C’è un grande scrivere e leggere su come pensare e ri-pensare la Chiesa oggi, in questa situazione di scristianizzazione e indifferenza verso la questione Dio, indifferenza che è più drammatica delle riflessioni ateistiche.
Tutte le analisi che la Chiesa pensante sta producendo in questi ultimi anni sono sicuramente stimolanti. Non che prima non pensasse e/o producesse, però ultimamente le riflessioni giocano sul fatto dell’indifferenza verso le cose di Dio.
Quando parlo con i giovani dico sempre loro che sono bravi, buoni e sanamente egoisti, ma non hanno più il senso del mistero o del sacro, quindi le loro doti restano doti e non diventano virtù. La scristianizzazione li tocca in prima persona. Se poi si cerca di riflettere su ciò l’impresa è più che ardua, forse impossibile. Usano un altro linguaggio. Ma la riflessione è difficile anche con gli adulti.
Come poter ripensare la fede, come poter superare (per usare la bella sintesi di papa Francesco) il si è sempre fatto così?
Se il giubileo di Paolo Vi e Giovanni Paolo II si sono aperti in tempi felici e stimolanti il germogliare di cose nuove, questo giubileo si apre in un mondo a pezzi: forse per questo la scelta della virtù della speranza come stella polare del pellegrinaggio giubilare.
Molti non hanno la consapevolezza del non dovere sempre fare così, molti ritengono che si debba continuare a fare sempre così, perché è più rassicurante, ma anche perché non è facile capire cosa si dovrebbe fare di nuovo.
L’evolversi della Tradizione nel passato è avvenuto in modo chiaro o lo si è scoperto solo dopo? Perché il problema oggi è proprio capire come far crescere la Tradizione. Uso coscientemente “crescere la Tradizione” perché sappiamo che la Tradizione è tale solo quando è capace di crescere, altrimenti muore.
I fedeli laici, ma non solo loro, possono anche leggere questo o quel documento, ma poi si fermano, perché non c’è la forza e il tempo di affrontare “il crescere della Tradizione”. Sanno che la maggior parte dei propri figli frequenta un mondo non cristiano, sanno che la maggior parte dei propri figli non frequenta la messa domenicale, sanno… ma non sanno come reagire.
La realtà che si deve affrontare, talvolta combattere, la realtà dalla quale si può trarre anche del bene è una realtà troppo grande e troppo disinteressata per i fondamentali della fede e quindi ci si ferma. Non in modo apatico o scoraggiato, semplicemente ci si ferma, forse come ci si fermò in Quel sabato santo.
Probabilmente dobbiamo imparare a vivere con maggiore cura il sabato santo della fede di oggi, se vogliamo che si possa risorgere con il Risorto.
San Giovanni Crisostomo scriveva: I magi non si misero in cammino perché avevano visto la stella ma videro la stella perché si erano messi in cammino.