Se si vuole veramente costruire un’ecologia che ci permetta di riaparare tutto ciò che abbiamo distrutto, allora nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza può essere trascurata, nemmeno quella religiosa con il suo linguaggio proprio… è un bene per il creato che noi credenti riconosciamo meglio gli impegni ecologici che scaturiscono dalle nostre convinzioni.
I racconti della Genesi indicano le tre relazioni fondamentali connesse: con Dio, con il prossimo, con la terra; ma anche la loro rottura: il peccato. L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preso il posto di Dio, rifiutando di riconoscersi come creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra e di coltivarla e custodirla generando un conflitto. Per questo è significativo che l’armonia che san Francesco d’A. viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura (66).
Il cristiano non ha il mandato di soggiogare, dominare il creato, bensì di «coltivare e custodire» il giardino del mondo, di vivere in relazione di reciprocità. Perciò è negata dalla Bibbia una proprietà assoluta della terra: il riposo del settimo giorno non è solo per l’uomo. Ogni creatura, voluta nel suo proprio essere, riflette, a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio (cf. 70-74).
Dimenticare Dio come Padre, Onnipotente e Creatore porta l’uomo all’autodeterminazione, alla tirannia, alla distruzione (cf. 75).
Per la tradizione giudeo-cristiana, dire «creazione» è più che dire «natura», è dire atto d’amore, senso, relazione; è demitizzare la natura. Tornare alla natura significa averne cura con la nostra intelligenza, sapienza e umiltà (cf. 78). «I governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sia così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore» (Mt 20,25s) (82).
In forza di ciò tutto diventa segno della presenza di Dio, tutto diventa rispettabile, anche lo spazio geografico dove si fa esperienza di Dio: «Io mi esprimo esprimendo il mondo; io esploro la mia sacralità decifrando quella del mondo» (P. Ricoeur) (85); Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole…
Ma dicendo ciò non dimentichiamo che esiste una distanza infinita, che le cose di questo mondo non contengono la pienezza di Dio (88).
Le varie parti della natura, uomo compreso, sono in intima relazione tra loro. «Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione» (89).
Però non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri essere della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli essere umani… per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli essere umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società (91).
Ciò significa che non si può parlare di ecologia se non ci si preoccupa dei più svantaggiati. «Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una “regola d’oro” del comportamento sociale, è il “primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale”». La proprietà privata è legittima, ma su di essa grava sempre un’ipoteca sociale (93). Per questo i vescovi della Nuova Zelanda si sono chiesti cosa significhi “non uccidere” quando un «venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno di sopravvivere» (95).
Il rapporto con la natura e i suoi beni è stato interrotto dal peccato, ma Cristo con la sua morte e risurrezione ha ristabilito la giusta armonia e ci ha donato lo Spirito di vita per ricostruirla con Lui (100).
Domande:
Scienza e fede in dialogo: quanto i tuoi studi possono contribuire a ricreare l’armonia con il creato?
Il settimo giorno, quanto facciamo riposare le cose, la natura, le persone?
L’incapacità di riposare porta all’autodistruzione, alla tirannia?
Hai mai ragionato sul valore, sull’inferenza sociale di ogni tua scelta (politica del portafoglio)?
Quante volte “uccidi” qualcuno con i tuoi consumi?
Approfitti dello Spirito santo che ti è stato donato per ricostruire?