VOUCHER: LA “LEGALIZZAZIONE” DEL LAVORO NERO
Il Jobs Act ha fallito. Lo dicono i dati che giungono del Ministero del Lavoro: quello che era l’obiettivo della riforma, ovvero incentivare il numero di assunzioni a tempo indeterminato per far fronte al problema del precariato, si è rivelato uno dei più grandi flop della politica italiana degli ultimi tempi: paradossalmente, l’intervento del governo ha favorito il “lavoro accessorio”, (saltuario per intenderci), non riconducibile ad alcuna forma contrattuale e retribuito attraverso i “buoni lavoro”, più comunemente chiamati “voucher”; nati per combattere il lavoro nero e regolarizzare il lavoro occasionale, questi sono diventati sinonimo di “busta paga” per milioni di Italiani. “Dal 2008 al 2015 i percettori di voucher sono passati da 24mila a 1,4 milioni e nei primi cinque mesi del 2016 i contratti a tempo indeterminato – quello a tutele crescenti su cui puntava il Jobs Act – sono calati del 34% rispetto ai primi cinque mesi dell’anno precedente” (Linkiesta – dati Inps). Il valore economico di un voucher è di 10 euro nominali: 7,50 euro netti sono il compenso in favore del lavoratore per un’ora di prestazione lavorativa, mentre i restanti 2,50 euro garantiscono una copertura (minima) previdenziale e assicurativa. Attratti dai costi fiscali bassi e dalla soppressione dei diritti del lavoratore quali disoccupazione, malattia, tredicesima, tfr, i datori di lavoro stanno abusando di questo strumento. “Per gli esperti, il numero dei voucher venduti è eccessivamente alto rispetto al lavoro accessorio concretamente svolto in Italia, il che suggerisce che venga pagato con i voucher anche il lavoro che non è accessorio e che richiederebbe un inquadramento in altre categorie contrattuali: lavoro a termine, lavoro a tempo indeterminato, lavoro a tempo parziale determinato/indeterminato, e via dicendo”- scrive Tommaso Dilonardo in “Quale uso per il voucher lavoro”, Il Sole 24Ore. Un lavoratore può essere tranquillamente retribuito a voucher, nonostante la sua prestazione lavorativa rispetti gli orari e le mansioni di un normale dipendente: l’unica condizione da rispettare infatti, è che non vengano superate le soglie economiche previste dalla normativa (somme massime che un lavoratore occasionale può incassare e che un committente può spendere)… facile, se una parte del lavoro effettivo non viene conteggiata nel voucher emesso, ma retribuita a nero. Il voucher ha così preso il posto delle assunzioni, nonché legalizzato il lavoro nero. È un sistema che presenta molte falle e mal si concilia con la flessibilità richiesta dal mercato del lavoro, di cui vanno riviste le priorità!
Pasqua Peragine