MORIRE O VIVERE DI PASQUA

Ma tra Tutto e Niente non può esistere grigio. Non c’è compromesso.
Io. Ogni cosa. Si è figli del Tutto, o figli del Niente.
Da una parte, Dio. Dall’altra, il Caos. (Daniele Mencarelli, Sempre tornare)
La vita finisce con la nostra morte o continua in qualche modo?
Abbiamo celebrato la Pasqua da qualche giorno, l’evento che ci immette nell’eternità, nell’immortalità.
Si può credere nell’eternità, in una vita rinnovata, rigenerata, risorta: viva nonostante la morte biologica?
Vivere da risorti, vivere dopo la morte, un argomento che può interessare ma non fa parte del pensare quotidiano.
Ne ho parlato con alcuni studenti del 4 anno. La discussione è stata interessante, anche se difficile, ma ogni tanto se qualche cosa è difficile forse significa che vale. Non può essere che tutto sia sempre molto accessibile e senza ricerca. La vita in sé è difficile, non impossibile, ma difficile da comprendere nella sua totalità: non può essere altrettanto anche per la vita risorta?
La confusione tra risurrezione e reincarnazione è molto presente, far comprendere la differenza abissale non è facile. Il principale dato da evidenziare a questo proposito è che la risurrezione, la vita risorta riguarda tutto il nostro corpo; la reincarnazione riguarda una parte di noi, l’anima che andrebbe vagando alla ricerca di un altro corpo dove dimorare. La risurrezione riguarda l’originale unicità della storia di ognuno; la reincarnazione perde la propria originalità e unicità, l’essenza di sé si perde in altro.
Il bisogno di immortalità è proprio della persona, da sempre l’uomo e la donna vogliono lasciare un segno di sé proprio perché sanno di dover morire.
Andri Snær Magnason ne Il tempo e l’acqua racconta che ognuno di noi porta con sé la memoria consapevole di almeno 8 generazioni prima e dopo, un modo per raccontare il bisogno di immortalità!
Nella fede cristiana l’uomo non è immortale, però la morte non è l’ultima parola: l’uomo è fatto per l’eternità, perché Dio è eterno, perché Cristo ha portato su di sé la morte per rendere l’uomo e la donna eterni. Gesù è l’epilogo della preoccupazione di Dio del prendersi cura dell’uomo. Dio si cura dell’uomo. Dio è immortale, al di là della condizione di debolezza e di fragilità dell’uomo; Dio è capace di chinarsi sull’uomo e di prendersene la responsabilità, di dargli gloria e un compito, di entrare in relazione dialogica con lui. È la sicurezza di questo dialogo che dona vita e apre alla vita per sempre.
Questa parola di vita diventa vita e dona vita attraverso il Battesimo. Proprio nel rito di immersione nell’acqua del Battesimo il credente muore e rinasce. Nel battesimo l’uomo della vita solo naturale muore, si lascia la morte alle spalle, e rinasce con la vita di Cristo, la vita eterna, non nel senso che non morirà (anche Cristo è morto), ma che, come è accaduto al Figlio di Dio, la morte non avrà mai l’ultima parola.
La maggior parte dei giovani di oggi non ha paura della vita, però vive una vita di paura, una vita che non vuole pensare alla morte eppure con la morte diretta o indiretta ci gioca. Probabilmente anche perché non ha più presente il sapore della vita risorta. Forse perché i cristiani per primi faticano a riconoscere e raccontare la Pasqua come l’evento fondamentale e portatore di vita. Se è così l’umanità, i più giovani come possono affrontare la morte?
Il battesimo è il modo di Dio di prendersi cura dell’uomo e della donna facendoli partecipare alla vita di Dio: tutti gli eventi di morte sono per lui episodi «di passaggio», cioè di parto, di rinascita.
Il battesimo inaugura questa possibilità di rinascere sempre, ma è compito del credente renderla sempre più cosciente e attiva, realizzandola nella sua storia in modo unico e originale. Per se stesso e per gli uomini e le donne amate dal Signore che vivono tra le nostre strade.

30 mjekë shqiptar. 30 medici albanesi

Jeta është e bukur dhe gjithmonë fiton
La vita è bella e vince sempre.

Shqiperia, Italia dhe e gjithë bota tani po kalojnë një situatë mjaft të vështirë. Po përballemi me një pandemi mjaft të rrezikshme që mban emrin Coronavirus.
Në këtë kohë të gjithë po bëjnë thirrje për distancim social dhe qëndrim në shtëpi. Epo në fakt është e vetmja mënyrë për të dalë nga kjo gjendje e vështirë që jemi dhe për tju rikthyer jetës normale.
“Dashuria fillon duke u kujdesur për më të afërmit” thotë një shprehje e Nënë Terezës, prandaj nisur nga kjo duhet që të gjithë të ndërgjegjësohemi e të qëndrojmë në shtëpi për tu kujdesur jo vetëm për veten tonë por edhe për të afërmit tanë. Ndiqni këshillat e mjekëve dhe mos përhapni panik por qëndroni të qetë e të sigurtë në shtëpi.
Situata ku ndodhemi nuk do të zgjasë përgjithmonë dhe është më mire për të gjithë ne nëse kujdesemi për njëri-tjetrin. Jemi më të fortë nëse sillemi si një komunitet i bashkuar.
Në këtë mënyrë ndihmojmë edhe ata,që janë në vijën e parë të “luftës”, mjekët, të cilët tani më shumë se kurrë kanë nevojë për mbështetjen tonë.
30 mjekë shqiptar janë dërguar në Itali për ti ardhur në ndihmë shtetit italian mbi situaten mjaft të rëndë që po kalojnë.
Në periudhën e vështirë të tërmetit që Shqiperia kaloi, ekipet italiane të shpëtimit na erdhën në ndihmë e nuk na lanë vetëm në përballimin e kësaj situate. Sot,kur Italia ka më shumë nevojë se kurrë, 30 bluza të bardha nga Shqipëria shkojnë në ndihmë të shtetit fqinj që nuk na la vetëm në momente të vështira. Këta mjekë janë krenaria jonë,shembulli dhe virtyti ynë. Ata po shkojnë në “luftë” me vetëdije, kundër një “armiku” sa të njohur, aq të pa njohur, por me një mision të vetëm,të shpëtojnë jetë. Prandaj lutemi çdo ditë për ju dhe për popullin italian dhe jemi gjithmonë me mendje e me zemër pranë jush.
Nënë Tereza thotë “Në vend që të mallkojmë errësirën, le të ndezim një qiri”. E pra në mes të kësaj errësire duhet të ndezim një dritë, një dritë shprese e besimi se me ndihmën e Zotit dhe me bashkëpunimin e secilit prej nesh, do dalim nga kjo situatë e vështirë. Unë kam besim se në fund, jeta do të triumfojë.

 
L’Albania, l’Italia e il mondo intero stanno attraversando una situazione molto difficile. Siamo di fronte ad una pandemia molto pericolosa chiamata Coronavirus. In questo momento tutti siamo chiamati a restare in casa. In effetti è l’unico modo per uscire da questa situazione e tornare a una vita normale.
“L’amore inizia prendendosi cura dei nostri cari”, dice Santa Teresa di Calcutta, per questo bisogna che tutti ci responsabilizziamo restando in casa per salvaguardare non solo noi stessi ma anche il nostro prossimo. È indispensabile seguire i consigli dei medici, senza diffondere il panico, ma rimanendo calmi e al sicuro in casa.
La situazione in cui ci troviamo non durerà per sempre ed è meglio per tutti noi se ci prendiamo cura gli uni degli altri. Siamo più forti se ci comportiamo come una comunità unita. In questo modo aiutiamo anche chi è in prima linea in questa “guerra”, i dottori, che ora più che mai hanno bisogno del nostro sostegno.
30 medici albanesi sono stati inviati in Italia per aiutare i loro colleghi italiani in questa fase veramente difficile. Nel difficile periodo del terremoto che ha colpito l’Albania, le squadre di soccorso italiane sono prontamente venute in nostro aiuto e non ci hanno lasciato soli nell’affrontare questa situazione. E oggi è l’Italia ad aver bisogno anche del nostro aiuto. Questi medici sono il nostro orgoglio, son un esempio di virtù. Condurranno una “guerra” contro un “nemico” tanto noto quanto sconosciuto, con l’unico intento di salvare vite umane.
Ecco perché preghiamo ogni giorno per voi e per tutto il popolo italiano e siamo sempre vicini a voi con la mente e il cuore.
Santa Teresa di Calcutta diceva: “Invece di maledire l’oscurità, accendiamo una candela”. E, quindi, in mezzo a questa oscurità dobbiamo accendere una luce, una luce di speranza e fiducia con l’aiuto di Dio e la cooperazione di ciascuno di noi. Usciremo da questa situazione difficile. Sono fiducioso che alla fine trionferà la vita.

Redjon Llesha, FushMilot

Cos’è la vita?

Cos’è la vita?
Siamo capaci di prenderla per mano, la vita che ci scorre attorno, la vita nella quale siamo chiamati a scorrere?

In un episodio della sua vita Gesù entra nella casa di Pietro e, vedendo la suocera malata, la prende per mano e la rialza alla vita quotidiana. Sembra una stupidaggine, un fatto senza grande importanza questo “prendere per mano” eppure vale più di quanto pensiamo.

In troppi ci accorgiamo che molta, forse tutta la vita scorre in solitudine, ecco perché prendere per mano non è un gesto di poco conto.
Credo che questa vita di oggi più che in altre epoche, sia da prendere per mano, la vita dal suo concepimento alla sua sepoltura. La vita da prima che fosse conosciuta a noi uomini, sino a quando sarà sconosciuta a noi uomini. Perché la vita che specialmente scorre tra questi due punti, comunque c’è anche oltre questi due punti.
Ma cos’è la vita per noi?

Lo Stato ci ha dato delle leggi per “difendere” la vita delle donne in cinta, la vita delle persone gravemente ammalate, ma forse non ci ha dato leggi per accompagnare la vita. Non siamo chiamati a fare battaglie apocalittiche o estremiste per far comprendere che la vita comunque è vita, ma a riflettere, a far ragionare sì.
L’aborto è veramente una salvezza? Per chi?
Il dimenticarsi dei poveri, dei bambini, degli anziani, degli ammalati è veramente segno di maturazione civica?
Far morire chi è gravemente malato piuttosto che accompagnare a una buona morte è un diritto del malato o una liberazione dei “sani”?
In tutte queste leggi si parla della vita delle persone o degli individui? Perché c’è differenza tra considerare un uomo, una donna, persona o individuo.

La recente “Dichiarazione anticipata di trattamento” è un tentativo di risposta a una questione spinosa, ma va usata con attenzione, né in senso largo, né in un senso stretto. Bisogna fare attenzione a che questa legge non permetta tutto ovvero limiti tutto. Prendere “per mano” questa legge sarà importante, è un dovere di noi cristiani, un dovere da assumere seriamente se non vogliamo cadere nel peccato di omissione, molto più grave di altri peccatucci che più normalmente confessiamo.
L’uomo di oggi ha paura di “prendere in mano” la malattia, di “prendere per mano” le persone che scorrono intorno alla propria vita.

Qualche giorno fa un sacerdote campano ricordava il testamento di una donna che pur avendo sempre vissuto di immagine, di mettere in mostra il proprio corpo, la propria storia di fronte alla possibilità di andare a morire in Svizzera causa un tumore devastante, una amica fidata le dice che invece dell’eutanasia poteva percorre la via italiana delle cure palliative con la sedazione profonda. Una possibilità che non conoscevo, afferma Marina Ripa di Meana, per questo farà un appello: «Voglio lanciare questo messaggio, in questo mio ultimo tratto: per dire che anche a casa propria, o in un ospedale, con un tumore, una persona deve sapere che può scegliere di tornare alla terra senza ulteriori e inutili sofferenze. Fallo sapere, fatelo sapere».

Chiediamo allo Spirito santo di insegnarci il gesto di Gesù che prese per mano la suocera di Pietro: forse non rialzeremo la persona malata, ma avremo dato dignità a lei e all’umanità.

Ciao 2017, ciao 2018

Scrivere fa bene alla salute, anche leggere ciò che si scrive, molto più che bere o altro!

La fine di un anno comunque un poco ci tocca, non tanto per sapere se abbiamo avuto fortuna o no o … ma se abbiamo fatto il bene che potevamo fare, anche se forse non sempre abbiamo ricevuto il bene che avremmo voluto ricevere.
Possiamo guardare le cose solo dal punto di vista del nostro ombelico, ma se vogliamo cambiare qualche cosa dobbiamo guardarle dal punto di vista dell’ombelico del mondo: non è semplice ma è molto più intrigante e affascinante.

Lo scorso anno ho potuto girare in pochi mesi, quasi tutto il mondo, attraversare tre volte l’Atlantico, e l’oceano Indiano e un po’ di Europa e molto di Italia: guardare le cose con gli occhi di tutte le persone che ho incontrato non è stato facile (credo nemmeno per loro guardare con i miei occhi e brontolamenti) ma mi ha insegnato tante cose e credo di averle un poco imparate.
Un anno di dolori e angosce, ma anche di gioie e speranze, di piccole e grandi lotte, di invisibili (le migliori) e chiare vittorie. Per tutto ciò voglio salutare chi parte e chi arriva con questa citazione di Teillard de Chardin, non troppo ostica per esprimere il passo giusto per crescere con sapore.

«Noi ci immaginiamo a volte che le cose si ripetano, indefinite e monotone, nella storia della Creazione. Certo, la stagione è troppo lunga rispetto alla breve durata delle nostre vite individuali – e la trasformazione è troppo ampia e troppo interiore nei confronti delle nostre vedute superficiali e limitate –, perché possiamo percepire i progressi di ciò che si sta compiendo, instancabilmente, grazie e attraverso ogni Materia e ogni Spirito. Accettiamo allora la Rivelazione, fedele appoggio (qui ancora) ai nostri presentimenti più umani. Sotto l’involucro banale delle cose, da tutti i nostri sforzi epurati e salvati, si genera gradualmente la Terra Nuova. Un giorno, ci annuncia il Vangelo, la tensione accumulata lentamente tra l’Umanità e Dio raggiungerà i limiti fissati dalle stesse possibilità del Mondo. Allora sarà la fine» perché possa cominciare l’Inizio definitivo.

Ciao 2017 e felice 2018!

pJgiannic

Hallosaints

Sai perché oggi è festa, domani quasi?
Perché ricordiamo i santi e commemoriamo i defunti.

Forse oggi hai dormito un po’ d più, magari visiterai un cimitero, senza porti qualche domanda, ma l’indifferenza, paga!
Tu non sei chiamato all’indifferenza ma alla santità, non sei chiamato alla morte ma alla Vita.
Questa festa nasce dal comando di Dio: siate santi perché Io sono santo;
dall’esperienza d Gesù: io sono la risurrezione e la Vita.
Si festeggiano i santi per crescere nella speranza e nella gioia;
si commemorano i defunti per vivere la vita di qui e di là!

Quest’oggi non mettere una maschera: cresci la gioia e la vita!
pJgiannic

Spazi di vita o di morte?

L’uomo e la donna hanno bisogno di spazio per vivere; in uno spazio vero e proprio sono stati posti nella notte dei tempi; ma in quella notte gli è stato donato anche uno spazio particolare e originale: la coscienza.
Lo spazio non è solo un concetto fisico o geometrico, è prima di tutto lo spazio del proprio corpo con le sue ombre e le sue luci, con le sue scelte e non scelte.
Nel volgersi di questa estate 2017 come non evidenziare tanti spazi di opportunità ovvero di tragedie.
Tanti sono i giovani che hanno investito in spazio e tempo cattivi.
Forse ricorderemo quegli adolescenti o poco più che hanno seminato morte senza senso a Barcellona. Ma perché dimenticare quanti sono morti senza senso a causa di droghe o violenze gratuite?
Giovani che uccidono e giovani che sono uccisi nello spazio di poco tempo. Lo spazio della morte sembra l’unico spazio che si voglia veramente rivelare, mettere in luce. In un modo o nell’altro. Forse era già così anche ai tempi dei Montecchi e Capuleti?
È ardito pensare che comunque siamo sempre di fronte a forme di terrorismo che vuole guadagnare spazio a ogni costo.
Noi adulti vogliamo trovare lo spazio per ragionare su questi fallimenti educativi?
I giovani di Barcellona e non solo sono “s”cresciuti nelle periferie delle nostre città, con o senza ius soli! Ma anche tanti nostri giovani sono “s”cresciuti nelle periferie educative delle nostre modernità con ius soli e … ius sanguinis!
Quando dovevamo affrontare gli spazi delle banlieu dove eravamo?
E quando dovevamo affrontare gli spazi delle discoteche e delle droghe di vario genere?
I nostri giovani cercano spazi per vivere ma se non diamo loro spazio se lo cercano in altri modi.
Forse però possiamo dare loro lo spazio di piazza Indipendenza a Roma, magari una buona doccia finale potrebbe risolvere tanti problemi in modo più efficace di tante sfide educative.

Non so se i miei tempi giovanili fossero migliori, però so che possiamo avere tempi migliori se impariamo a dare più spazio alla creatività e alla voglia di essere di tanti giovani.
Basterebbe cambiare un poco il nostro sistema di vita, basterebbe chiedere un po’ di più purché sappiamo dare un po’ di più di vita
Se sono riuscito io a trovare spazi per tanti giovani con cui lavorare, sudare, pensare, pregare, giocare, investire del buon tempo in Italia, in Albania, in Brasile perché non potremmo riuscirci di più insieme?
Insieme, insieme, dobbiamo recuperare spazio per investire di più del tempo buono per i nostri giovani, se vogliamo che la morte non trovi più spazio nelle ramblas, nelle disco, nelle piazze. È una questione di coscienza!

Giannicola M. prete

Vivere da soli? Pentecoste 2017

Puoi vivere solo con te stesso?
Se vuoi morire sì, se vuoi vivere no!

Dio, che è vita, non è rimasto con se stesso, ma si è aperto a noi in Gesù e continua a vivere con noi nello Spirito santo.

Da 50 giorni attendiamo di celebrare il dono dello Spirito santo che ci permette di comprendere e essere cristiani: «Pace a voi, ricevete il mio Spirito santo!» ha detto il Risorto ai discepoli chiusi nel cenacolo per paura.
Se il giorno di Pasqua abbiamo celebrato il valore della vita, se nell’Ascensione un Dio che si carica la nostra umanità sino al cielo; oggi celebriamo la definitiva partecipazione di Dio della nostra umanità.
Attraverso il dono dello Spirito Dio ci dice che vuole continuare a vivere con quell’uomo e quella donna che aveva creato nella notte dei tempi e che oggi è ognuno di noi redento dal sangue di Cristo. L’uomo non è chiamato a essere solo!
Oggi Dio supera le porte chiuse dei nostri cenacoli, delle nostre coscienze, delle nostre paure per offrirci la piena comunione con Lui.

Molti sono gli uomini che vivono bene e fanno del bene, anche senza conoscere Dio, penso a tanti ricercatori, fisici, scienziati… ma chi sperimenta lo Spirito santo si accorge di non poter chiedere di più per vivere bene.
Possiamo dire tante cose dello e sullo Spirito santo, non sarebbero mai sufficienti per comprenderlo, per raccontarlo, per testimoniarlo. Per capirci qualche cosa però fare riferimento oggi a un passo della lettera di san Paolo ai Corinzi: «E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito… e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito» (12,13).

Tutti abbiamo ricevuto il Battesimo, eravamo piccoli, ci è stato imposto… (quante cose nella vita ci sono imposte e non brontoliamo); ma il Battesimo, la Confermazione, lo Spirito santo, se ne stanno lì, in un cantuccio se non li vogliamo tra i piedi, perché lo Spirito santo è discreto.
Ci ricordiamo del nostro Battesimo e della nostra Cresima? Ci ricordiamo solo per una fotografia o perché continuiamo ad abbeverarci ad esso?
Vi abbeverate all’acqua potente dello Spirito santo? Vi lasciate irrigare da questa acqua? Permettete che il fuoco dello Spirito apra le porte della vita per condividere con voi l’amore del Padre e del Figlio?

Il cenacolo dei discepoli era chiuso per paura, la paura della vita, delle meraviglie di Dio: Gesù, lo Spirito santo entrano nelle nostre vite senza aprire le porte, perché sono più forti delle nostre paure e ci aprono alla vita!
E la vita non è chissà che cosa, chissà quale impresa… la vita è i piccoli passi che con verità, onestà, giustizia, sofferenza e gioia vogliamo compiere ogni giorno.

In questi 50 giorni abbiamo considerato i piccoli passi di Gesù verso gli uomini, i piccoli passi dei discepoli verso Dio, i piccoli passi della Chiesa nascente: questa è la vita nello Spirito.
Sicuramente anche voi fate dei piccoli passi nello Spirito, ma dobbiamo osare di più, dobbiamo diventare trombe, strumenti dello Spirito santo per questo mondo che è bello, quindi ha il diritto di conoscere la fonte della bellezza, della bontà, della verità.

Vieni Spirito santo, visita le nostre vite e fa di noi strumenti della tua pace non solo tra le nuvole di questo incenso o tra le note di questi canti, bensì sulle strade degli uomini dove ci vuoi condurre. «C’è più carità in una goccia di operosità che in un mare di chiacchiere!» scriveva il nostro padre Semeria e Dio non è un mare di chiacchiere, ma miliardi di gocce di Spirito santo per noi.

Santa Pentecoste.