A relação da fé com a medicina

A relação da fé com a medicina e a saúde

Enquanto o conceito antigo de saúde dizia respeito apenas ao físico das pessoas, hoje já se fala em saúde como algo mais amplo que engloba, além da física, a mental e a espiritual.
Sabe-se que o nosso corpo responde segundo a condição da nossa mente. Isso acontece pelo fato de tudo trabalhar junto em prol de um bom funcionamento.
No encéfalo, existem circuitos neuronais, o sistema límbico, que estão intimamente ligados às emoções e que influenciam em todo o desempenho do organismo.
Deste modo, quando estamos bem, neurotransmissores que nos dão uma sensação de bem-estar são liberados. A dor se ameniza e o corpo é capaz de trabalhar melhor, produzindo proteínas e renovando células, por exemplo. Em contrapartida, o estresse ativa esses mesmos circuitos de modo a induzir a liberação de neurotransmissores e hormônios, como o cortisol, que aumentam a depressão e o mal-estar.
Por isso a grande dificuldade da recuperação médica diante de uma grande enfermidade, pois, quanto mais doente, mais estressado e menor é a esperança de melhora.
Muitas pessoas, assim, agarram-se a uma luz no fim do túnel, mesmo quando não há mais tratamento possível, e obtêm melhora. Milagre? Com certeza, às vezes não sabemos explicar.
Portanto, a fé vem como um meio de renovação das esperanças: a cura de uma enfermidade, ou um fim suportável.
Vários são os relatos de pessoas que, por milagre, receberam a cura de uma doença que já não havia mais solução. No Evangelho, podemos ver vários casos, sendo um o da menina hemorrágica que foi curada ao tocar no manto de Jesus que disse: “Filha, a sua fé a curou! Vá em paz e fique livre do seu sofrimento” (Mc 5,34). Diante disso, hoje há estudos no campo da ciência que tentam conciliar os aspectos religiosos com os científicos na busca de um tratamento que reflita em maior adesão do paciente e mais rápida recuperação.
Segundo um psiquiatra brasileiro: “Antigamente, os médicos se lembravam da religião só quando o paciente parava de tomar um medicamento por causa dela. Hoje é comum perguntar sobre aspectos espirituais e religiosos para usá-los positivamente em um tratamento.”
Assim, algumas universidades dos Estados Unidos já apresentam uma disciplina com o intuito de preparar os estudantes da área de saúde a melhor acolher os pacientes que muitas vezes apresentam seu sofrimento por meio de uma linguagem que lhes é indecifrável. No Brasil, algo semelhante vem sendo implantado, um modelo que molde os estudantes para, no futuro, analisar o paciente como um todo. As diversas esferas, como a social, a profissional e a religiosa, devem ser levadas em conta para melhor compreender o paciente e seu problema, além de definir, de forma seleta, qual será o tratamento a partir dos recursos disponíveis.
Ademais, é sabido que um fator que contribui bastante para a melhora física é a relação médico-paciente. A empatia colocada em prática proporciona uma melhor segurança naquilo que será realizado, o que gera resultados mais positivos. Pois, a função do médico não é apenas tratar a doença, mas proporcionar melhor qualidade de vida às pessoas que o procuram. Como disse Hipócrates: “Curar quando possível; aliviar quando necessário; consolar sempre”.
A exemplo de SAMZ, devemos “exercer um serviço prestado unicamente por amor a Deus, vendo no rosto do enfermo a imagem de Cristo. Além de cuidar dos corpos, dizer piedosas palavras que ajudem a alma. O motivo do nosso trabalho não deve ser o dinheiro, mas servir ao homem que sofre.”

Pedro Henrique Lauar, Rio de Janeiro

Fede e medicina

La relazione della fede con la medicina e la salute
Mentre il vecchio concetto di salute si riferiva solamente alla dimensione fisica delle persone, oggi già si parla di salute come qualcosa di più ampio che comprende, oltre la dimensione fisica, la mente e lo spirito.
Si sa che il nostro corpo risponde in base alle condizioni della nostra mente. Questo accade per il semplice fatto che lavora tutto insieme per un buon funzionamento.
Nel cervello, ci sono circuiti neurali e il sistema limbico, che sono strettamente legate alle emozioni e che influenzano in tutto il disimpegno dell’organismo.
Così, quando stiamo bene, i neurotrasmettitori che ci danno una sensazione di benessere vengono rilasciati. Il dolore diminuisce e il corpo è in grado di lavorare meglio, producendo proteine e rinnovando cellule, per esempio. Al contrario, lo stress attiva questi stessi circuiti per indurre il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni, come il cortisolo, che aumentano la depressione e il malessere.
Così la grande difficoltà di guarigione di fronte a una grave malattia cresce, perché quanto più siamo malati e stressati minore è la speranza di guarigione.
Molte persone, così, si aggrappano a una luce alla fine del tunnel, anche quando non c’è nessun trattamento possibile e ottengono la guarigione. Miracolo? Con certezza, a volte non si sa spiegare.
Pertanto, la fede si presenta come un mezzo per rinnovare le speranze: la cura di una malattia o di un fine tollerabile.
Ci sono diverse segnalazioni di persone che, miracolosamente, hanno ricevuto la guarigione da una malattia per la quale non c’era più una soluzione. Nel Vangelo, possiamo vedere un certo numero di casi di guarigione, uno della ragazza emorragica che fu guarita toccando il mantello di Gesù il quale ha detto: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Vai in pace e sii guarita dal tuo male.» (Mc 5,34). Così, oggi ci sono degli studi nel campo della scienza che cercano di conciliare gli aspetti religiosi con quelli scientifici nella ricerca di un trattamento che si rifletta in una migliore adesione del paziente e il recupero più veloce.
Secondo uno psichiatra brasiliano: «In passato, i medici si ricordavano della religione solo quando il paziente smetteva di prendere un farmaco a causa di essa. Oggi è solito fare domande su gli aspetti spirituali e religiosi per utilizzarli positivamente in un trattamento».
Così, alcune università degli Stati Uniti hanno già presentato una disciplina al fine di preparare gli studenti nel settore della sanità, per gestire e accogliere meglio i pazienti, che spesso presentano le loro sofferenze attraverso un linguaggio a loro incomprensibile.
In Brasile, è stato attuato qualcosa di simile, un modello che prepari gli studenti perché, nel futuro, possano analizzare il paziente nel suo complesso. I vari ambiti, come ad esempio quello sociale, professionale e religioso, devono essere presi in considerazione per capire meglio il paziente e il suo problema, oltre a definire, in forma selettiva, qual sarà il trattamento a partire dalle risorse disponibili.
Inoltre, è noto che un fattore che contribuisce abbastanza al miglioramento fisico è il rapporto medico-paziente. L’empatia messa in pratica fornisce una maggiore sicurezza in quello che sarà realizzato, che crea risultati più positivi. La funzione del medico non è solo curare la malattia, ma fornire una migliore qualità di vita alle persone che la cercano. Come ha detto Ippocrate: «Curare quando è possibile; alleviare quando è necessario, confortare sempre».
Come ci dà l’esempio il nostro SAMZ, dobbiamo «esercitare un servizio unicamente per amore di Dio, vedendo nel volto del paziente malato l’immagine di Cristo. Oltre a curare il corpo, dicano buone e pie parole che aiutino l’anima. La ragione del nostro lavoro non dev’essere quella economica, ma servire l’uomo che soffre».

Pedro Henrique Lauar