Attualmente c’è una minaccia che sta passando inosservata (per motivi legati a situazioni economiche, politiche e sanitarie) e che mette sempre più a repentaglio le nostre vite: il cambiamento climatico. È causato dal nostro modello di sviluppo, è una crisi globale da non sottovalutare e costringe ogni anno milioni di uomini, e anche gli animali, ad abbandonare le proprie case e trovarsi una nuova dimora.
Un esempio paradigmatico di questa dinamica è il Bangladesh. Nel 2021 è stato il paese al mondo a registrare il maggior numero di nuovi sfollamenti a seguito di disastri naturali, per lo più inondazioni, dovuti all’innalzamento del livello del mare causato da tempeste tropicali e monsoni estivi. A questi eventi naturali si accompagnano quelli socioeconomici: povertà diffusa, scarsità di servizi essenziali e densità di popolazione molto elevata; tutti eventi che stanno lentamente peggiorando la situazione interna del Paese. E questo nonostante il Bangladesh produca filati e capi di abbigliamento che riempiono tutti i nostri armadi!
Gli effetti del cambiamento climatico sono sia di breve sia di lungo periodo. La temperatura media si alza perché ci sono troppe fabbriche e questo si tramuta in troppo inquinamento di gas e materiali dannosi per la Terra. Il surriscaldamento globale porta a un conseguente e costantemente innalzamento del livello del mare che erode il terreno coltivato, il quale non può più dare la giusta sussistenza in termini di raccolto, provocando una crisi monetaria e migratoria alla famiglia proprietaria di esso. Ma è solo l’inizio del circolo vizioso.
La scarsa quantità di raccolto moltiplica i problemi sociali già presenti in quest’area, portando i padri di famiglia a prendere anche decisioni drastiche ed impensabili per la sopravvivenza della famiglia stessa. I matrimoni di figlie minorenni sono infatti all’ordine del giorno nelle comunità di zone rurali legate alle tradizioni antiche. Per un padre, dare la propria figlia in sposa ad un’altra famiglia significa innanzitutto avere una bocca in meno da sfamare in casa propria e in secondo luogo significa ricevere dei soldi con i quali la famiglia potrà continuare a sopravvivere. È come se la bambina, nei momenti di crisi finanziarie, diventasse un prodotto da vendere e con il quale generare una fonte di reddito. Spesso, inoltre, qualora non ci siano figlie già “pronte” per essere date in mano allo sposo, i genitori cercano di procreare nuove creature da rivendere in futuro. Non è un caso che il tasso di fertilità adolescenziale e di matrimoni precoci è tra i più alti non solo in Asia, ma in tutto il mondo. Si pensa difatti ad un piano d’azione globale per porre fine a questi scempi che portano spesso la donna a essere vittima di violenze da parte del marito o dei genitori del marito stesso perché appunto trattata e riconosciuta come merce di compravendita.
Come abbiamo visto però il problema è spesso a monte e deriva dall’ambiente. Un diverso approccio ambientale significa posti di lavoro più salubri con servizi adeguati, ma significa anche evitare tutti quei problemi che ne derivano dal punto di vista sociale ed economico. Aumentare il salario minimo, come successo in alcune aziende, dare maggiori compensi per gli straordinari e offrire pranzi gratuiti e giornate di riposo ai lavoratori sarebbero dei benefit molto importanti che andrebbero a migliorare le condizioni della maggior parte della popolazione. Inoltre, utilizzare la green economy farebbe bene al PIL del Paese, ma più nel concreto anche a tutte le famiglie. Disporre di pannelli solari gli impianti produttivi ridurrebbero il costo dell’energia e la costruzione di cisterne per l’acqua piovana invece il consumo idrico. Si è iniziato da poco, ma quasi da subito si ha avuto un riscontro più che positivo. Certo è che inizialmente l’investimento è alto e non tutte le fabbriche produttive possono permetterselo né lo reputano ideale.
Marco C. – Milano
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