Viviamo nella società liquida, dell’apparire e dello scomparire, del vestito che conta piuttosto che dell’habitus, della virtù. Papa Francesco chiedeva ai giovani di Torino: recuperate il valore della castità, parola non più usata! Puntate in alto, non vivacchiate. Perché ciò accada però dobbiamo recuperare il valore della sobrietà del sufficiente, contrario al superfluo.
E dove trovare la forza per tutto ciò? Trascorrendo belle e lunghe notti quante si vogliano in orazione. (Sermone IV) C’è una bellezza invisibile dell’orazione che se ben vissuta si rende visibile nel nostro vivere quotidiano. C’è una bellezza invisibile della preghiera che diventa visibile se manteniamo un atteggiamento continuo di orazione, se eleviamo spesso la mente a Dio. Non siamo chiamati tutti a essere monaci ovvero a pregare dimenticando i nostri impegni e doveri, ma siamo invitati a vivere di Dio continuamente.
Etty Hillesum, una donna ebrea uccisa dai Nazisti, pur lamentandosi con se stessa di non sapersi inginocchiare davanti a Dio era ben consapevole di dovere sempre tenere un pezzettino di spazio per Dio nel proprio cuore. Questo suo continuo incontro con Dio (il “futuro presente”) fu talmente forte che non riusciva a odiare nemmeno il suo aguzzino! Ecco la bellezza dell’incontro con Dio che diventa presente, armonia con il mondo.
Chiediamo perciò al nostro Antonio Maria che ci doni quell’abbondanza di zelo non solo nel sostare davanti all’Eucaristia o al bel crocefisso, bensì quello zelo di correre come matti verso il prossimo con la missione di portare a tutti la bellezza dell’amicizia in Cristo.