Questi anni di crisi hanno evidenziato i limiti del modello economico vigente e reso necessario un intervento radicale all’interno dell’esperienza socio-economica dei nostri tempi. L’idea di economia può essere osservata attraverso la lente di mille sfaccettature diverse, ma quella che forse più la riassume la definirebbe come la scienza dei rapporti tra soggetti che diventano in essa economici, cioè gli individui e le loro attività. Pare purtroppo che il cinismo della società moderna abbia trasformato i soggetti in oggetti, riducendo l’economia a pura contabilità e distruggendo le risorse umane; in una realtà in cui l’interesse personale sovrasta l’interesse della collettività, della società non rimane che il mercato, che pur fatica a funzionare.
Adam Smith diceva: “la società non può sussistere fra coloro che sono sempre disposti a danneggiarsi e a farsi torto l’uno con l’altro”; sfogliare i libri di un passato non più tanto recente forse non è una cattiva idea: sembra che abbiamo dimenticato, o peggio, distorto il pensiero che è alla base della scienza economica. Certo, la teoria del libero mercato va rivista, cosi come anche il ruolo dei governi al suo interno. In una società come quella di oggi in cui politica ed economia si intrecciano in una spirale inscindibile, il governo sembra essere diventato il problema, più che la soluzione alla crisi. In un mondo dominato da materialismo e individualismo non c’è spazio per una comunità di soggetti che interagiscano tra loro in armonia, senza che i potenti tessano a loro piacimento la trama della storia. “Senza volerlo, gli economisti hanno offerto una giustificazione a questa mancanza di responsabilità morale. Una lettura superficiale dei suoi scritti ha instillato l’idea che Adam Smith avesse escluso ogni scrupolo morale da parte di chi operava sui mercati. Dopo tutto, se la ricerca dell’interesse personale conduce, come una mano invisibile, al benessere della società, tutto quello che bisogna fare è assicurarsi di star perseguendo al meglio l’interesse personale. Ed è proprio quello che sembrano aver fatto gli operatori del settore finanziario. Ma ovviamente, la ricerca dell’interesse personale, l’ingordigia, non ha condotto al benessere della società” – per citare l’economista Joseph Stiglitz (v. “Freefall”), premio Nobel per l’economia nel 2001. L’individualismo esasperato ha finito col minare il “lubrificante che fa funzionare la società”: la fiducia.
“Gli storici dell’economia – continua Stiglitz – hanno sottolineato il ruolo della fiducia nello sviluppo del commercio e delle attività bancarie. Se certe comunità si sono sviluppate a livello globale nei settori commerciale e finanziario è proprio perché i suoi membri avevano fiducia gli uni negli altri. La grande lezione di questa crisi è che, nonostante tutti i cambiamenti degli ultimi secoli, il nostro complesso settore finanziario continua a fondarsi sulla fiducia: quando viene meno, il sistema finanziario si blocca”. Per riacquistare la fiducia reciproca bisognerebbe innanzitutto tornare a essere comunità, cominciare a capire che il nostro interesse è anche quello degli altri: chiamasi solidarietà! Potente arma in grado di creare suolo fertile per la condivisione di ideali e valori, in un mondo che attorno ad essi sta solo facendo terra bruciata; come il miraggio di un’oasi nel deserto, nutro la speranza che un’economia solidale possa fiorire in mezzo a una tale distesa di aridità, che da troppo tempo attende una stagione delle piogge.
Pasqua Peragine