2a Domenica di Quaresima
Essi tacquero in quei giorni! Così conclude san Luca questo brano del Vangelo di oggi, 2 domenica di quaresima.
Tacquero perché avevano ascoltato la parola di Dio, una parola che certificava la parola fatta carne: Gesù. Come nel Giordano anche oggi Dio dice ai discepoli: “Questi è il Figlio mio diletto: ascoltatelo!”.
Come Abramo, come Paolo e i Filippesi, come Giovanni, Giacomo e Pietro anche noi vogliamo ascoltare la parola di Dio: Gesù! E con Gesù dire anche noi: Amen! Sì! Sia fatta la tua volontà.
Forse non siamo abituati a ritagliarci qualche giorno di ritiro, o non possiamo, però possiamo ritagliarci qualche spazio e tempo di silenzio durante la giornata: mentre siamo a tavola, viaggiando verso il lavoro, spegnendo l’ipad… o il computer; crearsi tanti piccoli monti Tabor dove lasciarsi incontrare da Dio.
E Dio cosa vorrebbe dirci? Quello che dice ad Abramo, a Paolo, a Pietro, Giacomo e Giovanni: la mia alleanza con voi è per sempre!
“Guarda le stelle del cielo… Alla tua discendenza
io do questa terra” (Gen 15,5-12.17-18); “La nostra cittadinanza infatti è nei cieli” (Fil 3,17- 4,1); “è bello per noi essere qui” (Lc 9,28-36)!
La Quaresima è tempo di conversione, di cambiare vita, non solo dal punto di vista morale –non peccare più o comunque superare i nostri peccati – ma anche dal punto di vista spirituale, della nostra conoscenza di Dio.
Spesso noi ci diciamo cristiani, ma non sappiamo bene che significhi, non sappiamo bene cosa comporti perché fatichiamo a porci all’ascolto della parola di Dio e a lasciarci guidare da essa!
Le tre letture parlano dell’alleanza che Dio vuole vivere con gli uomini e le donne che Lui ama. Quest’alleanza è per sempre e trova in Cristo, nella sua croce, il suo sigillo, la sua sicurezza.
Pietro, Giacomo e Giovanni, ma anche Paolo, conoscevano Mosé e i profeti, le alleanze che proponevano in nome di Jahweh, sapevano che sarebbero state definitive nei tempi futuri, ma ora si ritrovano a fare i conti con Cristo!
Questo uomo che è disceso sulla terra dal cielo si preoccupa ora di condurre non solo i discepoli, ma tutti coloro che crederanno in Lui al cielo, di farli salire al Padre. E quale strumento usa Gesù per capire cosa vuole il Padre suo e Padre nostro? La preghiera.
Non una preghiera di domande o giaculatorie, ma una preghiera di ascolto. La preghiera di Gesù sta tutta qui, e tale è anche la preghiera del cristiano: non c’è molto da dire a un Padre che conosce ciò di cui abbiamo bisogno (cf. Mt 6,8) e ciò che abbiamo nel cuore, non ci sono lunghi discorsi da fare (cf. Mt 6,7), ma c’è solo da rispondere al Signore con l’obbedienza, con il “sì” assunto liberamente e con grande fede amorosa. Tante volte – ci testimoniano i vangeli, in particolare Luca (cf. Lc 5,16; Lc 6,12; Lc 9,18) – Gesù ha cercato la solitudine, la notte, la montagna, per vivere questa preghiera assidua al Padre; anche ora, dopo la confessione di Pietro, che ha segnato un balzo in avanti nella fede dei discepoli e gli ha permesso la rivelazione della sua morte e resurrezione, Gesù entra nella preghiera. Sappiamo bene che la preghiera non muta Dio ma trasforma noi, eppure ce ne dimentichiamo facilmente, perché la forma di preghiera pagana che vuole parlare a Dio, che vuole piegarlo ai nostri desideri, sta nelle nostre fibre di creature fragili e bisognose, pronte a fare di Dio colui che può sempre dirci “sì”. Gesù invece non prega così, perché sa che è lui a dover dire “sì” a Dio, non viceversa.
Fermiamoci anche noi sul monte Tabor della nostra coscienza, invochiamo lo Spirito santo e chiediamogli di conoscere meglio Gesù e di aiutarci a dire con Lui al Padre: Sia fatta la tua volontà! Sì! Amen!