La musica nel buon viaggio della vita

A ben pensarci c’è sempre una musica che accompagna il cammino della nostra vita. Verso l’università o il posto di lavoro, nel ritorno a casa, di fronte al paesaggio che scorre dal finestrino del treno ovvero nei momenti difficili. La musica ci tiene la mano per tutte le nostre strade, quelle che intraprendiamo ogni giorno e quelle che affrontiamo solo una volta, per percorrere un viaggio, alla ricerca di noi stessi, di altri oppure di qualcosa che non c’è.
Per tutto ciò vogliamo scrutare la musica del cammino, come metafora di vita.
È il cammino, o meglio quella “road” a cui, tanto tempo fa, si legò un ragazzo di Liverpool e che d’allora, probabilmente non ha ancora dimenticato. È quel percorso di vita che hanno scelto in tanti, ciascuno a suo modo: dedicando completamente la loro esistenza a Dio o semplicemente scrivendo a Lui, note d’amore in notti senza fine, come cantava Baglioni nella sua “Notte di note, note di notte”. Ed è infine quella strada che insegna a coltivare la speranza in qualunque momento: perché appunto, “Strada facendo”, non si smette mai di imparare.
Su questa musica in cammino leggiamo ben tre canzoni: italiana, inglese e statunitense.
Dagli Stati Uniti, in quel ricco fiume che è la Christian music, prendiamo “I will follow” di Jon Guerra. Nato in California nel 1985, sposato, esponente del genere pop-rock cristiano a dimostrazione del fatto che tutti possono avvicinarsi attraverso diverse strade, a Dio, anche attraverso la musica. Jon inizia a comporre, scrivendo e arrangiando personalmente le sue canzoni, a partire dal 2011. Nel 2014 ecco che arriva uno dei singoli, se non il singolo, di maggiore successo nella sua, finora, breve carriera. “I will follow” è tanto apprezzata da entrare nelle principali classifiche dedicate alla musica cristiana di quell’anno, e si distingue per la chitarra che dolcemente accompagna la strofa, divenendo più decisa e prorompente nel ritornello. Nel testo, Jon semplicemente indica l’intenzione di seguire il cammino di Dio ovunque e in qualunque momento, nel bene e nelle tempeste della vita, compresa quella della morte. È forse la voce però, di particolare gradimento, che ha reso questa canzone e lo stesso artista, apprezzati all’interno del panorama musicale cristiano. Posso affermare che il cammino cristiano da seguire, ciascuno secondo la propria vocazione, è a noi più chiaro, ora che anche Jon Guerra ci ha insegnato come fare.
Da un cantautore all’altro, per la prima volta presentiamo una canzone italiana. E parlando di strade, non si può non citare colui che negli anni si è definito “Un cantastorie dei giorni nostri”, “Viaggiatore sulla coda del tempo” e “L’uomo della storia accanto”. Colui che partendo da dolci ballate e da struggenti canzoni d’addio è maturato con la sua musica, riflettendo come pochi hanno saputo fare, sulla vita, tanto da ricordarci che “La vita è adesso (ma il sogno è sempre)” e da augurare definitivamente a tutti noi, “Un buon viaggio della vita”. Claudio Baglioni non ha bisogno di presentazioni, ma la sua “Strada facendo” probabilmente sì. Conosciuta forse da tutti, è più di un’allegra canzone che viene cantata ormai da più di trent’anni. Di questo se n’è sicuramente accorto Papa Francesco quando ascoltando la canzone chiese esplicitamente venisse proposta alla giornata di festa agli anziani il 28 settembre 2014.
“Strada facendo” è un messaggio di speranza affinché chi l’ascolta possa sempre ricordare che, proprio strada facendo, non si è mai del tutto da soli, e che c’è sempre un po’ d’amore per noi. E la speranza non va mai perduta, neppure quando sembra di avere “un’anima smaniosa a chiedere di un posto che non c’è”, quando accanto si ha “un’ombra lunga di malinconia” e ci si ritrova “col viso sopra il petto a leggere i dolori ed i propri guai”. Anche nel momento in cui sembra di dire a se stessi che sono “Io troppo piccolo fra tutta questa che c’è al mondo, io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai!”. Ma soprattutto c’è speranza anche quando lo stesso Baglioni si accorge che “una canzone, neanche questa potrà mai cambiar la vita” e si domanda, così come forse ci siamo domandati più volte tutti “ma che cos’è che mi fa andare avanti e dire che non è finita? Cos’è che mi spezza il cuore tra canzoni e amore e che mi fa cantare e amare sempre più, perché domani sia migliore, perché domani tu strada facendo vedrai che non sei più da solo?”. Neppure il saggio Claudio Baglioni è mai riuscito a spiegare quale forza permetta a lui di non perdere la speranza e di trasmetterla ad altri. Però un riascolto della canzono anche dopo 34 anni avrà qualche cosa da dire anche a noi.
Andando ancora più indietro nel tempo ecco la terza canzone, l’ennesima che non verrà mai dimenticata. Probabilmente non sarà il pezzo di maggior successo di questo gruppo musicale, nominato addirittura dalla NME Award come peggior singolo di quell’anno, ma la sua storia suggerisce che venga ricordato oggi, poiché si parla di strade, cammini e vita.
Inevitabilmente, almeno, la vita di qualcuno è stata cambiata dal quartetto di Liverpool, The Beatles, che non significa “Gli scarafaggi”, ma invece, se pur con una modifica all’interno della parola stessa, “I coleotteri”. La rivista Rolling Stone ha definito i quattro ragazzi di Liverpool, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison come coloro che tra il 1960 e il 1970 hanno inciso maggiormente nella storia della musica, tanto da definire questo fenomeno chiamato “Beatles”, come il gruppo musicale più grande di tutti i tempi.
Ma perché tra tutti i loro grandi successi, compresi “Yesterday”, “Love me do”, “Let it be”, “Hey Jude”, “Yellow Submarine” vogliamo scrivere di quello che è stato votato come loro peggiore singolo: “The long and winding road”? Ascoltare questa canzone, significa vivere uno dei momenti più profondi e tristi della carriera del gruppo inglese, visto che fu proprio “la lunga e ventosa strada”, a sancire lo scioglimento del gruppo. Tale scelta fu presa non a causa dei risultati inattesi del pezzo, ma poiché la ballata intensa, delicata e dolente, scritta da Paul McCartney, e che lo stesso McCartney aveva in mente, fu in parte modificata dal produttore Phil Spector, a insaputa del suo interprete. L’aria troppo pesante, che ormai si respirava da tempo, probabilmente visti anche i difficili rapporti che il gruppo aveva con la compagna di John Lennon, Yoko Ono, portò definitivamente alla rottura e così le strade, davvero lunghe e ventose, si separarono.
“The long and winding road” è interessante per questo motivo, ma anche perché una delle opere più personali e significative dell’autore, dal momento che Paul McCartney stesso disse che questa era la strada che lui percorreva di ritorno a casa, ossia la B842, la quale serpeggia per venticinque chilometri la costa orientale della penisola di Kintyre per giungere alla sua fattoria. È lungo questa, che si trovava la casa della giovane donna che non contraccambiava l’amore provato per lei. In tale strada Paul si è spesso trovato da solo, di fronte a una porta che non si è più aperta. Ecco perché, se si parla di strade, o di “roads”, è necessario ricordare questa canzone.
Così come hanno fatto Jon Guerra, Claudio Baglioni e Paul McCartney, tutti quanti siamo chiamati a percorrere, assieme a loro e alla loro musica, le strade della nostra vita. È spesso un cammino difficile, lungo e ventoso, ma è solamente in questo modo che ci si può accorgere quanto sia unico questo viaggio. Non resta che augurare a tutti un buon viaggio della vita!

RobyElDima

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