Influncer del proprio ego

Definire Maria “influencer di Dio” può sembrare un paragone azzardato per qualcuno, ma non per Papa Francesco, che con tali parole esorta i giovani a seguirne l’esempio per farsi messaggeri dei valori cristiani (GMG 2019, Panama).
Chi sono gli influencer? Sono personaggi divenuti così popolari da rivestire un ruolo primario nell’ambito della comunicazione pubblicitaria; utenti che vantano un profilo di migliaia (o milioni) di follower sui social network dove, attraverso foto e video, trasmettono messaggi e contenuti di vario genere.
Sono per lo più personalità del web o VIP, che non si prestano soltanto a promuovere i prodotti delle aziende per cui vengono ingaggiati (a differenza dei testimonial), ma si presentano come esperti nel proprio settore e per questo capaci di conquistare la fiducia dei follower. “Primi tra pari”, gli influencer non sembrano così diversi da noi, poiché lontani dall’alone di perfezione che riveste le star hollywoodiane…ed è proprio tale percezione (genuinità = credibilità) che ci spinge a seguirli.
Non è un caso che la rete dei social – nella quale si insedia la cultura dell’esteriorità e del superfluo – costituisca l’habitat naturale per il proliferarsi di una tale figura, spesso icona di bellezza… ma non è questo il punto della digressione sopraesposta, che mira piuttosto a contestualizzare le recenti parole di Papa Francesco.
Il fenomeno “influencer” è un trend, e Bergoglio, che ama esprimersi con il linguaggio dei giovani, non esita a farne menzione quando dice: «Senza alcun dubbio, la giovane di Nazaret non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia». “Esperta” di fede e amore, donna comune all’apparenza (certamente non una diva del suo tempo), Maria è la “prima fra gli umili” scelta Dio per la diffusione del Suo messaggio di pace e la realizzazione del Suo progetto di salvezza.
Considerato il fatto che le aziende reclutano un influencer sulla base del suo profilo – il più possibile compatibile con i rispettivi valori d’impresa – si potrebbe dire che la scelta di Dio abbia seguito con successo le dinamiche di questo fenomeno.
Ma cosa significa, per noi cristiani, essere «“influencer” nel secolo XXI»? Certamente non vuol dire ambire «a possedere l’ultimo modello di automobile o acquistare l’ultima tecnologia sul mercato. In questo consiste tutta la grandezza dell’uomo?».
Siamo strumenti nelle mani di Dio, partecipi di un progetto più grande di quella che è la fitta/finta “rete” dei social, dove i giovani che ostentano la ricchezza materiale sono sempre più influencer del proprio ego e prigionieri di uno schermo dove si combatte per la visibilità e non per un ideale.
«È la cultura dell’abbandono e della mancanza di considerazione» afferma Papa Francesco, «molti sentono di non avere tanto o nulla da dare perché non hanno spazi reali a partire dai quali sentirsi interpellati. Come penseranno che Dio esiste se loro da tempo hanno smesso di esistere per i loro fratelli?».
Solo aprendo il nostro cuore, come Maria aprì il suo accettando la volontà di Dio, diventeremo “influencer di pace” e, attraverso il concreto (non digitale) condividere, potremo finalmente sentirci parte attiva di una comunità che agisce per il bene comune.
Come J.K. Rowling scrive in uno dei suoi più celebri romanzi: «non serve a nulla rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere», allo stesso modo non ha senso restare connessi tutto il giorno, per sentirsi apprezzati e amati da una comunità tutt’altro che vera, preferendo un contatto online al contatto diretto, un post a una buona azione.
Riscopriamo l’essenza delle relazioni e cancelliamo i filtri, quelli che ci trasformano in personaggi costruiti e poco credibili agli occhi di Dio e del prossimo, perché «solo l’amore ci rende più umani, più pieni… tutto il resto sono cose buone, ma vuoti placebo».

Pasqua Peragine – Altamura