Troppo importante l’anniversario di domani 25 marzo per non scriverne.

60 della firma dei Trattati di Roma, trattati che hanno sancito la fine di divisioni e guerre secolari all’interno del “vecchio” continente e un’espansione di non poco conto seppure non manchino, oggi, problemi non irrilevanti.
In questi giorni molto si è scritto riguardo questo anniversario e i limiti e le prospettive della cerimonia di domani.
L’idea originale dei padri fondatori, pace e solidarietà, non ha esaurito il suo corso, forse si è esaurita la capacità di lavorare insieme causa i mille egoismi ai più diversi livelli dell’Europa.
Ognuno, al proprio livello, economico, sociale, nazionale, culturale, politico, locale sta soffrendo di un egoismo, di un sentirsi l’unico ad avere dei diritti che invece di far progredire le intuizioni fondative le ha quasi del tutto bloccate. L’egoismo chiude ogni persona o gruppo in «un cerchio ristretto e soffocante e che non consente di superare la limitatezza dei propri pensieri e “guardare oltre”».
L’egoismo non permette di considerare il bisogno di continuare a sviluppare la centralità dell’uomo, della persona messa alla base dei Trattati, la solidarietà e la pace, conseguenze logiche di questa centralità.
L’Europa come Unione ha un senso di essere se pensiamo alla sua storia romana, cristiana e carolingia; ma ha un senso di essere se consideriamo lo svilupparsi di popoli ed economie emergenti nel mondo sempre più ricche e forti che avranno buon gioco di fronte a un’Europa di tante piccole nazioni.
L’Europa come progetto di Unione non ha finito il suo corso se le persone politiche prima di tutto e comuni non cessano di far riferimento ai fondamenti per costruire il futuro. Certo qui l’azione politica diventa necessaria e imprescindibile, ma deve essere un’azione politica capace di guardare oltre, oltre i vari mal di pancia locali, non per ignorarli ma per affrontarli nel più ampio contesto del corpo intero.
Non so ancora se domani tutti i 27 paesi firmeranno il rinnovato trattato di Roma, forse la Polonia si defilerà se non otterrà quanto richiesto. A un compromesso si dovrà arrivare, mi auguro che non sia un compromesso verso il basso ma anche se lo fosse dipenderà poi dalle diverse parti farlo diventare un trampolino di lancio per un rilancio di questa nostra Unione.
Un dato è certo da sviluppare qualunque sarà l’esito della cerimonia di domani.
Se nella storia europea libertà e uguaglianza sono stati già sviluppati, con esiti purtroppo anche drammatici dopo le rivoluzioni francese e sovietica, manca ancora da sviluppare la fraternità che poi è un altro modo di dire quella solidarietà da cui sono partiti i trattati del 1957 che domani vogliamo non solo ricordare ma anche rinnovare.
GMS