos de pessoas diferentes, um deles é Mônaco e o outro é um jornalista laico, dois pensamentos absolutamente verdadeiros.

Caros SAMZfollower obrigado pelo convite e pela acolhida que me cativa sempre em estar aqui com vocês!

Obrigado e um saludo dos jovens europeus que sabem que estão se encontrando.

Na Itália, alguns dos grupos jovens dos padres Barnabitas estão trabalhando sobre 3 linhas:

Espiritualidade,
Cultura,
Ação.

Não se pode ser cristão sem fazer cultura, sem pensar como agir pelo bem dos homens. Um dos maiores bens que hoje os homens precisam é a cultura, a capacidade de pensar.

«Ler, escrever, alargar os confins, pode e deve incidir sobre nossas vidas, dar a própria contribuição para construir um futuro mais justo, um mundo melhor» (Roberto Saviano).

Nós, cristãos, temos o dever de pensar iluminados pela luz do evangelho que quer encontrar todas os homens que Deus ama, todos os homens de boa vontade.

Pensar a fé, rezar a fé, viver a fé.

Com referência das duas citações:

Não é verdade que a vida começa sempre de novo, sempre de novo começa a possibilidade de continuar a amar após o pecado;

Não é verdade que não temos mais nada a transmitir, nós adultos a vocês, vocês jovens a nós: há uma História, também de erros, mas há uma História e também uma História de Salvação;

Não é verdade que uma escolha é igual à outra: Deus os escolheu um por um e nenhum de vocês é igual ao outro (está escrito na camisa dos jovens de São Paulo: Segue-me. Eu preciso de você).

Vivemos em uma época de angústia, mas também de oportunidade que somos chamados a viver;

Devemos sempre vigiar mais sobre a bondade da democracia, isto é, devemos usar a cabeça que Deus nos deu (fides quaeres intellectum).

Para viver / fazer isto – como nos ensina o nosso Fundador A. M. Z – precisamos:

Orar,
Pensar,
Agir.

  1. Orar com a palavra de Deus (antes de Lutero, SAMZ lia a bíblia em italiano, não em latim);
  2. Orar em frente ao Crucifixo e registrar em seus smartphones as 15 horas de cada sexta-feira: em todo o mundo! Jesus morre por mim! (Fil. 2,
  3. Ter sempre a mente elevada a Deus!
  1. Ler, confrontar os outros pensamentos com o pensamento cristão;
  2. Pedir perdão se não lemos o bastante, pelo menos 15 minutos por dia;
  3. Escrever aquilo que se raciocina, aquilo que deseja sonhar.
  1. Agir juntos, como um grupo pequeno;
  2. Agir juntos, como um grande grupo zaccarianos;
  3. Agir juntos, com uma grande missão: espiritual, cultural ou caridosa.

Algumas propostas/exemplos:

  1. A oração pessoal e a direção espiritual,
  2. Manter a comunhão com a paróquia,
  3. Orar juntos, com os outros jovens zaccarianos (25 de janeiro, 5 de julho, Providência),
  4. o rosário da providência na sexta-feira dia 18 de novembro!
  1. Ler um autor ou alguns artigos e compartilhar juntos;
  2. Ler um documento da Igreja,
  3. Escrever um artigo para nós: GiovaniBarnabiti.it
  1. Sair do divã (Papa Francisco), evitar a tibieza (SAMZ), aprender a agir na singularidade e como um pequeno grupo para o próximo;
  2. O ENJUZ não acaba dia 15 de novembro e recomeça em 15 de novembro de 2017: necessitam ser SAMZseguidores, zaccarianos todos os dias;
  3. Manter um projeto de voluntariado para o verão que involva todos os jovens zaccarianos do Brasil, do mundo;
  4. Aprender a pedagogia da gradualidade (SAMZ): SAMZseguidores dia a dia.

Concluo:

  1. Ontem, Érico dizia que devemos ser melhores (nós devemos e queremos ser melhores), que nenhum de nós é perfeito para falar da palavra de Deus: nenhum é perfeito, mas Deus nos deu a sua perfeição, o Espírito Santo para ler e viver a palavra de Deus;
  2. Uma citação do nosso Fundador:

Ó maravilha da estupendaarte das coisas feitas por Deus! O homem é tal quecom a liberdade
da sua alma pode fazer que… o mal os seja bem (Sermão V), que a perfeição cresça;

  1. Um vídeo que nos faça compreender como se pode pensar e viver a fé: Run with heart on fire, coreography by BH.

Obrigado,

pJgiannic e Pedro

Obiettivo raggiunto, pedofilia e preti

A proposito di pedofilia e chiesa mi pare corretto pubblicare questa riflessione del nostro p. Giovanni M. Scalese, dal suo blog http://querculanus.blogspot.it/2016/07/obiettivo-raggiunto.html

È dei giorni scorsi la notizia che nella diocesi di Montreal in Canada, da settembre, i sacerdoti non potranno più avvicinarsi da soli ai bambini: potranno farlo solo alla presenza di un testimone (qui). Si tratta di una decisione ecclesiastica, non civile: la diocesi, evidentemente stremata per i risarcimenti milionari pagati per le cause di abusi, cerca ora di coprirsi le spalle. Si può quindi anche comprendere il provvedimento; ma ciò non toglie che esso provochi ugualmente una grande tristezza. Praticamente, la grande campagna mediatica contro i preti pedofili — che ebbe il suo culmine nel 2010, proprio durante l’Anno sacerdotale, e che sembrava essersi attenuata con l’avvento del nuovo pontificato — ha conseguito il risultato che si proponeva, quello di screditare in maniera generalizzata e definitiva il clero cattolico. Ormai, diciamocelo chiaramente, tutti — e sottolineo tutti, anche i cattolici più tradizionalisti — sono convinti che i preti — tutti, senza eccezione — sono dei pedofili. Per carità, si può anche nutrire stima e rispetto per alcuni preti, specialmente per quelli che si conoscono personalmente; ma nel fondo rimane la convinzione, o perlomeno il sospetto, che anche quei preti, che tu conosci e stimi, sotto sotto siano dei pedofili come gli altri. Ora, finché si tratta del giudizio, per quanto ingiusto, che la gente nutre sul nostro conto, può dispiacere; ma possiamo anche accettarlo, in spirito di penitenza, come la croce che ci tocca portare in questo tempo in cui viviamo. Il vero problema è un altro. Il problema è che in questo modo nessun prete oserà più avvicinarsi ai bambini e ai giovani in generale; si limiterà a fare un lavoro d’ufficio, molto meno rischioso. Lo accuseranno forse di essersi ridotto a fare il burocrate; ma almeno non potranno più accusarlo di essere un pedofilo. Voi capite però che questa sarà (o meglio, in molti luoghi, è già stata) la fine di tutte le attività giovanili della Chiesa. Il problema non è tanto il sacramento delle Penitenza: per questo, basta tornare all’uso dei vecchi confessionali, con tanto di grata (se li avevano inventati, ci sarà pure stato un motivo…) in chiesa, sotto gli occhi di tutti; e il problema è risolto. Il problema sono tutte le attività pastorali che vedevano il prete in mezzo ai giovani. Magari potevano essere anche considerate attività poco qualificate, una perdita di tempo; ma avevano comunque un profondo valore educativo e costituivano pur sempre una presenza capillare della Chiesa nella società. E chi si sognerà più di avere il gruppo dei chierichetti o degli scout, o di fare l’oratorio, o di organizzare una gita, una vacanza o un campo-scuola? D’ora in poi, il prete si limiterà a celebrare la Messa; il catechismo per la prima Comunione lo farà fare alle mamme; i giovani, una volta terminato il catechismo, non metteranno più piede in parrocchia e non avranno più alcuna occasione di incontrare un prete nella loro vita. E poi ci si lamenterà (sta già avvenendo) che i giovani sono abbandonati, che non hanno più punti di riferimento, che crescono senza valori, ecc. ecc. È esattamente quel che volevano quanti hanno promosso la martellante campagna contro gli abusi del clero. Credete che avessero a cuore le vittime? Se così fosse stato, si sarebbero interessati anche alla pedofilia diffusa in altre confessioni religiose, nella famiglia, nella scuola, nello sport e, soprattutto, alla pedofilia d’alto bordo (rock star, registi, musicisti, parlamentari, ministri, capi di stato e di governo…); e invece no, di quella pedofilia non interessava niente a nessuno. In quei casi non c’erano vittime da difendere; in quei casi si poteva tranquillamente coprire, occultare, insabbiare (basti pensare alla BBC…). Al massimo, quando la notizia veniva a galla e non poteva più essere ignorata, si trattava del caso singolo (come è giusto che sia); nessuno si sognava di criminalizzare la categoria. Quel che fa riflettere poi è che, contemporaneamente alla campagna contro gli abusi del clero, è stata portata avanti un’altra campagna, quella per i “diritti civili”, tra i quali prima o poi si arriverà a comprendere anche la pedofilia. Ha già iniziato a farsi sentire qualche voce sommessa per rivendicare il diritto dei minori ad avere una propria sessualità… In alcuni paesi sono stati addirittura fondati dei partiti politici che si propongono la legalizzazione della pedofilia. C’è qualcosa che non torna: si va verso lo sdoganamento della pedofilia e, allo stesso tempo, essa costituisce un motivo di criminalizzazione per il clero. C’è una sola spiegazione: evidentemente la pedofilia era solo una scusa: l’obiettivo vero era colpire la Chiesa, impedirle di svolgere liberamente la sua missione e così scristianizzare la società. Obiettivo raggiunto.

Giovanni Scalese, CRSP, Kabul

Dio a modo mio

Pubblichiamo volentieri un intervento di Roberto Lagi, Laico di san Paolo, sui giovani con l’augurio possa suscitare qualche discussione.

GIOVANI A MODO MIO. La transizione difficile

In questi giorni ho letto un libro pubblicato da Vita e Pensiero che contiene i risultati di una ricerca dell’Università Cattolica di Milano: Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia (P. Bignardi, R. Bichi e altri a.c., 2015). Vorrei sintetizzare alcuni argomenti emersi e riassunti dall’autrice nelle conclusioni (pp. 173).

  1. L’attuale generazione dei giovani di oggi dal punto di vista religioso, è al confine tra due generazioni: quella di un passato che non c’è più e di un futuro che non c’è ancora… Sono una “generazione di mezzo”, potremmo anche definirla “interstiziale”, collocati storicamente tra un modello culturale tipico del passato, tradizionale-istituzionale, a cui sono stati, dolenti o nolenti, socializzati nella maggioranza dei casi, e un modello culturale presente, emergente e de-istituzionalizzato, che si sta diffondendo proprio in questi anni. Quest’ultimo, concedendo maggiore libertà all’individuo e rifiutando di esercitare la normatività tipica del modello tradizionale, apre la strada tra i giovani a nuove modalità di vivere la fede, più personali, meno “convenzionali”, seppur “autentiche e consapevoli”. Il loro è il travaglio di chi soffre il venir meno di un modello percepito come inadeguato e insoddisfacente e per questo respinto, e vorrebbe trovare un modo nuovo di vivere il rapporto con Dio, la ricerca di un’autenticità di vita, la strada verso la speranza e la felicità. Conoscono le forme della religiosità del passato, istituzionali, tradizionali, definite: le hanno ricevute dal catechismo, dall’oratorio, in famiglia, dai nonni. Ma non sanno come quelle possano rispondere alle domande che essi portano dentro di sé, esigenti e inedite; le tracce di un modo diverso di vivere la fede si fanno strada dentro di loro a fatica. Percorso difficile e rischioso, anche perché spesso vissuto in solitudine, talvolta in compagnia di adulti che vorrebbero continuare ad essere i maestri per un tempo che non c’è più.
  2. Da queste premesse una serie di ulteriori considerazioni. Intanto la confusione fra la fede e l’etica: spesso essere cristiani coincide con un’etica identificata con i dieci comandamenti o, per alcuni, con il detto “ama il prossimo tuo come te stesso”.
  3. I giovani vedono la Chiesa cattolica come Istituzione, raramente hanno un ricordo gioioso della loro iniziazione cristiana: La formazione ricevuta da bambini ha generato in loro un’idea di vita cristiana piena di obblighi e divieti, di impegni che hanno poco a vedere con la voglia di vivere e con le domande tipiche della loro età.
  4. Inoltre: Questi giovani hanno acquisito un’idea piuttosto esteriore di vita cristiana, con poca anima e soprattutto priva della percezione che l’essere cristiani ha a che fare con Gesù Cristo e con il Vangelo.
  5. Da ciò deriva che i giovani hanno una visione della vita cristiana rigida, definitiva e senza tempo, dentro la quale non trovano posto le domande personali o la sensibilità che soggettivamente vorrebbe reinterpretare il senso della fede. Da questo modo di credere essi prendono le distanze, abitando lo spazio dell’esperienza cristiana in modo soggettivo e individualistico, quello che il titolo della ricerca definisce “Dio a modo mio”.
  6. Non che ai giovani manchi un anelito di infinito, un’apertura al divino, il problema è che: a un modello pastorale tutto orientato a comunicare una visione della vita o a proporre una serie di impegni andrebbe oggi sostituito un modello impostato sul dialogo: un dialogo vero, che è scambio, ascolto profondo, personalizzazione dell’annuncio e accompagnamento a collocare le ragioni della fede dentro percorsi personali, originali e irripetibili, cosa che purtroppo difficilmente si realizza.

Concluderei riportando ancora una frase della Bignardi: Educare i giovani alla fede significa consegnare loro la fede così come noi adulti l’abbiamo vissuta? O piuttosto mettere nel loro cuore l’essenziale, insieme ad una passione che dia il desiderio e la volontà di reinterpretarlo per il loro tempo, nel loro tempo? …. Vi è un intreccio molto stretto tra le generazioni: i più giovani imparano dalla testimonianza degli adulti che cosa significhi credere; ma il loro apprendimento non è passivo. Mai come oggi esso è critico, attento a discernere, ad accogliere ma anche a rifiutare. In questo i giovani, mostrandoci le inautenticità dei nostri percorsi, ci costringono ad aprirci alla novità e al futuro. Resistere a questa esigenza avrà come esito non solo lo smarrimento delle nuove generazioni, ma l’inaridimento della generazione adulta. Che resterà pateticamente superata, gente di altri tempi, testimoni di un cristianesimo che non sa cercare e intuire i segni del tempo e pertanto non riesce a stare dentro la vita.

In Atti 1,8 il Risorto invia i discepoli dicendo: avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra. Testimone non è, in questo contesto, colui che si limita a parlare di ciò che è accaduto, ma chi testimonia con la propria vita l’autenticità di ciò che dice e questo in ogni tempo e luogo.

Sapremo essere anche oggi dei veri testimoni del Risorto soprattutto per i giovani?

Roberto Lagi, Fiesole

“Le cose belle”, intervista a Giovanni Piperno

“Le cose belle”, adolescenti che sognano, uomini che crescono nel film/documentario di Giovanni Piperno intervistato per voi dal nostro staff! Buona visione.

Un film sulla gioventù bella di Napoli, un film che va a scovare con discrezione nel crescere durante gli anni dei protagonisti.

Un’intervista che ci permette non solo di sognare, ma anche di sperare e ragionare sulla bellezza della gioventù senza irenismi ed ipocrisie ovvero con la pretesa frequente degli adulti di sapere tutto sui giovani.

Ringraziamo Giovanni Piperno, Giacomo e Luigi per le riprese, il muratore della porta a fianco e il mio barbiere di c. Vittorio.

[youtube]dqSyTJtFzFs[/youtube]

Dopo l’estate

Anche questa estate ho avuto modo di incontrare moltissimi giovani e, mentre mi leggete sono a Belo Horizonte (Brasile) per il 6° incontro dei giovani zaccariani latino americani.
Giovani che, a San Felice a Cancello, hanno cercato di capire come ammazzare la noia del quotidiano per costruire qualche cosa di bello per il proprio paese;
giovani che hanno continuato a giocare con i bambini a Milot (Albania) perché è bello e utile divertirsi e far divertire;
giovani che girano il mondo per lavorare e che lavorano ore e ore per non perdere il posto senza più il tempo di guardare negli occhi la propria ragazza o pensare ad altro che il lavoro;
giovani che non abbandonano la propria terra con la convinzione che non si deve perdere la speranza mai;
giovani che hanno perso la fede o dimenticata in qualche cassetto della propria vita, che non disdegnano di ascoltare una predica se li conduce a quel mistero di cui non possiamo fare a meno;
giovani che non ci sono più perché hanno giocato con la vita di sé e degli altri, o perché qualcuno ha giocato con la loro vita.
E noi adulti quale speranza, quale opportunità offriamo loro per il futuro, per questo futuro abbastanza cupo? È una bella domanda che mi porto nella mente da tutta l’estate.
Saper rinunciare a qualche cosa di nostro per loro, non quisquiglie, ma qualcosa di significativo e, se volete, che anche ci costi, perché i giovani non sono ingenui.
Sapere ascoltare le loro storie e saper loro raccontare delle storie vere. Aiutarli a riscoprire il bello delle piccole cose, quelle meno appariscenti, ma più significative perché fanno la storia di ogni giorno e ci sostengono nelle fatiche del nostro tempo.

Insieme a ciò il mio pensiero non so perché corre alla Madre di Dio, al suo modo di essere presente continuamente non solo nella vita di Gesù, ma anche in quella degli apostoli.
Chissà quali parole e affetto avrà donato agli apostoli scoraggiati nei giorni bui della morte, passione e dopo resurrezione di Gesù?
Come avrà pregato con loro e aiutati a non perdere la speranza per continuare ad annunciare che Gesù è il vivente, che Gesù è in ogni tempo Via, Verità e Vita?
La figura della Madre di Gesù ci aiuta a non disperare, a sapere ascoltare la vita che pulsa anche con i suoi problemi, a saper scegliere il da farsi.
La Madre di Dio ci insegna a stringere i denti, e ci dice che per tenerli stretti dobbiamo però mantenere degli spazi, anche piccoli, per noi stessi, per la nostra crescita umana. Dobbiamo mantenere la capacità di coltivare quel Mistero che c’è in noi e intorno a noi.

Smettiamola di ostentare solo il nostro apparire o cercare solo l’estetica, recuperiamo quel Mistero di cui non possiamo fare a meno e la bellezza, quella che salverà il mondo, sarà un po’ più visibile e forte.
Solo così tutto ciò che faremo avrà un senso e potremo continuare non a vivacchiare, ma a vivere.
Un piccolo consiglio per coltivare tutto ciò? Come dicevo a Ilaria e Pietro, sposi da pochi giorni: non abbiate paura di segnarvi con il segno della Croce ogni mattina e ogni sera e prima dei pasti; in questo modo la forza ricreatrice della Croce non solo metterà radice in voi, ma anche vi darà forza.

Buona ripresa delle attività di ogni genere.
La redazione di www.giovanibarnabiti.it.

santa Pasqua 2015

 

bimba sirianaicona copta USA

Cari amici,

la Pasqua è alle porte, con il suo percorso dall’Ultima Cena, attraverso la Morte e Sepoltura, alla Risurrezione.

Un percorso per pregare e … pensare!

Penso alle fotografie dalla Siria, della bimba con le mani in alto spaventata da una macchina fotografica scambiata per fucile; all’icona dei 21 cristiani copti uccisi sulle rive del Mediterraneo; a tutti gli uomini vittime di una male che forse più di ieri sembra insidiarsi tra noi.

Penso a quell’Uomo che condivide un pezzo di pane e un goccio di vino con dei suoi amici, che siamo noi, e ne ottiene non solo un tradimento, ma una crocefissione. E nonostante ciò ha ancora la forza di accogliere il ladrone pentito poco prima di morire. E comunque scende nel profondo degli inferi per schiacciare ed estirpare la radice del male. E quindi risorge, ma non per se stesso, perché quell’uomo è La Vita, bensì per noi affinché sappiamo ancora credere alLa Vita e vivere La Vita.

Penso alla Madre di Dio che ai piedi della Croce accoglie il suo Figlio per ridonarlo, per farlo rinascere per noi, lei che umanamente lo donò a noi a Betlemme ora lo dona a noi per sempre insieme al suo Spirito.

Proprio perché penso tutto ciò credo che si possa ancora celebrare, nel 2015, il Giovedì santo, il Venerdì santo, il Sabato santo e la Domenica di Risurrezione.

Grazie a tutti voi, piccoli, giovani e adulti che mi avete permesso di prepararmi a celebrare una buona Pasqua: non smettete di fare il bene: questa è la vera Pasqua.

Santa Pasqua a tutti voi

Giannicola M. prete