Se sei generoso, il tema di questa V domenica di quaresima.
Si può ancora parlare di generosità oggi?
Non la generosità di una grande beneficienza o di un bel regalo esagerato a questo o quello, ma la generosità del chicco di grano che muore per donare frutto.
Umanamente parlando ogni generosità porta in sé una dose di egoismo, è vero, ma se il mio egoismo è ben calibrato ogni generosità porta fuori di sé molto bene.
Oggi ci è chiesto una grande gesto di generosità: inginocchiarci davanti alla Croce.
Vogliamo inginocchiarci davanti alla croce, perché è della croce che ancora oggi ci parla Gesù, perché solo inginocchiandoci davanti alla croce noi riusciamo a comprendere quale infinito gesto di generosità ci viene donato da Dio nel Figlio suo Gesù attraverso la continua azione dello Spirito.
«Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce» (Karl Rahner), ma anche il nostro SAMZ dice una cosa simile quando ci chiede di piantare la croce di Cristo nelle nostre viscere.
Oltre a toccare la croce sulla colonna entrando in chiesa – scaramanzia? – vi inginocchiate davanti alla croce qualche volta?
Quando vi segnate con il “Segno della Croce” è un occasione per “inginocchiarvi” e penetrare il mistero della generosità di Dio?
Se sappiamo inginocchiarci davanti alla Croce possiamo comprendere i tre insegnamenti che la liturgia di oggi ci offre, quasi lo statuto del cristiano: morire per portare frutto, ascoltare la parola di Dio, aggrapparsi alla Croce.
In questo sta la generosità di Dio per noi: donarci la sua parola da ascoltare, per diventare seme che muore per noi, e raggiungere quella Croce che ci attira a sé!
La croce di Cristo non è un semplice ornamento, è la possibilità di una diversa qualità di vita. È la forza che ti aiuta a combattere il male che ogni giorno ci assedia per costruire il bene, anche nelle piccole cose. “Siamo tutti corrotti” diceva ieri papa Francesco a Scampia, è vero, ma tutti possiamo far crescere il bene se ci inginocchiamo davanti alla croce, se moriamo ai nostri egoismi quotidiani.
Il martirio, la testimonianza del bene di fronte al male non è solo quello dei nostri fratelli cristiani in Pakistan, in Libia, in Orissa, in Siria, in Ucraina, in Nigeria; e come non pensare ai turisti di Tunisi o musulmani nelle moschee dello Yemen.
Il martirio, la testimonianza ci riguarda tutti, sole le piccole ordinarie scelte quotidiane possono costruire grandi scelte di vita: se seminiamo gramigna cosa cresce? Se seminiamo bene cosa cresce?
Il Signore ci ha donato un cuore nuovo e uno Spirito nuovo (1^ lettura), ma noi li usiamo?
Il cuore e lo Spirito nuovo ci sono donati per:
imparare a morire al male che rischiamo di compiere ogni giorno per lasciare spazio al bene;
imparare ad ascoltare la parola di Dio;
imparare a guardare con gioia e speranza a quella croce di Cristo che vuole attirare tutti a sé.
«La Croce non ci fu data per capirla ma perché ci aggrappassimo ad essa» (Bonhoeffer): attratto da qualcosa che non capisco ma che mi seduce, mi aggrappo alla sua Croce, cammino dietro a Cristo, morente in eterno, in eterno risorgente.