Uscire dall’autodistruzione

Scheda 7,

Alcune linee di orientamento e di azione. I

Dopo l’analisi della situazione, anche drammatica, il documento prova «ora a delineare dei grandi percorsi di dialogo che ci aiutino a uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando» (163). Ma questa prospettiva, che si inserisce nelle ampie discussioni globali di questo ultimo secolo, chiede a «noi credenti di pregare Dio per gli sviluppi positivi delle attuali discussioni, in modo che le generazioni future non soffrano le conseguenze di imprudenti indugi»(169). Questa preghiera già porge buoni frutti: «Dalla metà del secolo scorso, infatti, superando molte difficoltà, si è andata affermando la tendenza a concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita in una casa comune» (164). Come si può notare, seppure tra molte fatiche, il valore del bene comune, cioè «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente» (GS 26), unitamente a una maggiore attenzione alla persona, stanno germinando.

Questo capitolo tocca molti temi, molto grandi, che non possiamo almeno tenere presente: l’accesso all’acqua potabile, la riorganizzazione delle fonti energetiche, la governance degli oceani, l’utilizzo di fonti rinnovabili, la questione dei rifiuti, l’attenzione al peso sui paesi più poveri il peso delle non scelte dei paesi più ricchi e potenti. Ma la logica che rende difficili decisioni drastiche riguardo il riscaldamento globale è la stessa che non permette di realizzare lo sradicamento della povertà (cf. 175).

Di fronte a tutto ciò è necessaria «una reazione globale più responsabile, che implica affrontare contemporaneamente la riduzione dell’inquinamento e lo sviluppo dei Paesi più poveri». Di fronte a tale esigenza va rivisto il ruolo della finanza e si comprende come diventi urgente una nuova politica internazionale, per prevenire i problemi più gravi che finiscono per colpire tutti (cf. 175. Vd. G XXIII, Pacem in Terris).

A questo proposito «la società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale, municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali. D’altra parte, le legislazioni municipali possono essere più efficaci se ci sono accordi tra popolazioni vicine…» (179).

Tale meta richiede una rinnovata giurisprudenza, ma anche un modo nuovo di fare politica. «Che un politico assuma queste responsabilità con i costi che implicano, non risponde alla logica efficientista e “immediatista” dell’economia e della politica attuale, ma se avrà il coraggio di farlo, potrà nuovamente riconoscere la dignità che Dio gli ha dato come persona e lascerà, dopo il suo passaggio in questa storia, una testimonianza di generosa responsabilità… Tuttavia bisogna riconoscere che i migliori dispositivi finiscono per soccombere quando mancano le grandi mete, i valori, una comprensione umanistica e ricca di significato, capaci di conferire a ogni società un orientamento nobile e generoso» (182)[1].

Il problema della corruzione (182) e i «criteri per una buona scelta imprenditoriale: per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali i rischi? A quale costo? Chi paga le spese?» (185) (vd. Convenzione di Rio dJ 1992).

Certo, ci sono questioni di difficile soluzione, «la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma [Io] invito a un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune» (188).

Dopo avere ripreso alcune questioni finanziare che ledono il bene dei più piccoli, papa Francesco afferma che «dobbiamo convincerci che rallentare un determinato ritmo di produzione e di consumo può dare luogo a un’altra modalità di progresso e di sviluppo» (191). «Per questo è arrivata l’ora di una certa decrescita in alcune parti del mondo» (193). «Semplicemente si tratta di ridefinire il progresso» (194)

 

Domande:

Ritieni che il dialogo possa aiutare a trovare soluzioni buone?

Hai mai fatto esperienza di dialogo con…?

Nel tuo agire da cittadino, oltre che da cristiano, il bene comune è un valore ineludibile? (e con esso il principio della sussidiarietà?)

Quanto la preghiera ti aiuta a sostenere le azioni buone e una tua vita buona?

Nel tuo piano di studio c’è spazio per approfondimenti alternativi?

[1] Sulla politica e il principio di sussidiarietà, vedi anche 196.197.198.228ss.

Presentazione dell’enciclica Laudato sì / 2

La realtà cui si rivolge Laudato si

Un metodo cristiano, che segue dal Concilio Vaticano II è quello di ascoltare il mondo prima di offrire delle proposte di soluzione; certo è un cammino più lungo, ma è il metodo di Dio che ha mandato il suo Figlio per imparare la lingua degli uomini così da poter insegnare a questi la sua lingua.
La nostra tradizione barnabitico/zaccariana potrebbe dirci: forte della tua conoscenza di Cristo impara a conoscere la quotidianità dell’uomo per condurlo a Cristo.
Il dato di fatto è la velocità dei cambiamenti socio/culturali che contrastano con la naturale lentezza del tempo biologico, dell’universo e della persona. Cioè la nostra mente è più lenta del correre del mondo.
A seguito dei drammi e dei disagi apportati dalla fiducia irrazionale nel progresso, siamo invitati a «prendere dolorosa coscienza, a osare di trasformare in sofferenza personale quello che accade nel mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può apportare» (19).
Questo primo capitolo vuole analizzare, anche con informazioni dettagliate, le disfunzioni ecologiche del pianeta tenendo presente due costanti ineludibili riferimenti: il bene comune e l’uomo, specialmente il povero. Non basta parlare di ecologia se non si tengono continuamente presenti queste due coordinate, anche perché finanza e tecnologia agiscono volontariamente dimenticandole!
Se la natura ha un «modello circolare di produzione», la finanza e la tecnologia hanno invece come unico dogma il «modello dello scarto», della spazzatura! (22).
Da ciò ne conseguono tutti i problemi di cambiamenti climatici che però ancora non hanno portato «a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione, di consumo» (24), una mancata coscientizzazione che si rivolta sui paesi più poveri!
Il problema dell’acqua! Il mancato accesso all’acqua potabile, il generarsi di conflitti legati all’oro blu!
Il problema della perdita delle biodiversità! «Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto» (33).
«Se teniamo conto del fatto che anche l’essere umano è una creatura di questo mondo, che ha diritto a vivere e a essere felice, e inoltre ha una speciale dignità, non possiamo tralasciare di considerare gli effetti del degrado ambientale, dell’attuale modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone» (43).
Pensiamo all’urbanizzazione selvaggia e alle isole verdi per ricchi! «A questo si aggiungono le dinamiche dei media e del mondo digitale, che, quando diventano onnipresenti, non favoriscono lo sviluppo di una capacità di vivere con sapienza, di pensare in profondità, di amare con generosità… non dovrebbe stupire che insieme all’opprimente offerta di tanti prodotti, vada crescendo una profonda malinconica insoddisfazione nelle relazioni interpersonali, o un dannoso isolamento» (47).
«Vorrei poi osservare che spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi» (49). Per affrontare questo problema non basta indurre a una riduzione della natalità o incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni! Dimenticando lo spreco alimentare e la distribuzione dei rifiuti! (cfr. 50.51).
Come denunciamo il debito economico, altrettanto dovremmo denunciare il debito ecologico e risolverlo! Dobbiamo rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana! (cf. 52).
«Mai abbiam maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. Siamo invece chiamati a diventare strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza. Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino le strade…» (54).
Attenzione al pericolo di credere che tutto ciò sia falso con la conseguenza di riuscire a prendere decisioni coraggiose.

Domande:
Hai mai provato la sensazione di una vita, di un corpo che corre troppo veloce, rispetto al tuo pensare, amare, ridere, piangere… ?
Quali realtà del mondo ti fanno soffrire?
Il bene comune è uno dei tuoi valori nelle scelte quotidiane?
Hai compreso la differenza tra “modello circolare” e “modello scarto”? Quale modello segui?
n. 47: Cosa ne pensi rigurdo l’affermazione che la forte comunicazione tecnologica odierna ha portato a una malinconia delle relazioni?

Preferisci un consumismo esasperato o la riduzione della natalità?
Sei tu o sono gli altri che trattano male il pianeta?
Quanto operi per rendere più bello il mondo?
La questione ecologica è un falso problema? 60s

Apresenteçao da enciclica Laudato sì / 2

A realidade que se destina Louvado seja

Um método cristão, que continua desde o Concílio Vaticano II é aquel de ouvir o mundo antes de oferecer propostas de soluções; com certeza é um caminho mais longo, mas é o método de Deus que enviou seu Filho para aprender a língua dos homens para que Ele possa ensinar-lhes a Sua língua.

A nossa tradição barnabitico/zaccariana poderia nos dizer: forte do teu conhecimento sobre Cristo aprende a conhecer a quotidianidade do homem para conduzi-lo a Cristo.

O facto que se consta é a velocidade das mudanças sócio / culturais que contrastam com a lentidão natural do tempo biológico, do universo e da pessoa.

A seguir das tragédias e dificuldades trazidas pela confiança irracional no progresso, somos convidados a “tomar consciência dolorosa, ousar para transformar o sofrimento pessoal que acontece no mundo, e, assim, reconhecer o que é a contribuição que cada um pode fazer” (19) .

Este primeiro capítulo tem como objetivo analisar, também com informações detalhadas , as disfunções ecologicas do planeta ecológica tendo em mente duas constantes referências que nao desiludem ​​: o bem comum e o homem , especialmente os pobres . Não basta falar sobre a ecologia se não forem mantidas continuamente essas duas coordenadas , também porque finanças e tecnologia agem voluntariamente esquecê-as !

Se a natureza tem um “modelo circular de produção”, o financiamento e a tecnologia têm em vez como unico dogma o “modelo do descarte,” do lixo! (22).

Daí derivam todos os problemas decorrentes das alterações climáticas que contudo, ainda não levaram “a tormar consciencia da necessidade das mudanças de estil de vida, de produção, de consumismo” (24) uma falta de consciência de que é voltado aos países mais pobres!

O problema da água! A falta de acesso à água potàvel, o surgir de conflitos ligados ao ouro azul!

O problema da perda de biodiversidade! “Por nossa causa, milhares de espécies já não darão glória a Deus com a sua existência, nem poderão comunicar-nos a sua própria mensagem. Não temos direito de o fazer.” (33)

“Tendo em conta que o ser humano também é uma criatura deste mundo, que tem direito a viver e ser feliz e, além disso, possui uma dignidade especial, não podemos deixar de considerar os efeitos da degradação ambiental, do modelo actual de desenvolvimento e da cultura do descarte sobre a vida das pessoas”. (43)

Pensemos à urbanização selvagem e às ilhas verdes para os ricos! “A isto vêm juntar-se as dinâmicas dos mass-media e do mundo digital, que, quando se tornam omnipresentes, não favorecem o desenvolvimento duma capacidade de viver com sabedoria, pensar em profundidade, amar com generosidade…não deveria surpreender-nos o facto de, a par da oferta sufocante destes produtos, ir crescendo uma profunda e melancólica insatisfação nas relações interpessoais ou um nocivo isolamento.” (47)

“Gostaria de assinalar que muitas vezes falta uma consciência clara dos problemas que afectam particularmente os excluídos.” (49) Para enfrentar este problema não basta apenas conduzir a uma redução da natalidade ou inculpar o crescimento demografico e nao o consumismo extremo e seletivo de alguns! Esquecendo o desperdício de alimentos e a distribuição de resíduos de lixo! (Ver. 50.51).

Como comunicar a dívida econômica, assim como devemos denunciar a dívida ecológica e resolvê-lo! É preciso reforçar a consciência de que somos uma família humana! (Cf. 52).

“Nós nunca maltratamos e insultamos a nossa casa comum como nos dois últimos séculos. Em vez disso, somos chamados a ser instrumentos de Deus Pai, porque o nosso planeta seja aquel que ele sonhava em criar-lo e responda ao seu projeto de paz, beleza e plenitude. O problema é que não temos ainda a cultura necessária para enfrentar esta crise e precisamos construir a liderança, que mostrem as estradas … “(54).

Cuidado ao perigo de acreditar que tudo isto seja falso com o resultado de conseguir tomar decisões corajosas.

Perguntas:
Alguma vez você já experimentou a sensação de uma vida, de um corpo que corre muito rápido, mais do que o seu pensamento, amar, rir, chorar…?
Quais realidades do mundo fazem voce sofrer?
O bem comum é um dos seus valores nas suas decisões quotidianas?
n. 47: comunicação tecnológica e melancolia dos relacionamentos?
Prefere um consumismo de exaperação ou a redução da taxa de natalidade?
É você ou são outros que maltratam o planeta?
A questão ecológica é um falso problema? 60s