Ciao amici lettori, i nostri confronti continuano oggi con Jonathan, anni 17, di Torino.

Fan sfegatato di David Bowie, scoperto e folgorato quasi per caso a 12 anni. Scuola media musicale, suona pianoforte, percussioni e violino. Per forza una tesina di terza media su Bowie. Poi ascolta rock, jazz, blues, forse atipico tra i suoi compagni.

Sport: pallavolo prima e sopra di tutto.

Gelato: cioccolato, stracciatella, pistacchio

Difetto: testardaggine e procrastinatore delle cose che non mi piacciono fino all’infinito

Pregio: curiosità, bontà d’animo.

Altro: adoro scrivere; per me è il respiro, non potrei farne a meno.

Altro ancora: sono eterocromatico. Un occhio azzurro e uno verde/marrone.

Ciao Jonathan, il primo ricordo dello scorso anno?

Ormai è dal febbraio del 2020 che il nostro mondo precedente è scomparso. Ricordo, quando, un anno e mezzo fa avevo salutato i compagni e i prof per le vacanze di carnevale. Il ritorno non c’è mai stato ed è iniziato il periodo della dad. All’inizio un po’ raffazzonato e con i prof che erano passati dal dire: mettete via il cellulare a… perché non ti connetti? E poi la promozione per tutti.

Un anno difficile, delirante. Ma con una speranza. Il 2020/2021 sarebbe stato diverso.

Diverso?

Parliamone

13 settembre inizia la scuola. Modalità didattica mista. Professori che cercano di sdoppiarsi tra gli studenti in aula e quelli a casa. Una follia. Le persone in aula sono distanziate, con mascherina, finestre aperte per areare i locali. Le voci dei prof arrivano attutite. Intanto chi è a distanza ha ancora più difficoltà: i prof parlano con gli studenti presenti, trascurando chi è a casa con dispositivo acceso, pigiama e camicia (la nuova moda dello studente a casa. Sono arrivato a seguire in ciabatte, mutande e camicia: un mezzobusto perfetto). Le verifiche solo in presenza. C’è quasi una caccia alle streghe.

I prof sono nervosi. Temono che gli studenti copino e specie a fine anno, a maggio, c’è stata una serie infinita di compiti e interrogazioni, un vero e proprio tritacarne: 17 verifiche e 5 interrogazioni in 5 settimane. Perché i docenti volevano il voto in presenza.

Molti prof non vedevano l’ora di “prenderci in castagna”, quasi fosse colpa nostra la “promozione per tutti” dell’anno precedente.

Alcuni ci dicevano: “Lo scorso anno vi è andato bene, ma quest’anno…”. E già… quest’anno da noi (secondo anno scienze umane) 8 promossi a giugno su 29, 6 bocciati e gli altri con giudizio sospeso.

Taluni prof ci vedevano come nemici, altri ci hanno protetto, certo anche loro hanno vissuto in modo diverso e complesso la DAD.

Credo che la scuola sia ancorata ad un sistema legata al passato. Noi non siamo dei numeri, ma delle persone. Ritengo che dovremmo essere coinvolti di più.

Inoltre esistono diversi tipi di apprendimento e la scuola, malgrado la dad che dovrebbe portare a delle innovazioni con l’uso delle tecnologie è rimasta, specie per alcune materie, ancorata a una visione da anni 50 del secolo scorso.

Nel Nord Europa, ad esempio, si studia il Latino vivo, con conversazioni, brevi dialoghi, canzoni. Da noi l’approccio è ancora decisamente grammaticale. Ho provato a dire alla prof, in qualità di rappresentante di classe, che esistono altri sistemi di apprendimento del latino, ma con scarsi risultati e… molte urla.

Cosa mi aspetto dalla scuola?

La possibilità di ragionare e di apprendere davvero. La possibilità che vengano compresi i vari stili di apprendimento.

Io imparo molto attraverso video e disegni, ma non ho assolutamente memoria e non riesco ad apprendere velocemente. Apprendo lentamente, ma in modo costante.

Certo ognuno ha le sue specificità e in classi di 30 persone in didattica mista, penso che sia difficile anche per i professori cercare stili di apprendimento adatti a tutti e stimolare la curiosità di tutti.

Ma siete curiosi? C’è curiosità per il mondo, per il futuro?

Puoi ben dirlo. Anche se sembriamo degli automi, con auricolari e smartphone, in realtà siamo ben presenti e attenti.

Tutti i miei compagni sono, comunque, attenti a tematiche quali quelle ambientali, le campagne per i diritti delle minoranze (dallo ius soli alle tematiche lgbt+). Il nostro mondo ha meno paletti di quelli messi dalla retorica degli adulti o dai valori di facciata di molti adulti con molte parole.

Nella redazione del giornale scolastico scegliamo sempre tematiche di attualità.

Noi adolescenti non siamo tutti uguali, purtroppo chi vive in un contesto culturale più povero ha meno strumenti di chi, come me, frequenta un liceo blasonato. Anche se ciò non dovrebbe essere giusto. E da ateo mi viene da citare Don Milani quando dice che non bisogna fare cose uguali tra disuguali. È questo che la scuola e, direi, la società non sta facendo. Perché l’uguaglianza formale non è equità. Io metterei un paio d’ore di filosofia pure nei professionali di meccanica perché tutti dovrebbero aver la possibilità di stimolare il pensiero e non solo chi, a 14 anni, sceglie di frequentare un liceo.

Quali sono le parole che più trovano spazio?

Per me direi sofferenza. Ne ho tanta. Provengo da una famiglia piuttosto benestante, ma decisamente disfunzionale, con un padre cattolico praticante, ma violento (che per fortuna è spesso fuori casa per lavoro), una madre lamentosa che non prende mai una decisione (parla di separarsi da 10 anni e non l’ha mai fatto. È diventata buddhista, ma frequenta la Chiesa per non andare contro papà) e questo mi fa soffrire parecchio.

Al tempo stesso ho una sorella che adoro, due fratelli che tollero e degli amici accoglienti.

La Chiesa per me è un luogo di tensione. Sono stato costretto ad andarci da mio padre e ho visto in lui tutta l’ipocrisia possibile (va in Chiesa poi in casa è un violento), ho subito bullismo in oratorio e ho deciso di non metterci più piede (lottando contro mio padre) da ormai 4 anni.

Pertanto mi dichiaro ateo. Non esco, tendenzialmente, con persone che frequentano la Chiesa perché li ho trovati spesso ipocriti. L’ultimo un mio compagno di orchestra, casa e chiesa, che si dichiarava mio amico e poi mi ha sputtanato con tutta l’orchestra per il mio modo di pensare.

Non so se sono io che sono stato particolarmente sfortunato, ma è così.

Pertanto Dio, Chiesa e Famiglia sono concetti per me alieni e lontani.

Al tempo stesso credo in un mondo libero, in cui ci sia rispetto e posto per tutti e forse è questo il messaggio che vorrei lanciare agli adulti. Ci avete lasciato in eredità un mondo di guerre, competizione, consumismo, in cui le logiche del profitto sovrastano l’umanità. Noi vogliamo qualcosa di diverso. Non derubricate le nostre richieste in bambinate (Greta Thumberg, ad esempio, considerata per molti una Cassandra autistica).Ciao Jonathan, grazie.