Cerchiamo regole, forme, canoni, ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo. La vera forma di tutto ciò che è fuori di noi, come di tutto ciò che è dentro di noi, è per gli uomini un eterno mistero. L’incapacità di risolvere questo mistero ci terrorizza, ci costringe ad oscillare tra la ricerca di un’armonia impossibile e l’abbandono al caos. Ma, quando ci accorgiamo del divario che c’è tra noi e il mondo, tra noi e noi, tra noi e Dio, allora scopriamo che possiamo ancora provare stupore, che possiamo gettare uno sguardo intorno a noi, come se fossimo davvero capaci di vedere per la prima volta.
Cito dalla fine per introdurre uno dei migliori “film scolastici” italiani degli ultimi anni. Si chiama Il rosso e il blu (rimando traverso a Stendhal?), ed è l’ultima pellicola del marchigiano Giuseppe Piccioni, classe 1953. Abbandonate le note melodie francesi della precedente opera, Giulia non esce la sera, toccante dramma d’amore su una Golino incarcerata e un Mastandrea innamorato sollecitato dalle note dei Baustelle, nel 2012 sperimenta un genere completamente diverso per approcciare un tema difficile. Molto più reale e concreto, Il rosso e il blu si traspone in un coro mai totalmente armonico, dove ogni voce ha il suo timbro e la sua stonatura, una modulazione variegata e ricca di sonorità. Prendendo le distanze da qualunque intento sociologico o di denuncia, la pellicola è una commedia sul mondo della scuola, un racconto corale che intreccia i percorsi di tre insegnanti, con le loro idiosincrasie e contraddizioni. Il salto di qualità si palesa nel passaggio da chi non ha nulla da dire e mostrare se non adolescenti irrefrenabili in crisi ormonale (“Notte prima degli esami”, “Che ne sarà di noi”), approdando a un livello intermedio, con toni da commedia agrodolce dell’opera di Luchetti ma senza il coraggio di portarla a termine. Il film di Piccioni si fonda su due antagonismi: insegnamento-correzione, come il rosso e il blu della penna con cui l’insegnante cancella i limiti giovanili, e adulti-giovani, due pianeti distanti che spesso collidono, distruggendosi a vicenda. Nel proporre questa visione antinomica del vissuto scolastico la pellicola appare equilibrata, senza scadere in storpiature alla Moccia né in trasognate epopee generazionali, e puntellata da una colonna sonora adeguata e non invasiva, firmata Ratchev & Carratello. La bravura di Herlitzka, poi, merita ogni singolo minuto.
Fabio Greg Cambielli