Rimanere sulla poltrona

Rimanere sulla poltrona del proprio immobilismo.
Rimanere, forse è il verbo che più ho riscontrato in questi ultimi mesi in molti giovani che ho cercato di disturbare per chiedere qualche idea, qualche consiglio, qualche confronto.
E non parlo solo di giovani sconosciuti, incrociati tra le vie della città, ma anche di tanti giovani vicini a me, alle nostre attività, addirittura vicini a Gesù!
Sembra ci sia una paura di fondo nel lasciarsi scocciare anche per qualche cosa di semplice, sembra che non possiamo abbandonare i modi di pensare, i non lasciarci mettere in gioco.
Oggi molti di voi possono permettersi di viaggiare come io non potevo, di vedere, di comprendere (forse) tanto che sembra essere un peccato rimanere nello stesso posto per più tempo. Eppure pare si rimanga sempre attaccati alle proprie idee, al proprio pensare, per restare indisturbato.
Qualcuno obietterà che bisogna rimanere nelle proprie idee, che sono necessari dei punti fermi per diventare uomini o donne. È necessario rimanere da qualche parte, ma non per restarci in eterno, bensì per tuffarsi nella vita.
Tuffarsi non è facile ma deve essere bellissimo (io non ne sono capace) eppure per tuffarsi è necessario rimanere sulla punta del trampolino. Non restarci per sempre: quanto basta!
Quindi c’è un rimanere esagerato e un rimanere quanto basta.
Forse io, gli adulti, la società, la Chiesa siamo rimasti legati a noi e non sappiamo più cosa dirvi, come starvi accanto, come crescere con voi – non ho scritto “come farvi crescere”, ma “come crescere con voi”, o forse preferite rimanere dove siete e guai a chi vi tocca?
Rimanere è un verbo che torna molte volte nel vangelo di Giovanni per dirci dove radicare le nostre esistenze, ma non è un termine statico o passivo, tutt’altro: è un termine dinamico, attivo fino a portare frutto. Un po’ come il “rimanere sul trampolino”.
Però non si può arrivare da soli sul trampolino, non dimentichiamolo. E la mia impressione è che per certi versi molti di voi siate sul trampolino, ma ci siete soli e rischiate di rimanerci, sul trampolino.
Lo so, la Chiesa non è perfetta. In questi ultimi decenni ha fatto anche un po’ di errori, rimanendo sulle proprie lunghezze d’onda incapace non di “farvi crescere”, ma di “crescere con voi”. Per molti versi non si è accorta della vostra voglia di tuffarvi, ma anche della vostra paura di tuffarvi e così ognuno è rimasto sul proprio trampolino incapace di tuffarsi.
C’è un bel film, Tutto quello che vuoi, in cui un anziano poeta e dei giovani scapestrati si incontrano; nessuno vuole insegnare o imparare qualche cosa dall’altro, piano piano però uno per l’altro insegnano e imparano a puntare bene i propri piedi sul trampolino, uno per tuffarsi nella vita dell’aldilà e gli altri per tuffarsi nella vita dell’aldiquà!
La Chiesa per un verso è vecchia, per un altro – ora non approfondisco – è sempre giovane: vogliamo crescere insieme? Imparare e insegnare gli uni gli altri a posizionare bene i piedi sul trampolino?
È questo che papa Francesco sta chiedendo alla Chiesa ma anche a tutti voi; è questo l’obiettivo del prossimo Sinodo / Assemblea dei vescovi sui e per i giovani.
Nessuno trucco, nessun costo, solo voglia di tuffarsi ognuno con la sua età per un mondo più bello, buono e vero.
pJgiannic