LA CARTOLARIZZAZIONE DEI CREDITI

Nel 2007, l’economia sembrava crescere di giorno in giorno. L’ultima significante minaccia macroeconomica era stata l’implosione della bolla high-tech tra il 2000 e il 2002. Ma la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, rispose con successo alla recessione emergente riducendo aggressivamente i tassi d’interesse. La combinazione di tassi d’interesse drammaticamente ridotti e l’apparente stabilità economica alimentò lo storico boom nel mercato immobiliare. Nei 10 anni successivi al 1997 i prezzi immobiliari statunitensi di media triplicarono. Ma la fiducia sempre maggiore verso la politica monetaria, l’impressionante ripresa dell’economia dall’implosione della bolla high-tech, e, in modo particolare, il boom dei prezzi relativi alle case a seguito alla riduzione aggressiva dei tassi d’interesse, aprirono la strada verso crisi finanziaria del 2008.

Da una parte, la politica della Fed ha generato minor guadagno su un’ampia gamma d’investimenti, portando così gli investitori a cercare migliori alternative. Dall’altra parte, una minor volatilità e una minor percezione del rischio portarono a una maggior tolleranza verso quest’ultimo nella ricerca di investimenti ad alto profitto. Il mercato finanziario statunitense su mutui e case era ormai al centro di un’imminente tempesta.

Prima del 1970, la maggior parte dei mutui venivano concessi da enti locali come le saving banks o le società di credito. Questo assetto cambiò quando le agenzie Fannie Mae e Freddie Mac iniziarono a comprare i prestiti sui mutui dai creditori e ad unirli insieme per poi rivenderli come ogni altro asset finanziario. Questo processo è conosciuto come cartolarizzazione: il creditore concedeva un prestito al proprietario dell’abitazione, che lo ripagava nel tempo in capitale e interessi; in seguito il creditore vendeva il mutuo a Fannie o Freddie, coprendo il costo del prestito; Fannie o Freddie raggruppavano più prestiti insieme e li rivendevano a blocchi a investitori. L’agenzia (Fannie o Freddie) garantiva la sicurezza sui mutui richiedendo una quota di compenso. Questi erano mutui standardizzati e a basso rischio: i proprietari dell’abitazione dovevano soddisfare determinati criteri che accertavano la loro capacità a ripagare il debito. Ma la cartolarizzazione diede il via a un nuovo mercato di nicchia per i creditori: la cartolarizzazione da parte di aziende private di debiti ad alto rischio a cui non venivano imposti criteri di selezione, i subprime loans. In questo caso era l’anello ultimo, l’investitore, ad assumersi il rischio di non venir ripagato. In questo modo, il creditore non aveva interesse ad accertarsi sull’affidabilità del debitore finché il debito poteva essere venduto a un investitore. Quest’ultimo non aveva diretto contatto con il proprietario dell’abitazione e dunque non poteva controllare adeguatamente la qualità del debito. Iniziò così un forte trend verso una scarsa o addirittura nulla documentazione sui prestiti.

Entro il 2006, la maggior parte dei debitori subprime acquistavano abitazioni prendendo in prestito una somma equivalente al valore della casa! Quando i prezzi sulle case iniziarono ad abbassarsi, il valore della casa era minore rispetto a quella del debito per pagarla… Nell’autunno 2007, l’abbassamento dei prezzi sulle case era sempre più ingente e il mercato azionario iniziò la sua caduta libera. Molte grandi banche d’investimento iniziarono a vacillare. La crisi ebbe un picco nel settembre 2008. Fannie e Mac fallirono e il mercato finanziario statunitense entrò nel panico. Quando le banche iniziarono a non volere o non poter concedere prestiti ai clienti, migliaia di piccole aziende che si affidavano sui loro finanziamenti non riuscirono più a mandare avanti i propri affari. La disoccupazione crebbe precipitosamente e l’economia era ormai entrata nella peggiore recessione degli ultimi decenni.

Lascio a voi ogni commento e invito a leggere Laudato sì, l’ultima enciclica di papa Francesco sulla salvaguardia del creato e le sue critiche all’azione delle banche, troppo spesso non preoccupate dei diritti dei cittadini, loro clienti.

Giorgia L.

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